Il Temporary Export Manager e il Contadino (di Luca B. Fornaroli)

Il poeta greco Esiodo, nell'ottavo secolo avanti Cristo, descrisse nel poema Le opere e i giorni il profilo del bravo agricoltore ossia del perno economico della società rurale del tempo. Un ritratto anche etico di una figura umile in senso etimologico, il cui destino era - e in parte è ancora - vincolato all'humus, la terra. La terra rappresentava allora quello che oggi è incarnato dall'impresa sostenibile e l’etica di chi la lavorava è stata la matrice e il modello di quella di tanti piccoli e medi imprenditori italiani, cresciuti tra misura, fiducia e prudenza, intesa come capacità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni.

La saggezza e la sapienza contadine hanno preso forma nei secoli attraverso l’esperienza tragica della perdita dei frutti, dei raccolti e delle carestie e si sono definite e affinate in una serie di prescrizioni, accorgimenti, strategie e astuzie per sfruttare la natura favorevole o difendersi da quella avversa. La conoscenza del terreno e del modo di lavorarlo e concimarlo; l’attenzione alle stagioni, le fasi lunari, le sementi e le piantine; le regole condivise dell’irrigazione attraverso la disciplina delle acque; la decisione del tempo e del luogo più giusti per la raccolta, la conservazione, il consumo o il trasporto e la vendita al mercato dei frutti e delle messi; la capacità istintiva di conoscere l’animo, il valore e i bisogni degli uomini; l’organizzazione della vita stessa in funzione delle esigenze della terra e della natura possono ancora oggi costituire una metafora preziosa delle buone pratiche di gestione e amministrazione di un’impresa e persino della cosa pubblica. Le risorse finanziarie, le capacità umane, l’ambiente, il contesto, la congiuntura economica, i processi, i prodotti, i mercati di approvvigionamento e di sbocco, la domanda, la reputazione e il credito sono - nelle varianti terminologiche che si sono succedute nei secoli - le costanti che hanno accompagnato l’avventura umana fin dai suoi esordi mesopotamici. Elementi la cui profonda conoscenza costituisce un vantaggio competitivo per qualunque operatore economico e in particolare per quella figura professionale abbastanza recente denominata Temporary Export Manager.

Nell’accezione più ingenua, semplicistica e vittima di un certo stereotipo aziendale che invece di sforzarsi ad analizzare la complessità della realtà economica la banalizza, riducendola a poche dinamiche elementari, il Temporary Export Manager è un professionista che si occupa di sviluppare il business all’estero dell’azienda durante una determinata finestra temporale. In altri termini, qualcuno di non molto dissimile da un agente commerciale a tempo che conosce bene certi mercati e ne svela le potenzialità all’impresa.
In realtà, un esame più accurato delle tre parole che ne costituiscono la denominazione può far capire meglio la ricchezza di contenuti e di competenze che una tale figura professionale deve avere.

Innanzitutto, Temporary, un aggettivo che rivela la natura temporanea del ruolo, il tempo determinato in cui il manager deve portare valore aggiunto all’impresa, il terminus ad quem entro il quale devono essere raggiunti i risultati previsti dai suoi compiti. L’esito principale deve essere pertanto la sostenibilità delle attività intraprese: esse devono poter continuare e prosperare in azienda sopravvivendo all’incarico del Temporary Export Manager come in una sorta di svezzamento giunto a compimento con la conclusione dell’incarico del manager ad interim.

In secondo luogo, Export, un sostantivo che non sottintende solo l’esportazione di beni e servizi all’estero, ma la ricollocazione sul mercato internazionale dell’impresa nella sua interezza: marchio, risorse, capitale umano, stakeholder. Il Temporary Export Manager ha il compito di guidare l’azienda lungo un percorso di internazionalizzazione che inevitabilmente coinvolge tutti gli aspetti, i processi e le competenze in essa presenti.

Da ultimo, Manager, un professionista con chiare capacità gestionali e decisionali che integrino visione, analisi e operatività, che si prenda innanzitutto la responsabilità di conoscere nel dettaglio l’azienda che si affida a lui, i suoi prodotti, le risorse materiali e immateriali, il capitale umano su cui poter contare o da sviluppare e che trasferisca ad essa le conoscenze dei mercati internazionali, delle dinamiche economiche e dei frame istituzionali nei quali avvengono oltre a una spiccata sensibilità verso le variabili sociali, politiche e culturali che possono costituire un rischio o un’opportunità per qualsiasi investimento.

In conclusione, la finalità del Temporary Export Manager va molto oltre l’”incremento delle vendite” come talvolta si sente dire sui media in certi spot promozionali: in realtà si tratta di un professionista il cui scopo è dotare l’impresa degli strumenti per comprendere e per operare sui nuovi mercati, impostare una metodologia di azione, formare il personale che la dovrà sviluppare, una volta che avrà portato a termine il suo incarico. Le vendite, gli utili e il fatturato saranno la diretta conseguenza di questo tipo di intervento strategico che, quando è ben realizzato, muta la natura stessa dell’impresa. 

Territorio, risorse, attività quotidiane, luoghi e tempi appropriati, capitalizzazione e trasferimento dell’esperienza anche alle generazioni successive: risuonano ancora in queste parole gli echi millenari delle opere e dei giorni del contadino di Esiodo.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Il-Temporary-Export-Manager-e-il-Contadino-di-Luca-B--Fornaroli-450-ITA.asp 2017-11-29 daily 0.5