Il summit tra Uzbekistan e Kirghizistan nel quadro della cooperazione bilaterale e regionale (di Fabio Indeo)

La visita del presidente uzbeko in Kirghizistan del 5-6 settembre rappresenta un evento epocale nello sviluppo delle relazioni bilaterali tra queste due repubbliche post-sovietiche, dopo anni di tensioni legate essenzialmente alla mancata demarcazione dei confini e ai progetti idroelettrici teorizzati da Bishkek. 

L'ultima visita ufficiale di un presidente uzbeko in Kirghizistan risaliva a 17 anni fa, ovvero quando nel 2000 l'allora presidente Islam Karimov incontrò il suo omologo kirghiso Askar Akayev, in uno scenario geopolitico totalmente differente da quello attuale: infatti questo incontro avvenne prima dell'undici settembre 2001, che successivamente spinse Stati Uniti e NATO ad accrescere la loro presenza nella regione centroasiatica, ottenendo in concessione basi militari. Nonostante Karimov avesse trattato con differenti presidenti che si sono succeduti in Kirghizistan (Akayev, Bakiev, Otunbaeva e l'attuale Atanbaev), le relazioni tra le due nazioni sono rimaste sempre molto fredde.

Il summit bilaterale tra il presidente Mirziyoyev e quello kirghiso Atambayev e gli accordi assunti costituiscono un innegabile successo della strategia adottata dal nuovo presidente uzbeko in politica estera, fondata sul rafforzamento della cooperazione regionale in un clima di progressiva fiducia reciproca tra le cinque repubbliche regionali.

Nel corso degli ultimi mesi, diverse tappe di avvicinamento hanno contribuito a creare i presupposti per il concreto miglioramento delle relazioni bilaterali tra le due nazioni.
Soprattutto in ambito energetico la progressiva distensione delle relazioni ha prodotto dei risultati significativi. Nel luglio 2017 il Kirghizistan ha annunciato l'accordo che prevede la fornitura di energia elettrica all'Uzbekistan con tariffe favorevoli. Parallelamente, anche il ripristino dei voli che collegano Tashkent alla regione turistica kirghisa del lago Issyk-Kul testimonia il disgelo diplomatico in atto.
Ad agosto, dopo dei lavori di ristrutturazione, è stato inaugurato il segmento kirghiso (di proprietà di Gazprom) del gasdotto che trasporta gas uzbeko dalla regione di Bukhara al Kazakhstan transitando dal Kirghizistan, rifornendo Tashkent, Bishkek e Almaty. Anche questa iniziativa si configura come un ulteriore tassello della rinnovata e proficua cooperazione in ambito regionale.

In ambito politico, ad ottobre 2016 - quando  Mirziyoyev ricopriva ancora la carica di presidente ad interim in attesa delle elezioni presidenziali di dicembre - i gruppi di lavoro e la commissione interministeriale uzbeko-kirghisa hanno ripreso con convinzione le attività finalizzate al raggiungimento di una posizione congiunta riguardo alla problematica della demarcazione dei confini.

Ad agosto 2017 il primo ministro uzbeko Aripov si è recato in visita in Kirghizistan, preparando sostanzialmente il terreno alla visita del presidente il mese successivo: la missione diplomatica del premier uzbeko testimoniava la reciproca volontà politica di definire le questioni da risolvere.

A seguito del meeting presidenziale di settembre, Mirziyoyev ed Atanbaev hanno annunciato uno storico accordo per la demarcazione di 1170 km di confine condiviso  (pari all'85% del totale) ponendo formalmente le basi per la soluzione delle dispute esistenti, depotenziando gli elementi di conflittualità.

In quest'ottica è stato importante la partecipazione dei governatori dei distretti uzbeki di Andijan, Namangan e Fergana nella delegazione presidenziale, in quanto rappresentanti di territori confinanti con il Kirghizistan, in modo sviluppare le relazioni e la reciproca fiducia.

Il tema della demarcazione dei confini rappresenta una problematica condivisa nell'Asia Centrale post-sovietica: eredità dell'opera di ingegneria sociale compiuta da Stalin, con l'indipendenza del 1991 i confini amministrativi divennero frontiere tra le nuove nazioni indipendenti, in uno scenario regionale dove non erano mai esistite rigide frontiere territoriali. Questo cambiamento implicava quindi l'instaurazione di un sistema di controllo e di ostacoli alla libera circolazione transfrontaliera delle persone e dei beni.

In questi 26 anni di indipendenza, lungo il confine uzbeko-kirghiso si sono registrate numerose tensioni legate ai tentativi di contrabbando, di varcare illegalmente i confini, con scontri a fuoco che hanno visto coinvolte le guardie di frontiera. Spesso la frontiera condivisa è stata chiusa con decisione unilaterale, come accadde nel 1999 quando Karimov decise di sigillare il confine per impedire le infiltrazioni armate degli appartenenti al Movimento Islamico dell'Uzbekistan dalle loro basi in Kirghizistan e Tagikistan.

Inoltre ad Andijan (Uzbekistan, 2005) ed Osh (Kirghizistan 2010) - città che distano tra loro una cinquantina di kilometri - si sono registrati due tra le maggiori esplosioni di violenza dell'Asia Centrale indipendente, che hanno causato movimenti di popolazioni che premevano per varcare i confini, costringendo le autorità nazionali alla chiusura degli stessi. In particolare, gli scontri interetnici di Osh - che hanno visto contrapposti cittadini kirghisi e cittadini kirghisi di etnia uzbeka – hanno messo in rilievo un altra importante tematica delle relazioni bilaterali, ovvero il riconoscimento culturale e linguistico della consistente minoranza uzbeka in Kirghizistan: essi rappresentano il 15% della popolazione kirghisa (circa un milione di persone), mentre nella cittadina di Osh costituirebbero il 40% della popolazione.

