Il Kazakhstan dal cirillico al latino: tutti i dubbi di una riforma controversa (Giannicola Saldutti)

Sul finire del mese di ottobre, il Presidente del Kazakhstan Nursultan Nazarbaev ha firmato il decreto riguardante il passaggio dall’alfabeto cirillico a quello latino per la lingua kazaka, progetto già in cantiere da tempo ed introdotto dalla pubblicazione della dichiarazione programmatica presidenziale pubblicata lo scorso 12 aprile ed intitolata “Uno sguardo al futuro, ovvero la modernizzazione della coscienza sociale”. Questa decisione così rivoluzionaria, parte dell’ambiziosa strategia di sviluppo nazionale denominata “Kazakhstan 2050”, nonché importante tassello del processo di nation building ritenuto prioritario dal governo locale, ha spiazzato l’opinione pubblica russa, sempre particolarmente sensibile alle riforme politiche ed economico-sociali provenienti dal cosiddetto ”estero vicino”. Per avviare la riforma ortografica è stata istituita un’apposita commissione di esperti: “abbiamo il consenso di studiosi, linguisti, politici, nonché della gioventù e dei rappresentanti dell’Assemblea dei Popoli del Kazakhstan” ha dichiarato il Presidente Nazarbaev.

Il completamento del processo di conversione, strutturato in maniera progressiva, è previsto per il 2025, per un costo totale dell’operazione stimato intorno ai 115 milioni di dollari. Nazarbaev ha tenuto a precisare, in un’intervista rilasciata nel mese di agosto andata in onda sulle reti locali, che “il passaggio all’alfabeto latino non rappresenta un allontanamento dalla lingua russa e, più in generale, dal cirillico. La riforma riguarderà la lingua kazaka”, aggiungendo che questo provvedimento “ha una sua logica profondamente dettata dalla storia, tenendo conto delle peculiarità della sfera tecnologica contemporanea, della comunicazione del mondo attuale e dei processi scientifico-culturali del XXI secolo”. L’intera manovra è stata immediatamente interpretata come un tentativo di avvicinare il Paese all’Occidente, rendere più appetibile e semplice lo studio della lingua kazaka, innalzare il livello di competitività di quest’ultima ed, implicitamente, indebolire l’influente soft power che Mosca esercita da sempre sul Kazakhstan, un dogma divenuto priorità assoluta dei vertici di Astana a maggior ragione considerando quanto accaduto in Ucraina riguardo alla questione crimeana. È bene ricordare, a tal proposito, che quella russa in Kazakhstan è, in assoluto, la minoranza etnica più numerosa ed il russo non solo ricopre lo status di lingua ufficiale del Paese insieme al kazako, ma per molto tempo anche quello di lingua istituzionale. 

Tuttavia, permangono dei dubbi sull’effettiva riuscita dell’operazione, anche considerando i costi necessari per poter perseguire gli obiettivi posti dalla riforma appena approvata. Quest’ultima infatti, non rappresenta il primo caso di riforma ortografica varata nello spazio post-sovietico successivamente alla dissoluzione dell’URSS: subito dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, infatti, il Turkmenistan, l’Azerbaigian e l’Uzbekistan hanno adattato l’alfabeto latino alle esigenze fonetiche delle rispettive lingue ufficiali (tutte e tre lingue turche) con alterne fortune. Proprio in questi tre Paesi, infatti, le riforme ortografiche sono state giustificate dall’esigenza di contrapporre alla vecchia identità sovietica (rappresentata dall’uso del cirillico) un’identità nazionale nuova, spesso impropriamente delegata all’uso dell’alfabeto latino. La “latinizzazione” dell’Uzbekistan può dirsi, oggi, un progetto fallito dal momento che, come spiegato al giornalista uzbeko Omar Šarifov, “l’alfabeto latino tradizionalmente dispone di 7 segni in meno rispetto al cirillico. Pertanto all’assenza di segni diacritici si è dovuto compensare con l’utilizzo delle doppie”.

