I risultati delle elezioni uzbeke tra rafforzamento dello Stato e interrogativi futuri - PARTE 1 (di Dario Citati)

(ISPI online) - Il 21 dicembre 2014 si sono svolte in Uzbekistan le elezioni parlamentari per il rinnovo del Parlamento bicamerale della Repubblica centroasiatica, l'Olij Majlis, costituito da una Camera legislativa con 150 membri e un Senato che raccoglie 100 eletti. Nella storia dell’Uzbekistan indipendente, si è trattato delle quinta tornata elettorale di questo tipo, dopo gli appuntamenti del 1994, 1999, 2004 e 2009. Il sistema costituzionale uzbeko si caratterizza comunque per una impostazione marcatamente presidenzialista: Islam Karimov, l’uomo che guida ininterrottamente il Paese sin dalla proclamazione dell’indipendenza nel 1991, è considerato una sorta di “padre della Patria”, proprio per aver guidato la transizione dall'URSS allo Stato uzbeko sovrano e indipendente ed essersi fatto carico di garantire l’unità nazionale.
Nel corso degli ultimi anni, nondimeno, sono stati fatti alcuni passi avanti in direzione di un graduale allargamento di funzioni al Parlamento. Ad esempio, nell'aprile 2014 è stato modificato l’articolo 78 della Costituzione, che conferisce all'Olij Majlis il compito di vigilare sull'operato del Consiglio dei Ministri. L’articolo 98, a sua volta, ha introdotto la mozione di sfiducia verso il Primo Ministro, che può essere deposto dal Parlamento in seguito a una votazione che esprima una maggioranza di due terzi. Si tratta di lievi segnali di “democratizzazione” che vengono molto enfatizzati dalle autorità del Paese, le quali insistono molto sull'“approfondimento delle riforme democratiche e la formazione della società civile”, secondo la formula di un’iniziativa proposta dallo stesso Islam Karimov.
Nel corso del mio soggiorno in Uzbekistan in qualità di osservatore internazionale, ho visitato dodici seggi elettorali durante le operazioni di voto nella giornata di domenica 21 dicembre, tutti nella capitale Taškent. Contestualmente, ho avuto modo di intrattenermi con alcuni esponenti dei partiti politici in lizza, come ad esempio Ulugbek N. Muhammadiev, Vice-Presidente del Partito Milly Tiklanish (Rinascita Nazionale), che ho incontrato nella sezione centrale del partito.
I responsabili dei seggi tenevano molto a mostrare le buone condizioni dei locali in cui si tenevano le votazioni. Ogni seggio era dotato di un piccolo punto di pronto soccorso, provvisto di medicinali d’emergenza, nonché di una "sala giochi per bambini" attrezzata come un asilo: essendo in Uzbekistan caratteristiche le famiglie numerose, nell'intento degli organizzatori questa misura rispondeva alla volontà di rendere l’appuntamento elettorale uno strumento di coesione familiare anche facendola vivere ai più piccoli come un momento ordinario. Benché non privi di una loro dimensione retorica, questi aspetti hanno favorevolmente stupito diversi osservatori presenti, proprio per l’impegno delle autorità a fornire un servizio di qualità ai propri cittadini. Nel merito, l’organizzazione delle procedure di voto si è caratterizzata per una buona gestione in tutti i dodici seggi da me visitati, dove l’affluenza è risultata maggioritaria nella prima metà della giornata.
Posso dunque sostanzialmente confermare il giudizio di Daan Everts, il capo della delegazione OSCE (pur tradizionalmente molto critica verso la situazione interna del Paese), il quale ha pubblicamente affermato che le elezioni parlamentari del 21 dicembre si sono svolte in maniera formalmente regolare, con una gestione competente da parte della Commissione Elettorale Centrale ed una trasparenza sensibilmente maggiore rispetto al passato, anche se il livello di concorrenza tra i partiti in lista si caratterizzava per l’assenza di vera competizione politica.
Quattro erano i partiti che hanno partecipato alla tornata elettorale: il già citato Milly Tiklanish, formazione di destra che nel suo programma inserisce principalmente le questioni legate alla valorizzazione della famiglia e della cultura nazionale; il Partito Liberal-Democratico (UzLiDeP), di area centrista e con l’ambizione di rappresentare gli interessi degli imprenditori; quindi il partito di centro-sinistra Adolat (Giustizia) ed infine il Partito Popolare Democratico (PDPU), erede del vecchio Partito Comunista dell’Uzbekistan.
Nelle conversazioni che ho avuto con i rappresentanti di tali partiti, tutti ammettevano apertamente che i rispettivi programmi non costituivano degli autentici progetti politici in reciproca opposizione, bensì delle piattaforme di idee sostanzialmente complementari le une alle altre con l’ambizione per ciascuno di rappresentare determinati strati sociali della società uzbeka. e' proprio questa conformazione per così dire "corporativa" della società e dello stesso processo elettorale, nell'ambito del quale i partiti sono d’accordo sui temi fondamentali di politica interna ed estera (limitandosi a differenziarsi e a proporre leggi solo su argomenti minori), a suscitare le critiche di una parte degli osservatori occidentali che la interpretano come un modello segnato dall'assenza di democrazia reale.
(di Dario Citati: Osservatore internazionale a Taškent per le elezioni parlamentari nella Repubblica dell’Uzbekistan del 21/12/14. Pubblicato sul sito www.ispionline.it il 02/02/2015)
La seconda parte dell'articolo sarà pubblicata sul prossimo numero di Eurasian Business Dispatch.