I nuovi colloqui di pace tra Armenia e Azerbaigian tra speranza e delusione (di Domenico Letizia)

Importanti notizie giungono dal Caucaso per la diplomazia internazionale e la risoluzione del "conflitto congelato" del Nagorno Karabakh tra l’Armenia e l’Azerbaigian. I presidenti dell’Armenia e dell'Azerbaigian, Serzh Sargsyan e Ilham Aliyev, si sono recentemente recati a Ginevra nel tentativo di avviare una serie di colloqui sulla risoluzione del conflitto. I colloqui sono stati organizzati dai copresidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce (Francia, Russia e Stati Uniti) grazie ai precedenti e recenti colloqui avuti con i due capi di stato. Una dichiarazione congiunta rilasciata dai due ministri degli esteri e dai co-presidenti del gruppo di Minsk dopo i colloqui ha affermato che “l'incontro ha avuto luogo in un’atmosfera costruttiva”, evidenziando che “i presidenti hanno accettato di adottare misure per intensificare il processo negoziale e prendere ulteriori misure per ridurre le tensioni sulla linea di contatto”. I co-presidenti hanno espresso inoltre la loro soddisfazione per questi colloqui diretti, che hanno avuto luogo dopo un lungo intervallo. Hanno dichiarato che “rimangono pronti a lavorare con le parti per mediare una soluzione pacificamente negoziata del conflitto e come prossimo passo organizzeranno sessioni di lavoro con i ministri nel prossimo futuro”.
I colloqui tra i capi di stato sono avvenuti dopo le recenti tensioni scoppiate nel luglio di quest'anno quando colpi di mortai lanciati dall'esercito dell’Armenia hanno ucciso due civili azeri, una donna anziana ed una bambina di due anni nel villaggio di Alkhanli, situato nel distretto di Fizuli dell’Azerbaigian, nella parte meridionale del Karabakh.
Il clima positivo generato dai colloqui si è però rotto solo dopo qualche ora, quando il presidente armeno Sarkisyan, contrario alle promesse fatte nei colloqui stessi, ha raccontato l’esito dell’incontro ai rappresentanti della diaspora armena all’Ambasciata dell’Armenia presso la Svizzera: “Per quanto riguarda le possibili soluzioni del problema, non c’è un accordo concreto. Vorrei che tutti fossero sicuri su una cosa, per noi non può esistere una soluzione che comprometta in un senso o nell’altro la sicurezza del Karabakh. L’unica soluzione per noi è che il Karabakh sia al di fuori dei confini dell’Azerbaigian. Mai, nessun leader armeno non potrà accettare ed eseguire una tale decisione”. Novruz Mammadov, l’assitente degli affari politici esteri del Presidente dell’Azerbaigian ha affermato: “Purtroppo Serj Sarkisyan continua a stare sulle sue.
Come al solito considera un onore interrompere l’accordo raggiunto durante i negoziati. Era stato deciso che per ora non si sarebbe formulata nessun’altra dichiarazione oltre a quelle concordate. Ma egli lo ha fatto. Non ha mantenuto la parola nonostante abbia promesso. Poteva almeno avere pudore verso i co-presidenti e il rappresentante dell'OSCE. A quanto pare, non vuole abbandonare la sua intenzione di rompere i negoziati. Ma lui sa, e non deve dimenticare, che il Nagorno Karabakh è parte integrante dell’Azerbaigian e lo sarà sempre. I piani di Sarkisyan non saranno realizzati né da lui, né dai suoi successori. Non importa quanto possa adulare i suoi sostenitori, il suo sogno non si avvererà mai. Pare che il suo obiettivo sia semplicemente mantenere le persone che vivono in Armenia in uno stato di costante ansia e miseria”.
Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian, relativo alla regione azerbaigiana del Nagorno-Karabakh, è un conflitto che dura da molti decenni. Nel 1988 l’Armenia avviò le sue rivendicazioni territoriali nei confronti dei territori dell’Azerbaigian e nello stesso tempo tutti gli azerbaigiani in Armenia vennero deportati dalle loro terre. Esploso prepotentemente con il dissolversi dell’URSS, lo scontro vede la regione del Nagorno-Karabakh e i 7 distretti azerbaigiani adiacenti, circa il 20% dei territori riconosciuti internazionalmente dell’Azerbaigian occupati dalle Forze Armate dell’Armenia che ha portato anche ad una pulizia etnica contro gli azerbaigiani di questi territori e ad atti di barbarie, la cui massima espressione fu il massacro, da molti riconosciuto come genocidio, contro civili azerbaigiani nella città di Khojali nella notte del 25-26 febbraio 1992.
L’Armenia, per giustificare tale manovra politico-militare, ha creato nei territori occupati dell’Azerbaigian un regime illegale denominato “Repubblica del Nagorno Karabakh”, ma non riconosciuto da nessun Paese, inclusa l’Armenia stessa. Le risoluzioni n. 822 (1993), 853 (1993), 874 (1993) e 884 (1993) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che confermano l’integrità territoriale dell’Azerbaigian e richiedono all'Armenia il ritiro urgente, incondizionato e completo di tutte le sue truppe dai territori occupati dell’Azerbaigian rimangono non eseguite e ignorate dall'Armenia.