Per questo motivo la stesura delle pubblicazioni è risultata essere più dispendiosa di un 10-15% rispetto al cirillico, comportando un notevole spreco di carta. Tutt’oggi in Uzbekistan l’uso dell’alfabeto latino è relegato all’istruzione media inferiore, ad alcuni documenti ufficiali, alle testate dei giornali e ad alcuni manifesti propagandistici, mentre la maggioranza dei testi è pubblicata in cirillico. Questi Paesi hanno senz’altro tentato di seguire l’esempio modernizzatore e secolarizzatore della riforma ortografica turca avvenuta nel 1928 per volere di Kemal Atatürk, non tenendo conto, però, oltre che della difficoltà di adattamento della fonetica autoctona all’alfabeto latino, anche di un particolare non meno rilevante: Atatürk poté varare il passaggio dall’alfabeto arabo a quello latino anche considerando la bassa percentuale di alfabetizzazione registrata nella Turchia di inizio secolo; in tal modo la grande maggioranza del popolo turco venne istruito direttamente secondo le direttive moderne. I Paesi dello spazio post-sovietico precedentemente menzionati (Kazakhstan incluso) non possono affermare di trovarsi in una circostanza simile. 

Proprio in Kazakhstan, inoltre, la lingua russa risulta essere molto più diffusa di quella kazaka: secondo alcuni dati risalenti al 2009, l’84,4% della popolazione padroneggia il russo come madrelingua, mentre ben il 94,4% è in grado di comprenderla oralmente. In un contesto in cui il russo è lingua ufficiale del Paese parallelamente al kazako, la “latinizzazione” di quest’ultimo potrebbe sortire l’effetto contrario a quello sperato, ossia allontanare definitivamente i cittadini esclusivamente russofoni dall’apprendimento della lingua locale. I dubbi riguardo alla riforma vanno ad intaccare anche la sfera culturale del Paese, dal momento che l’intero corpus in lingua kazaka è inevitabilmente scritto in cirillico. Il passaggio all’alfabeto latino, pertanto, comporterà un’inevitabile perdita di materiale, dal momento che risulterà impossibile ripubblicare la totalità della produzione scritta degli ultimi 70 anni di storia. Considerando, poi, le esperienze riformatrici dei Paesi limitrofi (dell’Uzbekistan in particolare), difficilmente la lingua kazaka riuscirà ad integrarsi nella sfera mediatica internazionale, anche per via della notevole influenza esercitata dei mass-media russi (ergo, dalla lingua russa) sulla regione. 

C’è da capire in che misura l’alfabeto latino potrà effettivamente influire sul miglioramento delle dinamiche economico-sociali del Paese: nazioni sviluppate mediaticamente ed economicamente come Cina, Corea del Sud e Giappone non hanno mai rinunciato al proprio alfabeto tradizionale. A tal proposito si potrebbe senz’altro obiettare che il cirillico (per tradizione l’alfabeto dei popoli slavi ortodossi) non può essere di certo considerato un elemento “tradizionale” della cultura kazaka (di fede musulmana e di origine turca), ma al contrario come una mera eredità “coloniale” lasciata in dote dal passato sovietico e russofono. Allo stesso modo, però, risulta lecito chiedersi in che misura l’alfabeto latino (inevitabilmente collegato alla tradizione cristiana europea) abbia a che fare con l’identità culturale dei popoli delle steppe centro-asiatiche. Inoltre, da un punto vi vista strettamente pratico, la latinizzazione dell’alfabeto non aiuterà in alcun modo a lenire le difficoltà degli stranieri nell’assimilare la grammatica di una lingua di tipo “agglutinante” come quella kazaka. In sintesi, vi sono buone ragioni per credere che, in un’ottica di lungo periodo, come spesso accade, la geografia prevarrà sulle decisioni politiche: fino a quando in Kazakhstan il russo (ergo, l’alfabeto cirillico) potrà essere liberamente diffuso grazie alla massiccia presenza russofona, i caratteri latini del kazako creeranno pochi grattacapi alla storica influenza esercitata da Mosca su Astana. 

Il Cremlino si è astenuto dal commentare: la riforma ortografica intrapresa da Nazarbaev è un affare che riguarda esclusivamente la politica interna del Paese centro-asiatico. In fin dei conti, il russo continuerà ad essere lingua ufficiale dell’Unione Economica Eurasiatica e dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, le due massime strutture sovranazionali dello spazio post-sovietico. Pertanto, la traduzione di tutti gli atti di queste istituzioni dal russo al nuovo kazako “latinizzato” sarà un problema del solo Kazakhstan…




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Il-Kazakhstan-dal-cirillico-al-latino-tutti-i-dubbi-di-una-riforma-controversa-Giannicola-Saldutti-460-ITA.asp 2017-12-20 daily 0.5