Il caldo Natale che viene dall'Est (di Dario Delbò)

Situazione attendista sui mercati dell'est, con grandi manovre, economiche, politiche e anche militari che potranno portare rilevanti cambiamenti nel 2016. L'economia Russa, per la prima volta da diversi anni, (ultima situazione analoga nel 2010 dopo la crisi dei mercati globali scatenata dagli USA) quest'anno sarà in recessione e non di poco: è stimato un calo del PIL di oltre tre punti percentuale se è vero che solo nell'ultimo trimestre si è registrato un calo del 4,6% che come sappiamo è dovuto principalmente alla crisi con l'Ucraina ma non solo alle sanzioni internazionali che sono seguite, o meglio non del tutto almeno. Infatti se sicuramente l'economia del paese ha subito una forte battuta d'arresto a causa delle restrizioni economiche a cui è sottoposta dai paesi sanzionanti, va rilevato come a pesare maggiormente siano per paradosso state le controsanzioni varate dalla stessa Russia, come ad esempio quelle per l'import di prodotti alimentari, (famoso il caso del nostro Grana Padano che per aggirarle divenne “made in Minsk”) o il blocco degli investimenti verso l'estero.
Come scritto nelle precedenti newsletter la crisi Ucraina si è poi intrecciata con la corsa al ribasso dell'oro nero e del gas naturale, da cui l'economia di Mosca dipende fortemente, che negli ultimi mesi ha visto un superamento negativo del supporto psicologico ( e non solo) di 40 dollari al barile per il greggio, arrivato addirittura a ridosso dei 34 e che se per brevi periodi potrà sicuramente arrivare a valori ancora inferiori a nostro avviso, si assisterà a un graduale aumento nel 2016 in scia della maggiore domanda proveniente da una Cina sempre assetata e da una ripresa mondiale fragile ma pur sempre presente, guidata da quelli Stati Uniti che sono divenuti per la prima volta nella storia, il più importante produttore di petrolio al mondo, ormai davanti all'Arabia Saudita.
Le potenze occidentali dovranno quindi capire come vogliono muovere i pezzi sul complesso scacchiere internazionale, Putin infatti e li per restare, gode di un forte consenso interno, dato da una popolazione che ne ha viste di tutti i colori prima e dopo il crollo del muro, anche i più giovani ricordano bene i golpe e i crac finanziari di fine anni novanta e le sanzioni internazionali dal punto di vista della politica interna, non fanno altro che rafforzare l'immagine dello Zar forte che da solo difende il paese dagli attacchi stranieri e questo come scritto, in un contesto si di recessione ma che viene comunque dopo molti anni di crescita del paese, quando tutto il resto del mondo scendeva e che con il prezzo del petrolio non più in discesa, dovrebbe portare a una stabilizzazione dell'economia Russa dal prossimo anno, anche perché le sanzioni internazionali che a giugno erano state rinnovate dalla UE per altri 6 mesi, prima o poi dovranno essere riviste, non è infatti pensabile che Putin abbandoni la Crimea o smetta di sostenere i separatisti del Donbass giunti al punto in cui siamo e se l'Europa non vuole condannarsi in via perenne a sostenere le conseguenze economiche ma anche politiche di una Russia che volge lo sguardo a est, invece che a ovest, una soluzione di pragmatismo dovrà essere trovata, con buona pace degli ultranazionalisti Ucraini.
La Cina, (e non solo) per quanto il suo mercato azionario sia nella turbolenza, dopo anni di crescite spropositate e vertiginose che non avevano nessun fondamentale se non la pura e mera speculazione, è infatti, sempre li che aspetta di accogliere tra le sue braccia l'orso Russo ma soprattutto il suo Gas e petrolio di cui ha un gran bisogno e in questo senso, la riunione Opec, (di cui la Russia fa parte) indetta dall'Arabia Saudita nelle scorse settimane, porterà a dei cambiamenti sia nel prezzo del greggio ma soprattutto nella situazione politica/economica con il tentativo da parte dei paesi produttori di variare i nuovi punti d'equilibrio venutesi a creare dopo la preponderante entrata degli USA nel mercato petrolifero internazionale e che approfondiremo nella prossima newsletter.