Il forum centroasiatico di Astana, tra cooperazione regionale e risvolti geopolitici (di Fabio Indeo)

Il summit tra i cinque capi di stato delle repubbliche centroasiatiche tenutosi ad Astana (Kazakhstan) il 15 e 16 marzo rappresenta un evento storico epocale per la regione: infatti, dopo 27 anni dall'implosione dell'Unione Sovietica e dall'ottenimento dell'indipendenza nazionale emerge forte la volontà di rafforzare e promuovere la cooperazione regionale al fine di risolvere le problematiche esistenti e di elaborare una  politica regionale endogena, prettamente centroasiatica, ovvero che miri prioritariamente al perseguimento degli obiettivi e delle necessità espresse dalle repubbliche dell'area.

Occorre tuttavia notare come la defezione del presidente turkmeno Berdymukhammedov ha comunque inciso sul pieno successo di questo meeting, anche se in realtà la sua mancata partecipazione sembra ascriversi alla tradizionale politica di neutralità adottata dal Turkmenistan sin dal 1994. Il Turkmenistan ha partecipato alla riunione con una delegazione guidata da Akja Nurberdieva, portavoce del parlamento e di fatto seconda carica dello stato.

Dopo quasi vent'anni dall'ultimo summit (quello tenutosi nel 2009 era incentrato sul Mare d'Aral), l'idea di convocare regolarmente un forum di discussione e consultazione che coinvolgesse i cinque presidenti delle repubbliche centroasiatiche venne avanzata dal presidente uzbeko Mirziyoyev durante l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (settembre 2017) e successivamente riproposta nel corso della conferenza internazionale sulla sicurezza regionale svoltasi a Samarcanda nel novembre 2017, a seguito della quale il presidente kazako Nazarbayev offrì la disponibilità del proprio paese ad ospitare l'evento.

Il summit di Astana si configura sostanzialmente come il quinto meeting a livello presidenziale organizzato dopo il 1991, anche se si evince chiaramente come siano profondamente mutate le condizioni e lo scenario nel quale si muovono gli attori regionali. Infatti i summit dei primi anni novanta riflettevano le esigenze delle repubbliche centroasiatiche di rafforzare la propria sovranità politica ed indipendenza economica, mentre dalla seconda metà degli anni novanta le esigenze prioritarie divennero quelle della sicurezza regionale e della stabilità, minacciata dagli strascichi della guerra civile in Tagikistan e dalle incursioni transfrontaliere del Movimento Islamico dell'Uzbekistan, oltre alla presa del potere dei Taliban nel vicino Afghanistan (che  l'allora presidente turkmeno Nyazov non percepiva come una minaccia alla sicurezza regionale, a differenza dei suoi omologhi centroasiatici).

Il disaccordo e la diffidenza che permeava le relazioni tra i capi di stato sostanzialmente impediva un regolare dialogo sul piano politico, una piena collaborazione nella sfera della sicurezza e rallentava la cooperazione economica e commerciale in ambito regionale.

Ora il clima appare totalmente mutato. Nella dichiarazione congiunta formulata a margine del summit, si evidenzia il convinto impegno e il desiderio di promuovere una cooperazione regionale fondata sul supporto reciproco e sulla volontà di trovare delle soluzioni condivise alle principali problematiche esistenti, al fine di garantire sicurezza, stabilità e sviluppo sostenibile all'intera regione. Nello stesso documento si afferma che “lo sviluppo del commercio in termini reciprocamente vantaggiosi, la cooperazione economica e in materi di investimenti, lo sviluppo delle infrastrutture regionali di trasporto, la gestione razionale della risorsa idrica e delle fonti energetiche, lo sviluppo dell'industria e dei processi di trasformazione, l'utilizzo di tecnologie avanzate e dell'innovazione, i progressi dell'economia digitale contribuiranno alla crescita sostenibile del benessere delle nazioni centroasiatiche” (Official Site of the President of the Republic of Kazakhstan, Joint Statement of the Heads of Central Asian States
on the Bright Holiday of Nauryz
, Akorda.kz, 15 marzo 2018).

La maggiore propensione ad una cooperazione regionale viene vista come una strategia vincente dalle repubbliche centroasiatiche, grazie anche ai risultati prodotti dalla politica estera regionale intrapresa dal presidente uzbeko Mirziyoyev il quale, rinsaldando le relazioni bilaterali con le repubbliche confinanti, ha di fatto aperto un dialogo finalizzato alla soluzione delle problematiche che hanno tradizionalmente ostacolato lo sviluppo della cooperazione in Asia centrale.

Uno dei nodi principali che inficiava sulla cooperazione regionale erano I rapporti tesi tra Uzbekistan e Tagikistan, legati essenzialmente alla mancata demarcazione e alla sicurezza dei confini e al progetto della centrale idroelettrica di Roghun.

La recente visita del presidente uzbeko in Tagikistan (una decina di giorni prima del summit) ha rappresentato l'ultimo decisivo tassello della politica regionale uzbeka, promuovendo una distensione delle relazioni bilaterali e il raggiungimento di importantissimi accordi come l'abolizione del visto temporaneo (introdotto nel 2001) - misura che permetterà di intensificare i contatti tra le due consistenti minoranze etniche tagiche ed uzbeke in prossimità dei confini - e il supporto uzbeko alla realizzazione della diga e dell'annessa centrale idroelettrica di Rogun. 

