Il Kazakistan intende vietare la vendita della terra agli stranieri

Ai primi di aprile la Camera Bassa del Kazakistan ha approvato in prima lettura una legge che vieterà la vendita e l’affitto di terreni agricoli agli stranieri.
La legge è stata voluta dal presidente Kassym-Jomart Tokayev in quanto incombe la scadenza della moratoria quinquennale della riforma agraria posta in essere dall’allora presidente Nursultan Nazarbayev verso la quale si ebbero grandi manifestazioni di piazza contro il provvedimento governativo che cercava di attrarre investimenti esteri nelle steppe kazake.
Tuttavia molti kazaki vedono molte scappatoie nella legge che cerca di prevenire la vendita delle terre agricole agli stranieri.
Il 24 aprile circa 200 persone hanno pubblicamente protestato contro il disegno di legge ad Almaty.
La protesta non ha causato sanzioni ma è stata osservata, come sempre, da un largo schieramento di polizia pur essendo lontana dalla magnetudine della protesta avvenuta nel 2016.
Le manifestazioni contro la riforma del Codice delle terre agricole del 2016 erano animate dagli obiettivi della riforma che fu firmata nel novembre 2015 e che avrebbe dovuto partire il 1 luglio 2016.
Tale ristrutturazione legislativa era parte del piano "100 passi per la riforma" e la legge voleva consentire che le terre agricole non coltivate potessero essere acquistate dai cittadini kazaki anche in joint venture con stranieri o affittate da questi ultimi per un periodo fino a 25 anni.
I proventi sarebbero quindi destinati al Fondo Nazionale.
Questi cambiamenti apparivano di grande buon senso.
Il Kazakistan è il nono paese più esteso nel mondo con una delle minori densità di popolazione, più semplicemente è un enorme paese con pochi abitanti.
Con l’abbassamento degli incassi per la vendita di olio e gas, le autorità kazake volevano offrire un’ulteriore risorsa: la terra.
Ma il governo kazako ha sottostimato quanto facilmente questa nuova politica potesse essere fraintesa.
Infatti, i grandi cambiamenti in divenire hanno causato un forte movimento di protesta nutrito in parte da disinformazione e malintesi, ma anche e soprattutto da rabbia e frustrazione verso il governo.
Molti, ad esempio, credevano che la terra si sarebbe potuta vendere a titolo definitivo agli stranieri, altri, e più realisticamente, hanno ritenuto che i fondi migliori sarebbero stati acquistati dall’élite kazaka o cinese.
Dati i recenti scandali che hanno coinvolto il ceto dirigente kazako, la prima preoccupazione è legittima.
Come Bruce Pannier di RFE / RL ha spiegato, non sarebbe la prima volta che la vendita di terra verso la Cina ha fatto arrabbiare i cittadini kazaki.
Nel 1990 il Kazakistan ha festeggiato che le dispute di confine hanno attribuito al paese il 56,9% dei territori disputati, ma molti hanno severamente contestato che il 43,1% di questi territori venisse attribuito a Pechino invocando una mancanza di trasparenza e pratiche corruttive.
Nell’aprile e nel maggio 2016 molte dimostrazioni e proteste si sono tenute nelle più importanti città del paese, sicuramente il più significativo e vasto movimento di protesta del Kazakistan contemporaneo.
Un articolo di RFE/RL raccontava di cortei contro la proposta di privatizzazione della terra in tutte le maggiori città del paese.
La prima reazione dell’allora presidente Nursultan Nazarbayev fu che la rivolta era eterodiretta da provocatori.
Talghat Ayan e Maks Bokayev i due più importanti attivisti furono arrestati. Il primo fu rilasciato nel 2018, Bokayev solo all’inizio di questo anno.
Dopo 2 settimane di protesta il presidente Nursultan Nazarbayev cambiò idea emanando una moratoria sulla modifica al Codice della Terra sino al 2021.
Yerbolat Dosayevil Ministro dell’Economia fu costretto alle dimissioni. Fu più tardi nominato vice Primo Ministro nel 2017 e nel 2019 Governatore della Banca Nazionale del Kazakistan.
Cinque anni più tardi con le modifiche del Codice della Terra ancora pendenti la logica economica di tali privatizzazioni rimane ancora valida.
Tokayev ha cercato di rendere permanente la moratoria ma le dimostrazioni popolari contro tale provvedimento illustrate in un recente reportage del sito Euroasianet suggeriscono che il problema è molto lontano dalla sua soluzione.
Il progetto di legge che vieta la vendita e l’affitto di terre agli stranieri può forse placare i furori nazionalistici nel Kazakistan ma serve anche per allontanare un chiaro dibattito dalla pubblica opinione.