Il tradizionale ruolo della Russia nell'architettura di sicurezza regionale (di Fabio Indeo)

La reiterata volontà di Mosca di aprire una seconda base militare in Kirghizistan rappresenta una mossa da interpretare secondo una duplice chiave di lettura: offrire a Bishkek una rinnovata cooperazione militare per fronteggiare le minacce terroristiche provenienti dall'Afghanistan, che potrebbero alimentare fenomeni di instabilità interna; rafforzare il ruolo di Mosca come garante della sicurezza in Asia centrale, trovando legittimazione in questo ruolo anche nei confronti della Cina, superpotenza regionale ugualmente interessata al mantenimento della stabilità e della sicurezza in Asia centrale.

L'idea di aprire una seconda base russa in Kirghizistan - dopo quella di Kant che tuttavia ricade sotto l'egida dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC) -  venne formulata  dal precedente presidente Atambayev, il quale invitava Mosca a concentrare investimenti e capacità non nel potenziamento della base di Kant (nei pressi di Bishkek, quindi lontana dai focolai di tensione regionali) ma nell'apertura di una nuova base nel sud del paese, nell'oblast di Batken, nella Valle del Ferghana, dove maggiori potevano essere i problemi di instabilità legati ad infiltrazioni terroristiche.

La Russia continua a considerare l'Asia centrale - e per estensione l'intera Eurasia - come una regione che rientra nell'esclusiva sfera d'influenza russa, da proteggere da interessate interferenze esterne straniere attraverso un offerta di collaborazione e cooperazione militare sia bilaterale che multilaterale, attraverso l'organizzazione regionale di sicurezza regionale - OTSC - a guida moscovita.

La proiezione militare-securitaria russa nella regione si esplica attraverso la vendita di equipaggiamento militare, armi e tecnologia moderna a prezzi calmierati, con il coinvolgimento dei vari eserciti nazionali in esercitazioni militari congiunte, sia bilaterali che in ambito OTSC, e nella concessione di basi militari.
La Russia possiede delle installazioni militari in Kazakhstan - la stazione radar nel lago Balkash, retaggio dell'epoca sovietica – in Tajikistan – la base militare  della 201st Motorized Rifle Brigade, la più grande base militare russa all'estero - e in Kirghizistan.

Il rafforzamento della presenza militare russa nella regione avvenne come una diretta conseguenza delle operazioni militari statunitensi in Afghanistan dopo il 2001: infatti, per la prima volta nella storia, tra il 2001 e il 2005 Washington poteva contare di due basi militari nello spazio post sovietico - Manas in Kirghizistan e la base di Karchi-Khanabad in Uzbekistan – e di accordi di collaborazione militare con tutte le repubbliche centroasiatiche (anche con il Turkmenistan, limitati al transito aereo e al rifornimento dei mezzi, in modo da rispettare "ufficiosamente" il dogma della neutralità positiva turkmena in politica estera).

Nel rispetto di una sorta di equilibrio geopolitico regionale, Mosca ottenne notevoli concessioni militari nella regione per compensare i successi americani, legittimandosi come unico affidabile interlocutore in ambito securitario ed offrendo una sponda alla crescente insofferenza dei governanti centroasiatici verso le interferenze di Washington, che esercitava pressioni sulle repubbliche regionali per l'adozione di riforme, pluralismo politico, diritti umani.

Tradizionalmente, la Russia è sempre stata garante della sicurezza regionale, ma indubbiamente questo ruolo si è rafforzato dopo il 2014, con il ritiro delle truppe statunitensi e della NATO dall'Afghanistan, dove ridussero la loro presenza e vennero inquadrati in una missione di tipo nuovo in questo martoriato paese.

Da quel momento, Mosca appariva come l'unico interlocutore possibile in ambito securitario, per proteggere le repubbliche centroasiatiche dalle minacce di instabilità provenienti dall'Afghanistan e legate alle possibili incursioni di terroristi armati atraverso i porosi confini transfrontalieri tra Afghanistan e Turkmenistan-Uzbekistan-Tagikistan.

