Il summit SCO 2016, tra problematiche dell'allargamento e cooperazione economica (di Fabio Indeo)

Il 23-24 giugno si è tenuto a Tashkent (Uzbekistan) l'annuale summit dei capi di stato dell'Organizzazione della Cooperazione di Shanghai (SCO), organizzazione multilaterale costituita per garantire la sicurezza e la stabilità della regione centroasiatica attraverso la lotta contro i cosiddetti "tre flagelli": terrorismo internazionale, separatismo etnico, fondamentalismo religioso.

In questo appuntamento del 2016 si è celebrato il quindicesimo  anniversario dalla fondazione della SCO. L'embrione dell'attuale SCO prese forma nella seconda metà degli anni novanta, quando Cina,  Russia, Tagikistan, Kirghizistan e Kazakhstan intensificarono le loro relazioni per procedere alla demilitarizzazione delle zone transfrontaliere e favorire lo sviluppo di un clima di fiducia regionale. Da queste iniziative venne creato il Forum di Shanghai, che divenne una importante piattaforma per regolare gli interessi comuni dei contraenti e per la lotta contro i "tre flagelli". Nell’estate 2001 il Forum di Shanghai venne istituzionalizzato con la creazione dell’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai, alla quale aderì anche l’Uzbekistan. 

Nel corso di questi 15 anni, la SCO ha mantenuto la sua composizione originaria anche se da tempo si trascina il dibattito inerente l'allargamento dell'organizzazione e l'adesione di nuovi membri. Infatti, una delle questioni principali da dirimere nel summit 2016 verteva proprio sulla definitiva inclusione di India e Pakistan come membri dell'organizzazione: le due nazioni hanno siglato a Tashkent il memorandum d'accesso ma la loro adesione verrà ratificata nel summit del 2017 che si terrà in Kazakhstan. Si tratta di un passaggio di particolare rilevanza perché si configura come il primo allargamento dell'associazione dalla sua costituzione, destinato a  modificare l'assetto originario incentrato sul triangolo Asia Centrale-Russia- Cina. 

Ovviamente appare necessario che India e Pakistan progressivamente appianino le loro divergenze e risolvano gli annosi problemi che le riguardano in modo tale che la loro inclusione non infici i meccanismi operativi della SCO.
La Russia si pone come il principale sostenitore dell'allargamento della SCO ai due nuovi membri India e Pakistan, auspicando e supportando tra l'altro anche un futuro ingresso dell'Iran. Nel corso del summit di Tashkent il presidente russo Putin ha perorato la causa iraniana, in quanto dopo aver risolto le problematiche inerenti il nucleare ed essendo congelate le sanzioni internazionali, non sussistono più ostacoli per un processo di adesione dell'Iran nella SCO.
Al contrario, un allargamento della SCO non appare un obiettivo prioritario per le repubbliche centroasiatiche: da un lato, il Kazakhstan si è espresso favorevolmente riguardo all'inclusione di India e Pakistan - considerando le prospettive di cooperazione commerciale con queste due nazioni asiatiche - mentre dall'altro lato Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan appaiono poco entusiaste. In realtà, la preoccupazione principale verte sul fatto che se la SCO assumesse una dimensione geografico-geopolitica prettamente asiatica, si prefigurerebbe una progressiva marginalizzazione della centralità e del ruolo del nucleo originario centroasiatico all'interno dell'organizzazione: la SCO infatti assumerebbe una dimensione  internazionale - e non più prettamente regionale - ponendosi sempre più come un organizzazione multilaterale capace di ergersi come polo geopolitico alternativo e in opposizione all'occidente (poiché includerebbe Russia, Cina e probabilmente Iran) e in competizione con esso.

Tuttavia, la dimensione internazionale della SCO emerge già dalla sua composizione in termini più ampi in quanto - in aggiunta agli attuali sei stati membri e ai due potenziali - Bielorussia, Iran, Mongolia, Afghanistan detengono lo status di osservatori; Azerbaigian, Armenia, Cambogia, Nepal, Sri Lanka, Turchia detengono lo status di dialogue partner; mentre il Turkmenistan (unica repubblica centroasiatica a non voler aderire alla SCO), l'ASEAN e la CSI vengono regolarmente ospitati durante gli incontri.

Inoltre, l'inclusione nella SCO di nuovi membri implica un loro coinvolgimento e la conseguente estensione della cooperazione in ambito energetico, commerciale, nel settore dei trasporti, nella sfera dell'antiterrorismo: tuttavia, vi è il rischio che l'allargamento possa inficiare negativamente sull'efficacia e sull'operatività dell'organizzazione, come sottolineò a suo tempo il presidente uzbeco Karimov durante il summit SCO ad Ufa nel 2015 e come ha recentemente ribadito il presidente kazaco Nazarbayev durante il summit di Tashkent, mettendo in guardia dal fatto che la SCO possa trasformarsi in un «organizzazione amorfa, burocratica, esistente solo sulla carta».

