Il Turkmenistan sbarca a Milano per farsi conoscere dagli imprenditori italiani (di Davide Cancarini)

L'Asia Centrale è un'area dalla grandi potenzialità economiche, perlopiù, con la parziale eccezione del Kazakistan, ancora inespresse. In quanto a occasioni mancate, la prima Repubblica centro asiatica che dovrebbe venire in mente è il Turkmenistan, gigante del gas naturale che dispone della quarta dotazione a livello mondiale, ma che ormai da alcuni anni sta affrontando una severa crisi economica. Paese con cui l'Italia, c'è da dire, ha buone relazioni commerciali: l'interscambio tra Roma e Ashgabat, infatti, toccato il proprio picco nel 2016, a più di 600 milioni di euro, quest'anno dovrebbe attestarsi attorno ai 200 milioni. Se il Turkmenistan importa dall'Italia soprattutto componenti industriali e tecnologiche, in direzione opposta viaggiano principalmente materie prime energetiche e derivati. Osservando però come il nostro paese occupi solamente la 14esima posizione nel ranking degli attori con cui Ashgabat ha l'interscambio più significativo, risultano evidenti i margini di crescita.
Per cercare di ovviare almeno in parte a questa situazione, lo scorso 6 novembre, in concomitanza con la visita ufficiale nel nostro paese del Presidente Gurbanguly Berdymukhammedov, si è tenuto a Milano il Business Forum Italia-Turkmenistan, evento che ha visto la partecipazione di numerose figure istituzionali di primissimo piano, oltre che di aziende italiane e turkmene interessate a capire le rispettive potenzialità commerciali. Sul primo fronte, per l'Italia si è registrata, tra le altre, la presenza (e gli interventi) di Manlio Di Stefano, Sottosegretario agli Affari Esteri, Roberto Luongo, Direttore di ITA (Italian Trade Agency) e di Dario Liguti, Chief Underwriting Officer di SACE; dal lato turkmeno, dei Vice Primi Ministri Chary Gylyjov e Bayramgeldi Ovezov, e di Rashid Meredov, Ministro degli Affari Esteri. Sul fronte economico, erano invece presenti rappresentanti di importantissime realtà aziendali, sulle quali spiccava ENI, operativa sul territorio turkmeno da ormai più di dieci anni.
La mattinata è stata dedicata all'assemblea plenaria, con numerosi interventi che hanno contribuito a tracciare uno spaccato esaustivo dei principali settori produttivi ed economici che caratterizzano il Turkmenistan. Dopo i saluti iniziali, l'assemblea è entrata nel vivo con gli interventi di vari speaker turkmeni, tra cui Ovezov, che hanno sottolineato l'elevato tasso di crescita fatto registrare dal paese (previsto per quest'anno tra il 6% e l'8%, una stima messa in dubbio però da numerose fonti internazionali), l'importanza per l'economia turkmena di settori quali quello tessile – per il quale le autorità di Ashgabat prevedono di attrarre investimenti di qui al 2025 per oltre 300 milioni di dollari –, chimico e quelli del gas naturale e del petrolio. Con un focus specifico relativamente a quest'ultimo comparto, hanno preso la parola anche Muhammetmyrat Amanov, CEO della TAPI (Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India) Pipeline Company Limited e Luca Vignati, Executive Vice President Central Asia Region di ENI. Il primo ha descritto i vantaggi del gasdotto che mira a trasportare, a regime, oltre a 30 miliardi di metri cubi di gas naturale turkmeno all'anno verso l'India, attraverso Afghanistan e Pakistan – opera però, va detto, di cui ormai si parla da anni; Vignati ha invece sottolineato l'elevata redditività degli investimenti – più di 2 miliardi di euro dal 2008 - del Cane a sei zampe in Turkmenistan, che permettono di estrarre 15/16mila barili di petrolio al giorno, e il valore aggiunto garantito dall'azienda, considerato anche che la quasi totalità dei 1.000 dipendenti operativi sul territorio turkmeno è di origine locale.
Sono seguiti altri numerosi interventi - tra cui quello di Eugenio Novario, Presidente dell'Osservatorio Asia Centrale e Caspio (OACC), che ha ribadito l'importanza di un approccio che, oltre alla fondamentale sfera economica, tenga conto anche dei rapporti culturali tra Italia e Asia Centrale -, che hanno portato verso la conclusione dell'assemblea plenaria. I saluti conclusivi sono stati appannaggio del già citato Manlio Di Stefano, che ha tracciato l'obiettivo di rilanciare la relazione economico/commerciale anche attraverso la creazione di una piattaforma permamente di dialogo tra Roma e Ashgabat. Prima dell'inizio delle tavole rotonde settoriali, che hanno occupato il pomeriggio, si è svolta la cerimonia per la firma di numerosi accordi commerciali tra aziende italiane e turkmene.
In conclusione, si è trattato di un evento che ha sicuramente suscitato l'interesse della comunità imprenditoriale italiana, attratta da un paese che risulta però, va detto, ancora troppo chiuso e sconosciuto al grande pubblico. Appuntamenti come quello svoltosi a Milano il 6 novembre sono quindi più che i benvenuti, soprattutto se un accresciuto interscambio commerciale tra Italia e Turkmenistan potesse contribuire a portare a una maggiore apertura politica e verso l'esterno della Repubblica centro asiatica.




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http://www.eu/ita/archivio/Il-Turkmenistan-sbarca-a-Milano-per-farsi-conoscere-dagli-imprenditori-italiani-di-Davide-Cancarini-729-ITA.asp 2019-11-28 daily 0.5