Il futuro dell'Uzbekistan dopo la rielezione di Mirziyoyev (di Fabio Indeo)

A seguito delle elezioni tenutesi il 24 ottobre, il presidente uzbeko Mirziyoyev ha ottenuto una ampiamente preventivabile riconferma – con l’80% dei voti - che gli consentirà di svolgere il suo secondo mandato quinquennale come capo di stato della più popolosa tra le repubbliche centroasiatiche. Sebbene con percentuali inferiori rispetto al passato (Mirziyoyev ottenne quasi il 90% dei consensi nella precedente consultazione del 2016, che sanciva la successione al defunto presidente Karimov), la scontata rielezione conferma la popolarità e il consenso di cui gode il presidente uzbeko - la seconda classificata è stata l’esponente del Partito Democratico del Popolo con il 6,6% dei voti - artefice della transizione dell’Uzbekistan verso una maggiore apertura politica all’esterno ed una progressiva liberalizzazione economica sul piano nazionale.

Mirziyoyev viene considerato un riformatore, in quanto in cinque anni ha impresso una svolta notevole alla nazione: durante la presidenza Karimov l’Uzbekistan era sostanzialmente isolato dal resto del mondo, mentre ora si presenta come una nazione aperta agli investitori, che intrattiene relazioni politiche e diplomatiche con gli altri stati, con un peso geopolitico ed un’influenza regionale internazionalmente riconosciuta grazie alla sua funzione di hub commerciale nel cuore dell’Asia Centrale e partner importante nella realizzazione dell’architettura di sicurezza regionale. È tuttavia importante ricordare come Mirziyoyev fosse parte integrante della ristretta ed esclusiva cerchia di potere di Karimov, ricoprendo il ruolo apicale di Primo Ministro dal 2003 al 2016.
Le riforme introdotte da Mirziyoyev mirano ad una transizione graduale verso un’economia di mercato ed una progressiva liberalizzazione economica, superando l’indirizzo dirigista-centralista improntato su un rigido controllo amministrativo della precedente amministrazione: in quest’ambito, i maggiori successi appaiono il supporto all’imprenditoria privata e la liberalizzazione della politica valutaria di cambio.

Rispetto al passato, sul piano interno si rileva come stampa e media abbiano maggiori margini di espressione e di manovra, mentre molti detenuti incarcerati per motivi religiosi sono stati liberati a seguito di decreti di amnistia, anche se l’attenzione resta alta nei confronti di coloro che appartengono a gruppi considerati illegali - come Hizb ut Tahrir - o estremisti-radicali, che rappresentano una minaccia all’ordine costituito e alla stabilità. A luglio 2021 è stata adottata una nuova legge in materia religiosa che attenua alcuni vincoli - permette alle donne la possibilità di indossare il velo islamico negli edifici pubblici, semplifica il processo di registrazione delle organizzazioni religiose - ma ne mantiene altri, come la possibilità di ricevere un educazione fondata sulla religione solo successivamente al completamento del corso di studi superiore, per evitare un pericoloso ed incontrollato indottrinamento dei più piccoli. Un altra importante riforma ha riguardato la notevole riduzione dell’impiego di manodopera forzata nella raccolta del cotone - i cosiddetti volontari nella raccolta dell’oro bianco – pratica che coinvolgeva studenti, insegnanti, dottori ed impiegati pubblici.
Nonostante la missione di monitoraggio elettorale inviata dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) abbia riscontrato sostanziali progressi rispetto al passato, vanno rafforzati gli sforzi e l’impegno per creare un sistema politico maggiormente multipartitico che preveda un’aperta competizione tra i candidati. 

