Il piano economico dell'Uzbekistan per il 2016 (di Riccardo Mario Cucciolla)

Nelle scorse settimane, l’Uzbekistan ha approvato il bilancio finanziario del 2015 e il piano economico per il 2016. Tra gli obiettivi per una crescita economica sostenibile, il Primo Vice Premier e Ministro delle Finanze dell’Uzbekistan Rustam Azimov ha ricordato il pareggio di bilancio, una maggiore efficienza della spesa pubblica e la diminuzione della pressione fiscale sui cittadini, dichiarando che “il concetto della politica fiscale per il 2016 prevede la riduzione del carico fiscale dal 20,7% nel 2015 al 19,1%”. Una decisiva controtendenza rispetto all’anno precedente.
Infatti, nel 2015, i ricavi da imposte dirette a gennaio-settembre erano aumentate del 18,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente fino a 6,388 trilioni som (circa il 24,3% dei ricavi totali), e le imposte indirette del 18,1% rispetto all’anno precedente, arrivando a 13,946 trilioni di som (52,9% del totale). I ricavi per l'imposta sul valore aggiunto erano aumentati del 19,6% (fino a raggiungere 7,814 trilioni di som), le accise del 18,1% (fino a 4,115 trilioni di som), e i pagamenti delle risorse e delle entrate fiscali sulla proprietà – corrispondenti a 13,1% delle entrate complessive (3,461 trilioni di som) - del 1,5%. Malgrado l’aumento delle imposte, il bilancio statale dell'Uzbekistan nel 2015 ha segnato un deficit di circa 1,8 trilioni di som (circa 1% del PIL), dovuto a entrate per 36,2 trilioni di som (20,2% del PIL) e spese per 38 trilioni di som (21,2% del PIL).
Per il 2016, stimando una crescita del prodotto interno lordo del 7,8% (un punto percentuale in meno rispetto alle precedenti stime), della produzione industriale (+8,2%), della produzione agricola (+6,1%), degli investimenti capitali (+9,6%), anche il deficit fiscale crescerà nominalmente (2,2 trilioni di som, un punto percentuale del PIL), considerando entrate per 40,5 trilioni di som (18,4% del PIL) e 42,7% di spese (19,4% del PIL).
In quest’anno, circa il 59,2% (in aumento, rispetto al 58,7% del 2015) di tutte le spese del bilancio saranno indirizzate verso il settore sociale, mentre la parte di bilancio destinata all'istruzione costituirà il 6,8% del PIL, e il 2,8% all’assistenza sanitaria. Inoltre, si prevede di aumentare le spese di 1,16 volte per la manutenzione delle istituzioni culturali e degli eventi sportivi e di 1,36 volte nell'ambito scientifico. Le spese per l’economia sono previste per un valore del 2,1% del PIL, e gli investimenti centralizzati finanziati dal bilancio dello Stato dell’1%. I ricavi e le spese dei fondi fiduciari pubblici per il 2016 sono stati individuati per un valore di 23,4 trilioni di som.
Nel 2016, oltre all’aumento della spesa pubblica, anche la diminuzione della pressione fiscale seguirà una serie di tappe. In particolare, le entrate del bilancio vedranno una riduzione dell'aliquota di base dell'imposta sul reddito delle persone giuridiche dall’8 al 7,5% e il livello dell'imposta unica sostitutiva del valore complessivo delle imposte per le micro e piccole imprese che operano nella fornitura di servizi sarà ridotto da 6 a 5%, lasciando 58,4 miliardi di som a disposizione di queste imprese.
Tuttavia, l'aliquota fiscale corrente sul miglioramento e sviluppo delle infrastrutture sociali, l’imposta unica, l'imposta sul valore aggiunto e altre imposte, nonché i pagamenti obbligatori saranno mantenuti ai livelli dell’anno precedente; mentre alcune tasse - come ad esempio la tassa sulla proprietà personale, le imposte fondiarie e le accise su alcool e tabacco - verranno indicizzate.
Allo stesso tempo, l'aliquota d'imposta sul reddito delle persone fisiche (che ottengono da una a cinque volte la quota di salario minimo) verrà ridotto da 8,5 per cento al 7,5 per cento, mentre il tasso obbligatorio dei versamenti dei cittadini al Fondo Pensione sarà aumentato dal 7 al 7,5%. Anche le imposte di consumo per benzina e gasolio – i cui prezzi di vendita sono rispettivamente definiti dal governo per 2030 som per un litro di AI-80, 2235 per AI-91, 2460 per AI-95 e 2200 per diesel - sono aumentate da 290 a 335 som, mentre per il gas naturale liquefatto da 200 a 230 som per litro, e per quello compresso da 220 a 275 per metro cubo.
Questo aumento delle accise sugli idrocarburi potrebbe pesare sul commercio, come pure l’introduzione di una nuova tassa del 70% sulle importazioni di piccoli camion - cilindrata di fino a 2.500 cm³ e un peso totale entro le 5 ton – che sostituisce il precedente regime - dazio del 30% più una tassa sul valore aggiunto del 20% - in un paese dove, secondo i dati del Comitato Statale delle Dogane dell'Uzbekistan, negli ultimi 3 anni sono stati importati circa 16 mila mini-camion (il 95% dei quali da Cina e Corea del Sud). Allo stesso tempo, questa misura potrebbe incoraggiare la produzione automobilistica locale (e dei mezzi commerciali), già sviluppata in Uzbekistan.
Malgrado i dati ci indichino un aumento del PIL e della spesa pubblica e una sostanziale riduzione della pressione fiscale, dobbiamo comunque leggere queste cifre come nominali, considerando un’economia che soffre di un tasso di inflazione elevato (9,49% nel 2015 in base alle stime del FMI) e un continuo deprezzamento della valuta nazionale (nel 2015 il som si è ufficialmente svalutato del 16% sul dollaro) che potrebbe comunque favorire le esportazioni uzbeke, rafforzate ulteriormente da una politica di diversificazione delle produzioni e delle rotte commerciali.
Le stime sulla crescita economica potrebbero inoltre essere riconsiderate alla luce degli sviluppi internazionali e di quelle debolezze endemiche di cui soffrono i principali partner commerciali dell'Uzbekistan, come Cina e Russia (da cui nel 2015 sono diminuite del 59% le rimesse dei lavoratori stagionali uzbeki), così come i prezzi in calo per i principali prodotti di esportazione e possibili riduzioni dell'afflusso di investimenti diretti esteri nel paese.