I collegamenti Eurasiatici ostaggio dei conflitti nel Caucaso (di Fabrissi Vielmini)

Il decennale della guerra fra Russia e Georgia per il controllo dell’Ossezia del sud ricorda come i conflitti irrisolti nel Caucaso meridionale costituiscano uno dei principali ostacoli non solo per lo sviluppo delle economie locali ma anche per la realizzazione di sinergie commerciali di scala continentale.
Dopo la breve guerra dell’agosto 2008, nonostante Russia e Georgia abbiano interrotto le proprie relazioni diplomatiche, l’economia della repubblica caucasica ha ripreso a gravitare verso quella del grande vicino eurasiatico.
Nel 2017 il commercio bilaterale russo-georgiano ha superato il miliardo di dollari, facendo della Russia il principale importatore di prodotti georgiani. Si tratta di produzioni, quali vini ed acqua minerale, essenziali per l’economia di un paese dove l’agricoltura occupa più della metà della forza lavoro. In seguito alla rimozione unilaterale del visto d’ingresso per i cittadini russi ed allo sviluppo del turismo, la Georgia è stata visitata nel 2017 da 1.392.610 russi (una crescita del 34.1% rispetto all’anno precedente). Tuttora una delle destinazioni principali per i lavoratori migranti georgiani, la Russia svolge inoltre un ruolo importante per l’economia locale quale fonte di rimesse.
Tuttavia, la ripresa dei flussi commerciali e turistici è ostacolata dall’inadeguatezza e dalla fragilità delle connessioni terrestri fra i due paesi. Nei fatti, un’unica arteria collega attualmente la Georgia alla Russia, la cosiddetta Strada Militare Georgiana (SMG) che si snoda su 212 km fra la capitale Tbilisi e Vladikavkaz in Russia. Si tratta di un angusto corridoio alpino di frequente soggetto a frane e coperto da massicce nevicate nei mesi invernali con il risultato che le comunicazioni fra i due paesi sono sovente completamente interrotte. Inoltre, la SMG è spesso intasata da code chilometriche di camion rimorchi. Il tutto si traduce in enormi ritardi al passaggio di confine. A soffrirne è in particolare l’economia dell'Armenia, il principale alleato della Russia nella regione, per cui la SMG è altresì la sola linea di contatto, e le cui incessanti richieste alle due parti hanno portato alla riapertura dell’arteria nel 2013 dopo cinque anni d’interruzione.
Esisterebbe tuttavia un’alternativa, la strada Transcaucasica (Transkam, A-164), collegante la Russia alla città georgiana di Gori attraverso il Sud Ossezia (SO). La Transkam permetterebbe un collegamento decisamente migliore fra i due versanti del Caucaso in quanto più corta (164 km) della SMG e più agevole grazie al tunnel di Rok ed ai massicci lavori di modernizzazione eseguiti da Mosca in seguito agli eventi bellici, i quali hanno ridotto notevolmente i rischi legati alle slavine.
In seguito alla guerra del 2008, la Russia ha sostenuto la volontà separatista del SO riconoscendolo quale Stato indipendente. Sostenuta da USA ed UE, Tbilisi si oppone con tutte le sue forze al nuovo status quo ed applica di conseguenza una politica di isolamento della repubblica separatista che ha finora bloccato la realizzazione del potenziale del Transkam. Questo avviene nonostante che, nell’ambito dei negoziati d’accesso della Russia all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) del 2011, un accordo sia stato sottoscritto dai due paesi per l’apertura di due corridoi commerciali attraverso il SO e l’Abkhazia, altresì repubblica separatista dalla Georgia sostenuta da Mosca. Sempre in seguito ad un massiccio lavoro di lobbying da parte dell’Armenia, l’accordo è stato appoggiato dagli USA di Obama. Esso prevede che i flussi siano gestiti da una terza parte neutrale (nella fattispecie una compagnia privata svizzera) in modo da non andare a toccare la questione dello status delle due repubbliche solo parzialmente riconosciute in ambito internazionale (oltre alla Russia solo Siria, Nicaragua e Venezuela).
Nonostante il grado elevato di sostegno internazionale, i negoziati hanno conosciuto notevoli difficoltà e rinvii. La questione è politicamente delicata per la Georgia, dove, in seguito al cambio di regime del 2012, le nuove autorità sono state sotto pressione di un’opposizione sempre pronta a gridare alla “svendita dei territori nazionali”. Anche le autorità del SO pongono ostacoli al processo dato che cercano di ottenere in tal modo ulteriori riconoscimenti della loro statualità. Nonostante ciò, nel 2018 i negoziati sono giunti alla fase finale e si attende la prova del prossimo inverno per verificarne l’operatività.
Ciò nonostante, è certo che il potenziale del Transkam rimarrà ancora a lungo sottoutilizzato. Lo stesso vale per la principale arteria ferroviaria transcaucasica la quale passa attraverso l’Abkhazia. In tal modo non solo le relazioni economiche regionali rimangono ostacolate ma, soprattutto, la Russia vede bloccate le principali arterie di collegamento fra il proprio sistema economico e quelli di Iran e Turchia con un evidente svilimento delle enormi potenziali prospettive di sviluppo di cui potrebbero giovare questi ed altri sistemi regionali in caso di una piena rimessa a regime dei citati corridoi.