Il COVID e le nuove dinamiche del debito di Kyrgyzstan e Tajikistan (di Dirk van der Kley)

Prima della pandemia, i paesi più poveri dell'Asia centrale riuscivano a gestire senza sussulti i loro debiti verso la Cina. Ora chiedono aiuto.

Nonostante tutte le preoccupazioni negli ultimi anni che il Kyrgyzstan e il Tagikistan stessero cadendo nella trappola del debito cinese, fino alla prima metà del 2020 Bishkek e Dushanbe hanno sempre rispettato i loro impegni con Pechino. Poi è arrivato COVID-19, che ha distrutto le entrate dei due governi proprio mentre gli obblighi di pagamento risultavano in crescita.

La Cina aveva già smesso di erogare prestiti di grandi dimensioni ad entrambi i paesi circa sei anni fa. Molto probabilmente, Pechino estenderà i termini di rimborso, sebbene per ora il Fondo monetario internazionale abbia svolto la maggior parte del lavoro di salvataggio. Pechino non si sta ritirando, ma ha segnalato che il suo ruolo economico sarà meno incentrato sul debito per le infrastrutture e più sulle crescenti esportazioni dell'Asia centrale verso il mercato cinese, lo sviluppo industriale e gli investimenti diretti esteri.

Il Kyrgyzstan ha iniziato a prendere in prestito ingenti somme dalla Export-Import Bank cinese (Eximbank) per finanziare le infrastrutture intorno al 2010 (quando aveva già una considerevole esposizione debitoria verso l’estero). L'ultimo big business è stato firmato nel 2014 per il finanziamento di un'autostrada alternativa di 433 chilometri che collega il nord e il sud attraverso parti remote del paese, che dovrebbe essere completata il prossimo anno. Eximbank ha continuato a erogare fondi durante la costruzione del progetto. Ma dal 2016, i rimborsi annuali del Kyrgyzstan a Eximbank sono stati sostanzialmente pari all'importo preso in prestito, mantenendo il monte debito con Eximbank allo stesso livello. La ragione del rallentamento del credito sembra essere la volontà, da entrambe le parti, a non sovraccaricare finanziariamente Bishkek.

Nell'ultimo decennio, la crescita del PIL del Kyrgyzstan è stata forte, quindi il rapporto debito / PIL del paese è cambiato di poco. In effetti, era inferiore a marzo 2020 rispetto al 2010. I prestiti Eximbank al Kyrgyzstan sono altamente agevolati: i tassi di interesse sono del 2% con periodi di grazia fino a 11 anni. Quindi, prima del COVID, i prestiti cinesi non avevano cambiato radicalmente la dinamica del debito per il Kyrgyzstan. Ciò che è cambiato è che una percentuale più alta del debito estero complessivo del Kyrgyzstan era dovuta alla Cina alla fine del decennio.
 
Nel 2019, il Kyrgyzstan ha pagato 203 milioni di dollari per il servizio del debito a tutti i suoi creditori. Si prevede che questo salirà a oltre $ 300 milioni all'anno tra il 2024 e il 2028, in gran parte a Eximbank. Quel calendario era praticabile in forza dell’aumento del PIL, ma il COVID ha creato un enorme buco nel budget di Bishkek. Per due volte negli ultimi due mesi Bishkek ha richiesto pubblicamente la moratoria a Pechino. Bishkek ha anche ottenuto prestiti d'emergenza dal FMI a marzo e maggio.

Il prestito su larga scala al Tagikistan parte dalla repubblica Popolare Cinese ed è iniziato intorno al 2006. La maggior parte dei prestiti di Eximbank - ancora una volta in gran parte per le infrastrutture - è avvenuta nei quattro anni successivi. Come per il Kyrgyzstan, Dushanbe e Pechino hanno firmato il loro ultimo importante contratto di prestito nel 2014, per il progetto - Fase 2 della centrale termica di Dushanbe - completato poi nel 2016. Nonostante gli investimenti esteri nel settore minerario e in altre iniziative con grande potenziale commerciale, per quanto se ne sappia, attualmente in Tagikistan non vi sono grandi progetti in costruzione finanziati direttamente da Eximbank.

