Il “caso Stati” preoccupa gli investitori stranieri in Kazakhstan (di Paolo Sorbello)

La Corte Suprema americana ha negato la richiesta del Kazakhstan di fermare le indagini riguardo il caso giudiziario che coinvolge il governo centrasiatico e un gruppo di compagnie facente capo all'affarista moldavo Anatolie Stati. Nel lungo procedimento, la decisione della Corte Suprema rappresenta un duro colpo per il contesto imprenditoriale e per gli investimenti stranieri in Kazakhstan.

Stati aveva investito in due giacimenti petroliferi nella regione di Mangistau, nel Kazakhstan occidentale, alla fine degli anni novanta. Tuttavia, i giacimenti non diedero i risultati sperati e, all'interno di una disputa con sfumature politiche, nel maggio del 2009 il governo kazako espropriò i giacimenti. Le compagnie di riferimento subirono inoltre multe e procedimenti penali a causa di presunte irregolarità. Nonostante Stati avesse fatto appello direttamente anche al presidente Nursultan Nazarbayev, il governo kazako continuò la campagna contro le sue compagnie. Stati allora decise di proseguire la causa per vie legali e decise di adire al tribunale della Energy Charter Treaty, un’organizzazione non-governativa creata per tutelare gli investimenti nel comparto energetico. Nel 2010, il tribunale arbitrale diede ragione a Stati e ordinò al governo kazako un pagamento di circa 500 milioni di dollari.

Il governo rifiutò di pagare e iniziò una battaglia legale internazionale che dura da quasi un decennio e ha colpito duramente il clima per gli investimenti in Kazakhstan. In questi procedimenti, che hanno coinvolto tribunali di mezzo mondo, tra cui svedesi, americani, britannici e italiani, entrambe le parti hanno mostrato preoccupanti debolezze.

Nel dicembre 2017, i legali di Stati sono riusciti a dimostrare una relazione diretta tra i possedimenti all'estero del governo kazako, sotto forma di azioni di aziende statali e depositi di fondi sovrani, ottenendo il “congelamento” di circa 22 miliardi di dollari che il fondo sovrano kazako aveva depositato presso la Bank of New York Mellon. Il ministero della giustizia kazako aveva più volte accusato la controparte di azioni illegali o dannose verso entità non direttamente collegate alla decisione arbitrale della Energy Charter. 

Il 15 ottobre, tuttavia, la Corte Suprema a Washington ha rigettato le 222 istanze di irregolarità presentate dai legali del governo kazako. Questa decisione potrebbe avere un doppio effetto negativo per il Kazakhstan: da un lato, i legali di Stati potrebbero rivalersi su una rosa di azioni e attori direttamente collegati al governo kazako, ma sotto la giurisdizione delle corti americane; dall'altro, le indagini sugli asset kazaki negli Stati Uniti potrebbe svelare alcune relazioni “scomode” tra compagnie e azionisti kazaki. Il “caso Stati” infatti ha toccato alcuni nervi del business del petrolio kazako finora schermati dalla diversificazione degli asset in una decina di Paesi. L’attacco che i legali di Stati hanno portato su molteplici giurisdizioni potrebbe far pagare al governo kazako un prezzo più alto, rispetto ai 500 milioni che il tribunale arbitrale aveva inizialmente sancito.

A luglio scorso, tuttavia, Stati e la sua cordata sono stati colpiti da un raro caso di annullamento retroattivo di una serie di revisioni contabili. La compagnia privata di revisione KPMG ha infatti stabilito che, visti i nuovi documenti finanziari emersi in alcuni procedimenti giudiziari, le ispezioni fatte negli anni 2007, 2008 e 2009 alle compagnie di Stati non possono considerarsi accurate. Le 18 ispezioni in questione “non sono da considerare attendibili” secondo KPMG. Il ministero di giustizia kazako ha così aggiunto prove al suo argomento principale: che la decisione arbitrale del 2010 sia stata ottenuta grazie a dichiarazioni fraudolente da parte di Stati.

Una volta alzato il polverone giudiziario è difficile assegnare ragione e torto a ciascuna delle parti. Alla fine, come nella maggior parte degli scandali giudiziari di risonanza mediatica, la decisione in ultima istanza avrà un effetto, ma l’eco intorno alle accuse potrebbe averne un altro. Se Stati dovesse prevalere, la lezione per gli investitori stranieri sarebbe pregna di incertezze: solo grazie alle funamboliche capacità degli avvocati, capaci di sferrare un attacco su diverse giurisdizioni, un investitore straniero sarebbe capace di recuperare il valore monetario del proprio investimento, espropriato indebitamente da un decennio o più. Al contrario, se il governo kazako dovesse ottenere una sentenza in suo favore, la battaglia legale avrebbe comunque implicato un dispendio di risorse importante per diversi anni, insieme a rivelazioni scomode sui possedimenti del governo e delle aziende collegate in giro per il mondo. 

In un ambiente già complicato per gli investimenti stranieri, il “caso Stati” potrebbe essere una lezione per chi si affaccia al mondo del business kazako o per chi è già dentro. Al fine di mantenere un buon rapporto con gli investitori, al Kazakhstan spetta, ancora una volta, dimostrare una propensione verso la trasparenza e lo stato di diritto. Per il nuovo presidente Kassym-Jomart Tokayev il compito è di dimostrare che questa propensione è anche una concreta politica per il futuro.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Il-caso-Stati-preoccupa-gli-investitori-stranieri-in-Kazakhstan-di-Paolo-Sorbello-724-ITA.asp 2019-10-30 daily 0.5