In questi anni Mirziyoyev si è espresso favorevolmente riguardo alla creazione di partiti politici di opposizione e alla loro partecipazione alle elezioni, ma occorrerebbe modificare l’attuale legge elettorale uzbeka, che consente solo ai partiti politici ufficialmente registrati di poter esprimere dei candidati e quindi di partecipare attivamente alle elezioni: il partito Democratico Liberale (partito governativo creato dal precedente presidente Karimov, dalle cui fila provengono al momento i due presidenti che si sono succeduti nel paese), il partito conservatore Milliy Tiklanish (che rappresenta la seconda forza in parlamento), Adolat (il partito Social Democratico), il partito Democratico del Popolo (che ha espresso una candidatura femminile con Maksuda Vorisova) ed il partito Ecologico. Per diverse ragioni, le autorità uzbeke hanno respinto le richieste di registrazione ufficiale avanzate dal partito Erk (forza tradizionale di opposizione, primo partito politico indipendente ufficialmente registrato in Uzbekistan, il cui leader Solih sfidò Karimov alle prime elezioni presidenziali post indipendenza) e da altri movimenti d’opposizione alle politiche di Mirziyoyev, come il partito  Hakikat va Tarakkiyot (Verità e Progresso) ed il partito Interesse del Popolo).
I successi più evidenti dei primi cinque anni di presidenza Mirziyoyev si sono sicuramente riscontrati in politica estera: il rafforzamento della cooperazione regionale ed il miglioramento delle relazioni diplomatiche con le quattro repubbliche centroasiatiche confinanti sono diventati cardini essenziali all’interno della politica estera uzbeka. Di fondamentale rilevanza è stata la politica di distensione e di dialogo con Tagikistan e Kirghizistan (repubbliche con le quali l’Uzbekistan condivide territorialmente la Valle del Ferghana), culminata con l’accordo per la demarcazione definitiva della maggior parte dei confini interstatuali, condizione che consente di depotenziare una deleteria fonte di tensione nelle relazioni tra stati regionali. Inoltre, Mirziyoyev ha dichiarato che l’Uzbekistan non si opporrà più alla realizzazione dei progetti di centrali idroelettriche in queste due repubbliche - offrendo anzi il proprio supporto anche in termini economici - discostandosi drasticamente dall’atteggiamento di decisa chiusura dell’era Karimov. 

La conflittualità latente tra Kirghizistan e Tagikistan, a causa delle loro irrisolte questioni di frontiera e delle enclaves territoriali, rafforza la validità dell’approccio dialogante dell’Uzbekistan. Alla base di questa strategia di distensione vi è l’obiettivo di promuovere la cooperazione economico-commerciale nella regione, in quanto lo sviluppo di relazioni di buon vicinato consentirà l’implementazione di quei progetti infrastrutturali interregionali (linee ferroviarie, strade, corridoi energetici) per promuovere interconnettività e sviluppo in Asia Centrale, in correlazione con i corridoi promossi dalla Cina nell’ambito della Belt and Road Initiative. Assieme al Kazakhstan, l’Uzbekistan è stato promotore del forum consultivo tra i cinque capi di stato delle repubbliche centroasiatiche, con la chiara volontà di rafforzare e promuovere la cooperazione regionale al fine di risolvere le problematiche esistenti attraverso un’embrionale convergenza su una politica regionale endogena, prettamente centroasiatica, ovvero che miri prioritariamente al perseguimento degli obiettivi e delle necessità espresse dalle repubbliche dell'area. 
Per quanto concerne le relazioni con gli attori esterni, la Cina è diventato il principale partner economico per  l’Uzbekistan, oltre ad aver investito in progetti infrastrutturali in ambito BRI.

Un altro significativo cambiamento concerne le relazioni con la Russia, improntate su una minore diffidenza rispetto al passato - anche se la finalità di preservare la sovranità nazionale e l’indipendenza delle decisioni assunte in politica estera rimangono obiettivi prioritari per Tashkent.
Per quanto riguarda la cooperazione in ambito bilaterale, mentre resta inalterata la riluttanza dell’Uzbekistan di entrare a far parte di organizzazioni regionali multilaterali a guida moscovita (orientamento confermato dal fatto che Tashkent fa invece parte dell’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai, altro blocco securitario regionale nel quale la leadership è condivisa tra Russia e Cina). Il deterioramento della situazione in Afghanistan ha spinto l’Uzbekistan a partecipare a delle esercitazioni militari congiunte con Russia e Tagikistan e ad ospitare a Termez (in prossimità del confine con l’Afghanistan) delle truppe russe per un esercitazione bilaterale. Ciononostante, non appare al momento immaginabile un adesione dell’Uzbekistan all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (blocco securitario a guida russa dal quale Tashkent è uscito, per la seconda volta, nel 2012), anche perché contraddirebbe le linee guida in politica estera che escludono l’adesione a blocchi regionali e propugnano il non allineamento.
Tuttavia, il potenziale scenario di instabilità regionale legato alla crisi afgana prefigura una maggiore collaborazione in ambito militare e securitario tra Tashkent e Mosca. Infatti, la prima visita ufficiale del presidente rieletto sarà proprio in Russia, a novembre, nel corso della quale verranno discussi e approfonditi gli accordi bilaterali, con un focus particolare sulla cooperazione nel settore della difesa ed acquisto di armi (che Tashkent ottiene a prezzi scontati pur non facendo parte dell’OTSC).
 
