I tentativi della Turchia di forzare la chiusura in Asia Centrale delle scuole di Gülen stanno fallendo (Eurasianet)

Tra gli estesi provvedimenti restrittivi effettuati  dopo il tentativo di colpo di stato dall'amministrazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan v'è anche quello di sollecitare i paesi dell'Asia Centrale e dell'area del Caspio a chiudere le scuole facenti riferimento al leader turco Fethullah Gülen. Tuttavia, sembra che questo appello non abbia avuto grandi conseguenze. 

Erdogan ha accusato pubblicamente i sostenitori di Gülen di aver appoggiato il fallito colpo di stato. Di conseguenza, tanti Gülenisti in Turchia sono stati arrestati e molti di più sono stati licenziati dai posti di lavoro soprattutto nel settore pubblico. Inoltre il governo turco ha classificato l’organizzazione di Gülen come gruppo terroristico. 

L’ostilità di Erdogan verso il movimento di Gülen è talmente forte che la Turchia sta facendo di tutto pur di convincere i governi amici di reprimere severamente l’attività dei sostenitori di Gülen nei loro paesi, nonché di chiudere le scuole collegate al movimento. L’organizzazione di Gülen si è radicata in maniera significativa nell' area negli anni successivi al collasso dell'Unione Sovietica. 

Tuttavia, soltanto l’Azerbaijan, l’alleato più vicino anche geograficamente alla Turchia, ha lanciato una decisa campagna anti-Gülen. Un’università in Azerbaijan, vicina al movimento Gülenista, è stata nazionalizzata e 50 professori sono stati espatriati. Inoltre, le autorità azere hanno chiuso una stazione televisiva privata ed hanno affermato che alcune organizzazioni dell’opposizione nazionale sono legate al movimento di Gülen. Con questa accusa è stato anche arrestato un attivista dell'opposizione. 

Invece, la Georgia, punto di collegamento del gasdotto tra l’Azerbaijan e la Turchia, ed il Kirghizistan, una nazione centroasiatica turcofona, fino ad ora si sono astenute dal chiudere le scuole. Il Kazakistan, il partner strategico turcofono come l’Azerbaijan e il Kirghizistan, ha soltanto promesso di espellere gli insegnanti turchi del movimento di Gülen senza però darvi seguito. I governi dell’Uzbekistan e del Turkmenistan, due dei paesi più repressivi nel mondo, hanno bandito i Gülenisti dai loro paesi già da tanto tempo.

Bayram Balci, esperto di Islam e Asia Centrale nonchè ricercatore dell'Institut d’études politiques de Paris sostiene che, alla fine, la Turchia non può vincere la campagna contro le scuole di Gülen. Tanti dirigenti, insegnanti e finanziatori di queste scuole non hanno origine turca, quindi è difficile trovare connessione tra queste istituzioni e il movimento di Gülen. 

Inoltre gli attivisti e i frequentatori delle scuole non possono essere considerati Gülenisti in quanto non sostengono necessariamente i principi islamici di Gülen, spiega Balci. In più, tanti giovani membri dello staff hanno soltanto una vaga conoscenza dell’anziano leader religioso che attualmente risiede nell'auto-imposto esilio in Pennsylvania e non hanno familiarità con i suoi testi. “Le scuole di Gülen non sono più turche, e ciò le potrà aiutare a sopravvivere”.

La situazione in Georgia rappresenta una sfida per i diplomatici turchi. Alcuni giorni dopo il tentativo di colpo di stato del 15 luglio, Yasin Temizkan, il console della Turchia a Batumi, è stato molto presente nei canali televisivi del Paese. Nelle sue interviste ha sollecitato il governo georgiano a chiudere la scuola locale Refaiddin Şahin Friendship School, un’istituzione privata che è considerata parte della rete di Gülen, con la giustificazione che la scuola “era al servizio di gruppi terroristici”.

Altri diplomatici turchi hanno fatto simili appelli in tutto il mondo. Tuttavia, a Batumi, gli insegnanti della scuola ed i genitori degli alunni hanno richiesto pubbliche scuse. 

Il Ministro dell’Istruzione, Aleksandr Jejelava, citando la mancanza di prove, ha sdrammatizzato la situazione, sottolineando il fatto che comunque Tbilisi non vuole “complicare“ la sua “amicizia” con la Turchia.
Mantenere buoni rapporti per la Georgia è fondamentale essendo la Turchia uno dei principali partner commerciali e fonte di investimento nel paese, infatti l’ambasciatore turco in Georgia Zeki Levent Gümrükçü non ha voluto discutere con EursaiaNet.org su come la Turchia possa rispondere al rifiuto da parte della Georgia di chiudere le scuole di Gülen, ma ha solo indicato che ogni decisione dipenderà dal governo

“Noi abbiamo rapporti molto buoni con la Georgia, e discutiamo di ogni problema con le autorità. Condividiamo ogni decisione e penso che questo sia il massimo che ci si possa aspettare da un rapporto di buona vicinanza”, ha detto l’ambasciatore ed ha proseguito dicendo che le due parti hanno discusso ogni problematica in merito al movimento di Gülen, nel viaggio ad Ankara del Primo Ministro georgiano Giorgi Kvirikashvili lo scorso 19 luglio durante il suo incontro con il Presidente Erdogan. L’ambasciatore ha infine definito le trattative come ancora “in corso”.

L’ufficio del Primo Ministro georgiano non ha voluto rispondere alla richiesta di commenti segnalando solo che Kvirikashvili è stato il primo premier a visitare la Turchia dopo il tentativo di colpo di stato e questo fatto ben qualifica il rapporto tra i due paesi.

Balci invece ritiene che la mancanza di progressi di Ankara nell'avanzamento della campagna anti-Gülen è in parte dovuta alla carenza di “leve diplomatiche contro i loro partner per convincerli a chiudere le scuole.”

Attualmente ci sono segnali che la Turchia potrebbe rivedere il suo approccio diplomatico. L’ambasciatore Gümrükçü ha dichiarato che il console turco non voleva dire che gli studenti fossero terroristi, e ha descritto come “sproporzionato” il commento del console sulla richiesta avanzata dal governo georgiano a reperire prove concrete.

Giorgi Badridze, già vice-capo della missione ad Ankara dell’ambasciata georgiana, ed ex ambasciatore a Londra, non crede che le differenze  di opinione sulle scuole possano rovinare i buoni rapporti bilaterali. “La Georgia e la Turchia sono affidabili partner da venticinque anni. Io penso che i nostri paesi troveranno il modo per risolvere questo problema negli interessi di entrambi paesi e nei limiti della legge.”.

(Tratto da www.eurasianet.org)




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/I-tentativi-della-Turchia-di-forzare-la-chiusura-in-Asia-Centrale-delle-scuole-di-Glen-stanno-fallendo-Eurasianet-288-ITA.asp 2016-10-29 daily 0.5