Nell'ambito delle relazioni bilaterali tra le nazioni, durante il summit SCO il Presidente uzbeco Karimov e quello cinese Xi Jinping hanno siglato un importante accordo che innalza qualitativamente il livello di cooperazione tra i due paesi, ora regolata all'interno di una  “comprehensive strategic partnership”. Il rafforzamento dell'asse geopolitico sino-uzbeco rappresenta un evoluzione da monitorare attentamente nella regione, e motivata dal fatto che dal 2015 Pechino è diventato il principale partner economico di Tashkent (soppiantando la Russia), oltre ad aver contribuito finanziariamente e tecnicamente alla realizzazione della tratta ferroviaria Angren-Pap che costuisce un importante snodo ferroviario all'interno del progetto cinese della Silk Road Economic Belt, oltre ad unificare il sistema ferroviario nazionale uzbeco.

Analogamente agli altri anni, anche durante il summit di Tashkent si sono succedute numerose dichiarazioni di prammatica sulla volontà di incrementare la cooperazione economica, di coordinare gli sforzi contro il terrorismo internazionale e il fondamentalismo religioso, senza tuttavia adottare concrete iniziative.

Nonostante che la lotta contro il terrorismo e l'estremismo religioso costituiscano due delle finalità alla base della creazione della SCO, questa organizzazione non appare in grado di ergersi nel ruolo di garante della sicurezza regionale e nella lotta contro il terrorismo islamico, che appare come una minaccia per gran parte dei suoi membri sia per l'attivismo dei foreign fighters regionali riconducibili allo Stato Islamico e sia per la radicalizzazione prettamente endogena legata allo scenario politico-sociale interno delle repubbliche centroasiatiche.

Lo scarso impatto delle rare esercitazioni militari congiunte tra gli stati membri, l'assenza di concrete iniziative congiunte in materia di antiterrorismo, controllo dei confini, lotta contro il narcotraffico, rafforzano l'immagine della SCO come “tigre di carta nella sfera della sicurezza” evocata da diversi analisti geopolitici dediti alle questioni centroasiatiche.
Anche nei recenti episodi di violenza ad Aktobe (Kazakhstan occidentale) - che tuttavia appaiono maggiormente legati a irrisolte questioni di politica interna e non all'islamismo radicale - la SCO non è stata in grado di intervenire o di elaborare una strategia comune, reiterando quella posizione di inazione e di non intervento mantenuta nel corso delle precedenti crisi scoppiate in Asia Centrale (Osh 2010, Rasht Valley 2010, Janaozen 2011 – sempre nel Kazakhstan sudoccidentale - le frequenti tensioni transfrontaliere kirghizo-tagiche).

Questa inazione trae origine dalla divergenza di interessi di Cina e Russia sull'evoluzione e sui compiti della SCO. Per quanto concerne la Cina, la creazione di uno spazio economico comune in ambito SCO - ovviamente sotto l'egemonia di Pechino - è una finalità che ha sempre prevalso nell'ottica sinica rispetto alla dimensione legata alla sicurezza. La SCO viene infatti concepita da Pechino come uno strumento per rafforzare ed approfondire la cooperazione bilaterale con le repubbliche centroasiatiche che diventeranno fondamentali tasselli del progetto di integrazione economica alla base della strategia One Belt, One Road (OBOR) ovvero la riproposizione in chiave moderna della via della seta.
La Russia invece ha sempre concepito la SCO come un organizzazione dedita a garantire la sicurezza e la stabilità regionale in quanto maggiormente inclusiva rispetto all'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, per la partecipazione di Uzbekistan e Cina: inoltre, Mosca aveva la possibilità di incardinare Pechino all'interno di una struttura di sicurezza regionale, in modo da poter prevenire  e contenere eventuali aspirazioni espansionistiche-militari cinesi nella regione. 

Allo stesso tempo, la Russia ha espresso interesse nel legare – e potenzialmente fondere – il suo progetto di Unione Euroasiatica nella OBOR cinese, in modo da poter beneficiare dei cospicui investimenti cinesi nell'ambito della SCO Development Bank, da destinare alla realizzazione della rete infrastrutturale regionale.

In conclusione, la riunione annuale della SCO ha ulteriormente evidenziato l'enorme potenziale di questa organizzazione multilaterale, che teoricamente rappresenta un forum inclusivo per la soluzione dei problemi regionali in materia di sicurezza, ma che in pratica non ha alcun impatto concreto sulla realtà. Una delle ragioni principali è la latente rivalità tra Cina e Russia sulle funzioni dell'organizzazione, che di fatto limitano l'attivismo della SCO sul piano della sicurezza regionale. Inoltre, se da un lato il previsto allargamento darà una dimensione internazionale alla SCO dall'altra snaturerà la sua originaria componente regionale. Uno degli obiettivi dovrebbe essere quello di lavorare per l'inclusione del Turkmenistan, in quanto condivide le problematiche di sicurezza regionali legate alle incursioni dei Taliban sul confine condiviso con l'Afghanistan.

Un eventuale ingresso di Asghabat nella SCO vedrebbe rappresentate tutte e cinque le repubbliche nell'organizzazione, e permetterebbe di bilanciare l'ingresso di India e Pakistan rafforzando la promozione delle comuni istanze che connotano l' Asia Centrale intesa come regione.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Il-summit-SCO-2016--tra-problematiche-dell-allargamento-e-cooperazione-economica-di-Fabio-Indeo-262-ITA.asp 2016-07-28 daily 0.5