La riapertura del valico di frontiera di Dostuk il 6 settembre 2017 - chiuso dal 2010 a seguito delle tensioni legate agli scontri interetnici di Osh - dimostra la volontà di dare concreto seguito ai risultati del summit bilaterale, anche per l'impegno assunto dalle autorità di snellire le procedure burocratiche relative al transito.
Un altro risultato potenzialmente importante emerso dal summit riguarda la questione idrica, con l'apertura di Mirziyoyev alla realizzazione della centrale idroelettrica di Kambarata 1, progetto da sempre osteggiato dal suo predecessore.

Nelle dichiarazioni ufficiali, il presidente uzbeko ha sottolineato come siano stati risolti i problemi del passato e che Tashkent potrebbe prender parte nell'opera di finanziamento del progetto. Il presidente kirghiso invece ha affermato che nessun progetto di centrale idroelettrica verrà intrapreso senza la partecipazione dell'Uzbekistan. Si tratta di un enorme passo in avanti rispetto al muro contro muro del passato: Karimov si era sempre fermamente opposto allo sviluppo di progetti idroelettrici e alla costruzione di dighe nelle repubbliche centroasiatiche "a monte" come Kirghizistan e Tagikistan, in quanto temeva che potesse ridursi il flusso d'acqua necessario per la redditizia coltivazione del cotone.

Una cooperazione tra le due nazioni sulla gestione della risorsa idrica rappresenterebbe un modello innovativo nella regione, depotenziando numerosi elementi di conflittualità nei rapporti interstatuali. Rimangono tuttavia forti perplessità in relazione al costo elevato dell'opera - 3 miliardi di dollari - e al contributo che Tashkent potrebbe offrire, considerati i piani  per sviluppare il potenziale idroelettrico nazionale con la ristrutturazione delle centrali esistenti e la costruzione di nuove per un valore di 4,5 miliardi di dollari
Il miglioramento delle relazioni bilaterali è inoltre destinato a sbloccare l'impasse nella quale si trova la realizzazione dell'importante collegamento ferroviario dalla Cina all'Uzbekistan, che dovrebbe attraversare il Kirghizistan come paese di transito. Questo progetto rientra nell'ambito della Belt and Road Initiative promossa dalla Cina, e rappresenterebbe una soluzione più rapida per le esportazioni di prodotti uzbeki verso la Cina rispetto alla rotta che attraversa il Kazakhstan. Da Kashgar nello Xinjiang questa linea ferroviaria attraverserebbe il Kirghizistan sino alla città di Pap (versante uzbeko della valle del Fergana) dove si riconnetterebbe allo snodo ferroviario do Angren inaugurato due anni fa e realizzato anche con investimento cinese in quanto altro tassello della BRI.

Nel corso del summit bilaterale, il presidente uzbeko ha annunciato la ripresa dei negoziati con Bishkek tenendo in considerazione le modifiche proposte da Atanbaev al tracciato originario, in modo da poter iniziare presto la realizzazione della linea ferroviaria. Il problema avanzato dal presidente kirghiso è legato al fatto che questo corridoio ferroviario non prevede scali in territorio kirghiso, il quale beneficerebbe di diritti di transito ma non di ricadute concrete sul tessuto produttivo nazionale e sull'esportazione di prodotti. Atanbaev ha proposto una deviazione verso nord - area che dispone di un maggiore potenziale produttivo - dal passo Torugart sino al distretto At-Bashi per poi proseguire verso sud, Jalalabad e valle del Fergana. Si tratta di un percorso più lungo, con 1.5 miliardi di dollari di costi aggiuntivi sul costo totale complessivo dell'opera stimato tra 5-6 miliardi di dollari.

Questo riavvicinamento tra Uzbekistan e Kirghizistan si configura come il risultato della politica estera pragmatica intrapresa dal presidente uzbeko, in quanto la cooperazione regionale e la collaborazione tra repubbliche centroasiatiche è destinata a produrre maggiori e tangibili risultati rispetto alle chiusure isolazioniste.

Nonostante le enormi aspettative, questioni importanti rimangono in sospeso come la definizione dello status legale delle cinque enclaves territoriali uzbeke in territorio kirghiso, tra le quali Barak, Shakhimardan e Sokh. Quest'ultima è uno dei casi più emblematici dell'intricato mosaico etnico centroasiatico e del difficile equilibrio geopolitico regionale. Sokh infatti è un enclave sotto la sovranità uzbeka, in territorio kirghiso (nella regione di Batken), popolata da oltre 50.000 persone, il 90% delle quali di etnia tagika. Nonostante non rivesta per Tashkent alcuna importanza economica, questo territorio riveste per l'Uzbekistan una certa rilevanza nell'ambito della sicurezza, in funzione preventiva contro eventuali attacchi terroristici.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Il-summit-tra-Uzbekistan-e-Kirghizistan-nel-quadro-della-cooperazione-bilaterale-e-regionale-di-Fabio-Indeo-419-ITA.asp 2017-09-30 daily 0.5