Né i cinesi né i tagiki hanno discusso pubblicamente le ragioni dietro l'interruzione dei prestiti. Risulta che Eximbank sia diventato riluttante a concedere prestiti al paese. Tuttavia, ciò non ha fermato la sete di credito del Tagikistan.

A differenza di Bishkek, che negli ultimi anni ha ricevuto prestiti con parsimonia, Dushanbe è stata freneticamente sempre alla ricerca di nuovi prestiti, rivolgendosi ad altre fonti di finanziamento. Nel 2017 ha emesso 500 milioni di dollari in Eurobond, che hanno tassi di interesse molto più alti rispetto ai prestiti Eximbank (7,1% contro 2%). Poi, a maggio, il FMI ha versato 189 milioni di dollari al Tagikistan per supportare la sua risposta al COVID.

Nonostante la pandemia, il Tagikistan ha continuato a ripagare Eximbank. Nella prima metà del 2020, il debito del Tagikistan con la Cina è diminuito di 30 milioni di dollari. Il Tagikistan non dibatte pubblicamente il futuro del debito estero, ma è evidente che sia necessario programmare un aumento degli obblighi di rimborso alla Cina (e non solo): le moratorie sono ormai terminate per la maggior parte dei prestiti di Eximbank al Tagikistan, ad agosto Dushanbe ha chiesto a Pechino la cancellazione del debito.

La Cina in ogni caso ha già dato un avvertimento al Tagikistan. La sezione tagika di un gasdotto proposto dal Turkmenistan alla Cina - linea D, concordata nel 2013 - è finanziata per 3,2 miliardi di dollari dalla China National Petroleum Corporation (CNPC), che gestirà la sezione in una joint-venture con Tajiktransgaz di proprietà statale. Se il progetto, attualmente bloccato, risulterà in perdita, il Tajiktransgaz potrebbe essere considerato parzialmente responsabile. Al contrario, CNPC ha in programma di costruire solo la sezione kirghisa della linea D e Bishkek addebiterà l'affitto e le spese di transito.

La forza distruttiva senza precedenti del COVID e l'opacità della Cina rendono difficile ogni previsione. Pechino sembra pronta a estendere i periodi di rimborso, affermando di aver già concluso accordi con 10 nazioni nell'ambito dell'Iniziativa di sospensione del servizio di debito del G20, anche se i dettagli rimangono pochi.

Pechino probabilmente potrà offrire anche una moratoria del debito ma non potrà procedere con una totale remissione delle stesso per timore che altri paesi facciano la stessa richiesta. 

Qualsiasi cancellazione del debito a Dushanbe significherebbe anche che Pechino sta sovvenzionando l'altro debito del Tagikistan verso altri creditori. In realtà, è successo il contrario: quest'anno il FMI ha finanziato al Tagikistan e al Kyrgyzstan, aiutando entrambi a continuare a rispettare il programma di rimborso di Eximbank. Il FMI sta sovvenzionando i loro rimborsi alla Cina e ad altre istituzioni finanziarie.

Tuttavia, il quadro più ampio evidenzia significativi prestiti cinesi per progetti infrastrutturali su larga scala nei due stati più poveri dell'Asia centrale, le cui economie soffrono da qualche tempo. E’ da ritenersi che Pechino continuerà ad aumentare il suo ruolo economico in entrambi i paesi anche post COVID; la posta è troppo alta per potersi ritirare e le infrastrutture una volta terminate renderanno le opportunità commerciali molto più attraenti.

(Dirk van der Kley è ricercatore presso la School of Regulation and Global Governance and National Security College dell'Australian National University. La sua ricerca ha ricevuto finanziamenti dal Programma di sovvenzioni per la politica strategica del Dipartimento della difesa australiano. Le opinioni espresse sono sue e non riflettono necessariamente le opinioni del Dipartimento della Difesa australiano.)

(Tratto da https://eurasianet.org/)




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Il-COVID-e-le-nuove-dinamiche-del-debito-di-Kyrgyzstan-e-Tajikistan-di-Dirk-van-der-Kley-887-ITA.asp 2021-01-11 daily 0.5