Donald Trump e "Il Grande Gioco" in Asia centrale (di Ario Bimo Utomo)

La lunga attesa per le elezioni presidenziali statunitensi è arrivata alla fine con Donald Trump inaspettatamente vincitore.
Mentre gli Stati Uniti rimangono il più potente stato sulla terra i risultati dell'8 novembre potranno portare ad alcuni cambiamenti nell'ambito delle relazioni internazionali inclusa l'Asia Centrale.

Le Repubbliche centroasiatiche dalla loro dichiarazione di indipendenza, conseguente al collasso dell'Unione Sovietica, hanno mutato il loro ruolo geopolitico da mero "giardino di casa" a nuove entità internazionali.

La strategica posizione geografica quale fulcro dell'eurasia ha fatto considerare la regione centroasiatica come un cruciale incrocio tra est e ovest.
Di conseguenza l'Asia centrale è diventata un fertile incruento campo di battaglia da parte delle maggiori potenze internazionali.
Oggi le 3 nazioni che possono e vogliono rigiocare il cosiddetto "Great Game" sono Stati Uniti, Federazione Russa e Cina. Tutte queste nazioni guardano all'Asia Centrale come ad una fondamentale area del mondo.

Per Mosca l'Asia Centrale mantiene un valore nostalgico per l'influenza politica del recente passato sovietico, inoltre nei paesi centroasiatici vivono milioni di russi etnici e la lingua russa rimane tra le più diffuse.
Per Pechino una forte presenza in Asia Centrale è importante soprattutto per bilanciare l'influenza della Federazione Russa; altresì il Governo centrale ha più volte manifestato l'ambizione di utilizzare le 5 ex Repubbliche islamiche sovietiche come ponte geo-economico per una nuova via della seta tra Europa e Asia.
In ultimo ma non per ultimo per gli Stati Uniti la regione può essere sia un partner commerciale che l'ultima frontiera da cui combattere una potenziale minaccia terroristica proveniente dall'Afghanistan.

Con l'elezione di Trump l'equilibrio geopolitico nella regione subirà qualche modifica? Per rispondere a questa domanda dobbiamo esaminare le relazioni degli Stati Uniti con la Russia e la Cina.

I rapporti tra Russia e Stati Uniti post guerra fredda sono stati sostanzialmente buoni sino al primo decennio del XXI secolo.
D'altro canto non appena l'influenza di Mosca è tonata a crescere la relazione geopolitica con Washington è ritornata ad una fase che a molti è sembrato il diretto retaggio della guerra fredda. In ogni caso è certo che le relazioni tra questi due Paesi muteranno significativamente con l'elezione di Trump come Presidente.

Vladimir Putin è conosciuto come uno dei più decisi supporter di Trump ed è stato tra i primi Capi di Stato a congratularsi con quest'ultimo per la vittoria. Ha inoltre dichiarato che egli spera di riprendere profittevoli rapporti con gli Stati Uniti.
Il nuovo Presidente USA ha sempre dichiarato la propria intenzione di normalizzare le relazioni con l'ex nemico.
Per l'Asia Centrale l'attenuamento delle tensioni tra Stati Uniti e Russia può significare un nuovo slittamento regionale verso Mosca, Washington può forse percepire in misura ridotta la Russia come un competitor per l'egemonia.

La Casa Bianca sarà quindi probabilmente meno motivata ad investire nuove risorse economiche nell'area al fine di limitare l'influenza moscovita.
La Russia potrà beneficiare sotto il profilo geopolitico della recente scomparsa del Presidente Islam Karimov che nella sua lunga gestione del potere ha tentato di sottrarre l'Uzbekistan (il più popoloso stato dell'Asia Centrale) all'influenza del Cremlino.
E' probabile che il nuovo Presidente uzbeko potrà ristabilire con la Federazione Russa le antiche relazioni di patronaggio.

Inoltre non si può escludere che Trump, nel voler differenziare la propria politica estera da quella di Obama, possa ritirare nel più breve termine le truppe americane presenti dall'Afghanistan.
Atteso che l'impegno militare viene spesso inteso come il paradigma dell'influenza geopolitica il sopracitato ritiro potrà essere interpretato come un segno evidente del declino del potere statunitense nella regione.
Un "ritorno a casa" delle truppe USA da Kabul potrà anche evidenziare un problema di sicurezza delel Repubbliche centroasiatiche.
Infatti non appena le truppe statunitensi lasceranno l'Afghanistan i talebani aumenteranno il loro potere e la loro influenza con l'aumento del rischio di spillover verso il Turkmenistan, l'Uzbekistan e il Tajikistan. Nel qual caso Mosca non potrà che aumentare la propria influenza nell'area rimanendo essa l'unica potenza con capacità stabilizzatrice nella regione.

Se sotto la presidenza di Trump le relazioni tra Washington e Mosca sono improntate ad una visione ottimistica non si può dire lo stesso per quelle tra gli USA e la Cina. Durante la campagna elettorale infatti il nuovo Presidente statunitense ha sempre appalesato una più forte postura verso Pechino definendo la Cina "manipolatrice della valuta".
Provenendo dal mondo dell'imprenditoria è possibile che la politica estera di Trump verso gli stati dell'Asia Centrale venga mirata a rinforzare o costruire più forti legami economici con tali paesi. Inoltre non è escluso come gli potrà ritenere il programmato aumento esponenziale dell'impegno economico di Pechino nella regione come una minaccia.

A mio avviso Washington e Pechino dovranno lavorare molto al fine di prevenire future guerre commerciali che potrebbero ipoteticamente anche sfociare in conflitti non solo economici.

L'Asia Centrale quindi sarà la cartina di tornasole per l'eventuale auspicata collaborazione tra gli USA e la Repubblica Popolare Cinese. Infatti oggi entrambi i paesi hanno un comune interesse ad attenuare l'influenza e il propagarsi del terrorismo nella regione.

La Cina è primariamente preoccupata di possibili rivolte nella regione uigura a maggioranza mussulmana mentre gli Stati Uniti vorranno sempre contenere il propagarsi dell'influenza talebana. Il mondo è alla finestra ed ansioso di sapere quale politica il neo eletto leader della prima superpotenza vorrà implementare nel corso della sua amministrazione.

(Tratto da http://thediplomat.com/2016/11/donald-trump-and-central-asias-great-game/)




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

Consulta il testo del provvedimento
http://www.eu/ita/archivio/Donald-Trump-e--Il-Grande-Gioco--in-Asia-centrale-di-Ario-Bimo-Utomo-306-ITA.asp 2016-11-30 daily 0.5