Georgia: l’elezione a presidente di Salome Zourabishvili (di Fabrissi Vielmini)

Dopo una campagna altamente divisiva, il mandato della nuova presidente della Georgia, prima donna a ricoprire tale funzione nel Caucaso post-sovietico, si annuncia controverso, al pari della carriera di questa ex-diplomatica francese riscopertasi cinquantenne politico nella terra  dei suoi avi. 

Nel 2004, appena insediatosi al potere in seguito alle proteste di piazza della “rivoluzione delle rose”, il Presidente georgiano Mikhail Saakashvili otteneva dal suo collega francese Jacques Chirac il permesso di nominare l’Ambasciatore di quest’ultimo a Tbilisi quale Ministro degli Affari Esteri. Tale episodio è solo una delle molte svolte inattese nella vita di Salome Zourabichvili, figlia di emigrati politici georgiani in fuga dal Bolscevismo divenuta diplomatica in piena Guerra fredda. La carriera di ministro non durò a lungo: dopo poco più di un anno, Saakashvili licenziava l’ex-diplomatica che decideva però di rimanere in Georgia per continuare a far politica in opposizione a quello che sempre più si rivelava essere un regime autoritario ed aggressivo. 

Nel 2012, “Sogno Georgiano” (SG), una coalizione creata dal miliardario Bizdina Ivanishvili sostituisce il regime di Saakashvili. Dopo aver tentato una prima volta di concorrere alle elezioni presidenziali del 2013, Zourabishvili torna ad occuparsi di relazioni internazionali. La scorsa estate tuttavia, nella sorpresa generale, Ivanishvili decide di proporle di candidarsi a presidente.  Nell’ambito del riforma costituzionale in atto, si tratta, infatti, dell’ultima elezione diretta del presidente, che vede I suoi poteri ridotti a funzioni di rappresentanza. In tale contesto, la candidatura di una donna di origini europee deve essere sembrata un’efficace azione di immagine per un paese in cui le PR sono il tratto distintivo della politica nazionale.
La scelta ha però giocato un brutto scherzo a GD. La campagna è stata marcata da una serie di gaffe dell’eccentrica parigina, figura poco comprensibile, nel suo georgiano stentato, alla maggioranza dell’elettorato. In particolare il pubblico è rimasto scioccato dalla naturalezza con cui Zourabishvili ha affermato una verità che è tabù nell’idiosincratica politica georgiana, ossia che fu Tbilisi, non la Russia, a scatenare il conflitto dell’agosto 2008 per il controllo delle regioni separatiste di Sud Ossezia ed Abkhazia, ciò che per poco non portò i carri armati di Mosca nel centro della città.

 In tal modo, l’opposizione alla figura di Zourabishvili ha funto da elemento di coagulazione di tutti gli insoddisfatti della politica di SG, marcato da molti casi di nepotismo, scarsa professionalità nella gestione della cosa pubblica e numerosi scandali. Nei fatti, sin dal primo turno a novembre il candidato di Saakashvili (in esilio dal 2013) Grigol Vashadze, anch’egli ex-Ministro degli Esteri, raccoglieva quasi la stessa percentuale di voti (36 per cento) di Zourabishvili. In vista del secondo turno fra i due, si è così sviluppata una sfida elettorale virulenta, segnata da violenze, compra-vendita di voti ed uso improprio delle risorse statali. Tramite le figure di Vashadze e Zourabishvili il confronto è stato fra il vecchio ed il nuovo regime. In definitiva, anche se la memoria degli abusi polizieschi di Saakashvili permane fra la gente allontanando la prospettiva di un ritorno del suo partito (UNM), al potere, Ivanishvili non ha voluto correre rischi: è uscito dall’ombra da cui dirige la politica nazionale per rassicurare l’elettorato nella scelta di Zourabishvili. A tal fine, l’oligarca ha dovuto metter mano al portafogli. La campagna ha così marcato un nuovo paradosso nella lunga serie caratterizzante la politica della piccola repubblica caucasica: per la scala del paese, è stata una delle campagne elettorali più costose della storia. Salome è partita con un budget triplo rispetto al suo avversario (3.3 millioni E), ciò che ha reso il suo sorriso onnipresente negli spazi pubblici del paese. Poi, in vista del voto del 28 novembre, Ivanishvili ha annunciato che avrebbe saldato i debiti di oltre 600.000 georgiani (una delle nazioni più indebitate al mondo), un chiaro acquisto di voti. Infine, nel giorno del voto, tutti i cellulari registrati in Georgia hanno ricevuto una telefonata con un messaggio vocale di Ivanishvili. Dal suo esilio, anche Saakashvili ha fatto la sua parte, lanciando appelli tanto gonfi di retorica quanto vendicativi e destabilizzanti nel contenuto, rispetto ai quali, Vashadze ha fatto molta fatica ad allinearsi.

In definitiva Vashadze ha perso contro Zourabichvili con uno scarto del 20% . I vari partiti di minoranza che lo sostenevano hanno rifiutato di riconoscere la validità del voto, urlando alla vittoria rubata dai soldi di Ivanishvili ed appellandosi alla giustizia nella speranza di annullare la vittoria di Zourabichvili attraverso i tribunali. 

Quale risultato di una campagna che ha tralasciato i problemi reali, soprattutto economici, la Georgia si ritrova ancora più divisa e polarizzata nella propria vita politica. Su tale sfondo, nella giornata di un’inaugurazione marcata da agitazioni contenute da un’imponente mobilitazione poliziesca, Zourabichvili ha fatto appello all’unità nazionale dichiarando di voler essere "il presidente di tutti".  Da notare in particolare come con le sue prime parole da Presidente si sia rivolta ai “fratelli osseti ed abkhazi”, abitanti delle repubbliche separatisi dalla Georgia, ciò che la propaganda di Stato georgiana definisce “territori occupati” dalla Russia. In effetti, di là dalle serie divisioni interne, la sfida principale della sua nuova presidente e della Georgia tutta e’ quella della normalizzazione dei rapporti con il potente vicino del nord, senza la quale il futuro del paese continuera’ ad apparire incerto.   




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Georgia-lelezione-a-presidente-di-Salome-Zourabishvili-di-Fabrissi-Vielmini-598-ITA.asp 2018-12-28 daily 0.5