Il Kazakistan nel caos è un incubo per Russia e Cina (di Mauro De Bonis)

Se i disordini kazaki sono frutto di una regia orchestrata dall’esterno, allora l’obiettivo di quest’operazione è mettere con un sol colpo il bastone tra le ruote sia alla Russia sia alla Cina.
La stabilità del Kazakistan, gigante centrasiatico incastonato tra Russia e Cina, traballa pericolosamente. Lotte claniche per il potere e malcontento popolare infiammano le piazze del paese ex sovietico e mettono il punto e a capo alla trentennale egemonia del padre della patria Nursultan Nazarbaev.
Non solo, minacciano l’architettura geopolitica regionale ed eurasiatica e preoccupano per ragioni diverse sia i decisori di Mosca sia quelli di Pechino.
È soprattutto il Cremlino il più turbato e coinvolto dalla crisi kazaka. Altra rivolta a orologeria che in pochi nella Federazione Russa considerano spontanea. Sommossa esplosa a pochi giorni dall’incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello statunitense Joe Biden per discutere le sorti dell’Ucraina e delle inquietudini securitarie di Mosca per i suoi confini occidentali minacciati dalla presenza dell’Alleanza Atlantica. Nuovo fronte che indebolisce la posizione diplomatica russa nelle trattative di Ginevra. E in prospettiva anche quella strategica, per la probabile necessità di distogliere l’attenzione dal conflitto nel Donbas e puntarla lungo i circa settemila chilometri di frontiera che la Russia divide col Kazakistan.
Secondo parte della stampa russa, il paese centrasiatico è vittima dell’ennesima rivoluzione colorata, organizzata come le altre per strappare al controllo del Cremlino le ex repubbliche sovietiche rimaste nella sua orbita. La Nezavisimaja Gazeta scrive che la centrale operativa dei disordini kazaki si trova in Ucraina, altre fonti parlano di un coinvolgimento polacco e baltico nella preparazione degli scontri. L’Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva (Csto nell’acronimo in inglese), nel decidere di inviare truppe a stabilizzare la situazione, parla ufficialmente di minacce alla sicurezza e alla sovranità del paese provenienti dall’estero. Concetto ribadito dallo stesso presidente kazako Kasym-Žomart Tokaev.
Una lettura molto facile della crisi, figlia anche delle recenti esperienze bielorussa e ucraina, che oggi coinvolge un altro baluardo della strategia di sicurezza della Federazione Russa. Quel Kazakistan presente in tutti i maggiori progetti di integrazione eurasiatica messi in piedi negli anni dal Cremlino: dalla citata Csto all’Unione Economica Eurasiatica, dalla Comunità degli Stati indipendenti all’Organizzazione di Shanghai. Un paese visitato più di ogni altro dal presidente Putin, con settori interconnessi come quello industriale e un programma di partenariato strategico per quello della Difesa firmato appena due mesi fa.
Ma soprattutto Nur-Sultan è per Mosca parte integrante di quel mondo russo che travalica le frontiere e raggiunge i piedi rossi e i russofoni in giro per l’ex Unione Sovietica e per il mondo. E in Kazakistan di russi ce ne sono tanti, circa il 20% della popolazione, e di russofoni ancora di più, come ha sottolineato il capo del Cremlino spiegando come il paese centrasiatico sia a tutti gli effetti di lingua russa. Affermazione che ha scatenato le ire dei nazionalisti locali e il plauso di quelli russi, sicuri che parte del territorio kazako sia russo a tutti gli effetti e che prima o poi tornerà a casa.
Oggi però il Kazakistan rappresenta ancora un bastione essenziale per la difesa della Federazione, una linea rossa tratteggiata questa volta lungo il vettore centrasiatico. Fulcro economico e di sicurezza da tutelare anche dalle eccessive mire dell’alleato cinese, procedendo in una complicata cogestione che gli avvenimenti di questi giorni possono mettere in crisi. Oppure rafforzare, con l’obiettivo comune di mantenere il più integri possibile i rispettivi interessi nel paese e nella regione
Articolo pubblicato il 06 gennaio 2022
Fonte: Limes
Autore: Mauro De Bonis
Articolo Originale: https://www.limesonline.com/kazakistan-rivolta-intervento-militare-russia-morti-scenari-motivi/126348