Nei prossimi cinque anni, Mirziyoyev avrà il compito di portare avanti il processo di riforme, modernizzazione e liberalizzazione economica, cercando sia di realizzare le promesse fatte (rete internet più veloce e diffusa, raddoppiare il reddito procapite da 1700 a 4000 dollari, lotta alla corruzione) e di risolvere le principali distorsioni che ancora affliggono la nazione.
Uno dei più importanti è quello della povertà e dell’elevato tasso di disoccupazione che ha spinto negli anni oltre due milioni di uzbeki a trovare lavoro all’estero (in Russia soprattutto ma anche Kazakhstan e Turchia). Altra problematica è quella di migliorare l’approvvigionamento energetico in una nazione di 35 milioni di abitanti, senza interruzioni del riscaldamento o delle forniture elettriche come frequentemente accade nella stagione invernale: per il secondo anno consecutivo, il presidente ha ordinato la riduzione delle esportazioni di gas per soddisfare la domanda interna, scelta che implica ovviamente una riduzione delle entrate derivanti dalle esportazioni che sono necessarie per il bilancio statale. Si renderanno quindi necessari massicci investimenti per intervenire in ambito occupazionale e di modernizzazione delle infrastrutture, in uno scenario economico caratterizzato da un debito estero di 36 miliardi di dollari, cresciuto del 6% negli ultimi sei mesi. 

Anche la potenziale adesione all’ Unione Economica Euroasiatica rimane un nodo da sciogliere: al momento l’Uzbekistan detiene lo status di osservatore, ma valuta con attenzione un maggior coinvolgimento, in quanto l’abbattimento delle barriere doganali e il libero commercio con Russia e Kazakhstan avrebbe grandi benefici per economia nazionale.
Una delle sfide maggiori di questo secondo mandato sarà quella di trovare un modus vivendi con la leadership Taliban al potere in Afghanistan, preservando la stabilità e la sicurezza regionale. In quest’ottica, Mirziyoyev ha intrapreso una strategia di dialogo e cooperazione con i Taliban, un atteggiamento decisamente pragmatico in totale antitesi con la politica di Karimov che vedeva nei Taliban una minaccia da estirpare e supportava l’Alleanza del Nord. Il governo uzbeko ha ricevuto ampie rassicurazioni dai Taliban, i quali non intendono destabilizzare o espandersi nei paesi confinanti, ma perseguire obiettivi nazionali.

Ora i Taliban sono visti come necessari potenziali partner per preservare la proficua cooperazione economica, energetica ed infrastrutturale tra le due nazioni: ad esempio, la linea ferroviaria Termez-Hairaton-Mazar I Sharif - unico collegamento ferroviario tra Asia Centrale ed Afghanistan, arteria principale del commercio utilizzata anche dal Kazakshtan per esportare grano e dalla Cina come segmento di un corridoio della BRI , e che oltretutto permette a Tashkent di incassare i diritti di transito - e l’elettrodotto Surkhon Pul-e-Khumri (in fase di realizzazione) che consentirà all’Uzbekistan di incrementare del 70% le proprie esportazioni di energia elettrica verso il paese confinante. A febbraio 2021, Uzbekistan e Pakistan hanno siglato un accordo per estendere la linea ferroviaria da Mazar a Kabul sino a Peshawar per poi raggiungere i porti pakistani sul Mare Arabico aprendo una nuova rotta di sbocco commerciale per l’ Uzbekistan e le repubbliche centroasiatiche.
Nonostante l’Uzbekistan non abbia ancora ufficialmente riconosciuto il nuovo governo, Il 7 ottobre, una delegazione uzbeka, guidata dal ministro degli esteri Kamilov, si è recata in visita a Kabul per discutere con la leadership politica dei Taliban dei progetti comuni inerenti trasporti, energia e commercio.

 (1) OSCE, Despite recent reforms Uzbekistan’s presidential election lacked genuine competition, international observers say, 25 October 2021, https://www.osce.org/odihr/elections/uzbekistan/502206
 (2) Gazeta.uz, 23 September 2021, https://www.gazeta.uz/ru/2021/09/23/external-debt/ 





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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Il-futuro-dell-Uzbekistan-dopo-la-rielezione-di--Mirziyoyev-di-Fabio-Indeo-1007-ITA.asp 2021-11-11 daily 0.5