Dopo aver osteggiato per anni i progetti di realizzazione delle centrali idroelettriche nelle repubbliche confinanti di Kirghizistan e Tagikistan, ora Tashkent sostiene queste iniziative considerando i benefici che potrebbero fornire all'intera regione: durante il summit Uzbekistan e Kazakhstan hanno ribadito la loro intenzione di supportare economicamente e tecnologicamente  le due nazioni ricche d'acqua, oltre ad impegnarsi seriamente per raggiungere un accordo condiviso sulla gestione dei flussi idrici nelle varie stagioni dell'anno, ovvero per tutelare la produzione di cotone delle repubbliche a valle e per garantire la produzione di energia idroelettrica delle nazioni "a monte".

La distensione nelle relazioni uzbeko-tagike è destinato a riverberarsi positivamente anche sull'interconnettività infrastrutturale regionale e sulla cooperazione energetica. Infatti, dal 2009 per motivi di sicurezza le autorità uzbeke hanno spesso impedito il transito ferroviario tra le due nazioni, ostacolando l'allora progetto statunitense del Northern Distribution Network rivolto all'Afghanistan e, più in generale, lo sviluppo di una rete ferroviaria regionale, obiettivo che potrebbe essere presto raggiunto a seguito dell'attuale miglioramento delle relazioni bilaterali.

Sempre nel 2009, l'Uzbekistan abbandonò la rete unificata di distribuzione dell'energia elettrica in Asia centrale (di epoca sovietica) come reazione alla volontà del presidente tagiko Rahmon di proseguire nella realizzazione della centrale di Roghun, impedendo il transito nel proprio territorio nazionale delle esportazioni elettriche turkmene verso il Tagikistan. Dal 2017 lo scenario è totalmente cambiato in quanto dopo la visita del presidente uzbeko ad Asghabat, l'Uzbekistan acconsente al transito delle esportazioni elettriche turkmene verso il Tagikistan mentre a marzo 2018 sono stati perfezionati gli accordi che prevedono le esportazioni di energia elettrica dal Tagikistan verso l'Uzbekistan nella stagione estiva, che dovrebbero essere ricambiati con esportazione di idrocarburi uzbeki nel periodo invernale, attraverso l'ammodernamento delle condutture di trasporto.

La regolamentazione dei confini territoriali e l'accordo per una gestione equa e razionale delle risorse idriche rappresentano una rilevante piattaforma d'intenti sulla quale realizzare una compiuta cooperazione regionale, proficua sul piano economico come dimostra l'esempio uzbeko: infatti, Mirziyoyev ha sottolineato come il commercio con le altre repubbliche centroasiatiche con le quali vi è stata una distensione delle relazioni sia cresciuto del 20%, grazie anche ai progressi in termini di interconnettività, con la riapertura di valichi di frontiera e l'abolizione di restrizioni al transito confinario.

Questo rinnovato clima di cooperazione improntato sulla fiducia reciproca potrebbe promuovere un periodo di pace e prosperità per l'Asia centrale.
Uzbekistan e Kazakhstan hanno svolto un ruolo chiave nell'organizzazione del summit - rispettivamente come promotore e paese ospitante - legittimando di fatto le ambizioni delle due maggiori economie dell'Asia centrale a svolgere un ruolo di traino che dalla sfera economico-commerciale si traduca successivamente in forza politica in modo da ipotizzare delle convergenze nelle scelte di politica estera che accomunino le cinque repubbliche.

Da un punto di vista economico, la cooperazione regionale rafforza la connettività permettendo a questi stati senza sbocco sul mare (landlocked) di trovare nuove e proficue rotte commerciali.
Attualmente il progetto geoeconomico cinese della Belt and Road Initiative mira a promuovere la connettività regionale, ma si tratta di un iniziativa promossa da un attore esterno che intende realizzare principalmente gli obiettivi strategici di Pechino, per quanto poi implichi massicci investimenti per la realizzazione di infrastrutture di trasporto ed energetiche delle quali beneficeranno anche le repubbliche centroasiatiche, nella loro funzione di corridoio fondamentale di transito terrestre tra Cina ed Europa.

Lo stesso presidente Nazarbayev ha dichiarato che la soluzione dei problemi dell'Asia centrale spetta alle repubbliche della regione attraverso dialogo e consultazioni, senza delegare ad attori terzi.

Ciò che traspare da queste dichiarazioni è la volontà di promuovere e rafforzare il dialogo regionale, volto non alla realizzazione di nuove organizzazioni sovranazionali (vedi Unione Economica Euroasiatica) ma per il raggiungimento di obiettivi centroasiatici e per la soluzione delle dispute esistenti. In sostanza, le repubbliche centroasiatiche ambiscono ad una cooperazione prettamente endogena, che non esclude la collaborazione con le principali potenze esterne Russia e Cina, senza risultarne però condizionate nel perseguimento degli obiettivi.

Appare tuttavia impensabile ed irrealistico ipotizzare di poter, nel breve-medio termine, contenere o ridurre notevolmente l'influenza di Russia e Cina nella regione  considerato il loro peso in materia di sicurezza, legami economici, e per la prossimità geografica. Inoltre tale ambizione di imporsi come regione risulta condizionata dalla differente partecipazione delle repubbliche centroasiatiche nelle maggiori organizzazioni regionali multilaterali: Kazakhstan e Kirghizistan fanno parte dell'Organizzazione della Cooperazione di Shanghai (OCS), Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC) e dell'Unione Economica Euroasiatica (EEU); il Tagikistan è membro delle due organizzazioni multilaterali securitarie ma è indeciso sull'adesione alla UEE; l'Uzbekistan che fa parte solo dell'OCS mentre il  Turkmenistan non ha aderito a nessuna di queste.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Il-forum-centroasiatico-di-Astana--tra-cooperazione-regionale-e-risvolti-geopolitici-di-Fabio-Indeo-497-ITA.asp 2018-03-28 daily 0.5