A queste minacce si aggiungono quelle provenienti dai foreign fighters centroasiatici di ritorno dai territori sotto il controllo di Daesh/Stato Islamico in Siria ed Iraq: pesantemente addestrati ed indottrinati, un numero imprecisato di combattenti centroasiatici (in prevalenza tagichi) sarebbe potenzialmente pronto a compiere atti terroristici nella regione, provocando instabilità. Attraverso la cooperazione militare bilaterale - che coinvolge tutte e cinque le repubbliche centroasiatiche - e multilaterale - per certi versi maggiormente efficace ma limitata, in quanto Uzbekistan e Turkmenistan non fanno parte dell'OTSC - Mosca intende garantire la sicurezza regionale e la stabilità, perseguendo una finalità condivisa con gli stati dell'Asia centrale.

Tuttavia, l'invasione russa della Crimea e il conflitto con l'Ucraina hanno gravemente danneggiato l'immagine della Russia in Asia centrale, alimentando diffidenza e sospetto riguardo alle reali intenzioni insite nei progetti russi di integrazione economica (Unione Economica Euroasiatica, UEE) e di cooperazione securitaria regionale (OTSC). Infatti, la volontà di Mosca di proteggere le minoranze etniche russe nello spazio post sovietico e di difendere le infrastrutture sensibili (dalle basi militari al cosmodromo di Baikonour) veniva percepita come una minaccia alla loro sovranità nazionale ed indipendenza. 

Tra le repubbliche centroasiatiche soprattutto il Kazakhstan teme une eventuale espansionismo russo, per la presenza di una consistente minoranza russa (22% della popolazione), per 7mila km di confine condiviso nella parte settentrionale della nazione, per la profonda interrelazione economico-commerciale esistente. Questo ha spinto Nazarbeyev a sottolineare pubblicamente con frequenza che l'UEE sarà sempre un organizzazione di tipo economico e non politico, temendo che il consolidamento di un organizzazione politica sovranazionale possa andare a detrimento della sovranità nazionale: questa posizione assume una maggiore rilevanza se soppesata con la dichiarazione di Putin che il Kazakhstan non ha mai avuto una struttura politica statuale prima della presenza bolscevico-sovietica.

Inoltre, la combinazione tra i prezzi bassi del petrolio e gli effetti delle sanzioni occidentali hanno prodotto una crisi economica che ha sostanzialmente congelato e rimandato gli investimenti che Mosca aveva pianificato per rafforzare la cooperazione militare con Tagikistan e Kirghizistan, oltre a finanziare lo sviluppo dei progetti idroelettrici.

Ciononostante, la Russia è riuscita a mantenere e consolidare il proprio ruolo securitario nella regione, coinvolgendo - anche se sul piano esclusivamente bilaterale - l'Uzbekistan.

Infatti, il nuovo presidente uzbeco Mirziyoyev ha deciso di rafforzare la cooperazione militare bilaterale con la Russia, ribadendo la propria volontà di non aderire all'OTSC e nel rispetto degli orientamenti di non allineamento in politica estera, incentrata invece su un efficace e proficuo equilibrio geopolitico tra Russia, Cina e Stati Uniti. Nell'aprile 2017 Tashkent e Mosca hanno ratificato un accordo di cooperazione tecnico-militare che consente all'Uzbekistan di acquistare armamenti ed equipaggiamento militare a prezzi contenuti (analoghi a quelli praticati ai membri OTCS, evidenziando la rilevanza strategica dell'Uzbekistan nell'architettura di sicurezza regionale incentrata su Mosca) e di riparare mezzi militari.

Nell'ottobre 2017 le due nazioni hanno svolto le prime esercitazioni militari congiunte dal 2005 (anno della rivolta di Andijan, dell'allontanamento delle truppe statunitensi dalla base di Karchi-Khanabad prodromiche al riorientamento geopolitico di Tashkent verso est), anche se questo non implica un possibile ingresso dell'Uzbekistan nell'OTSC, rafforzando l'architettura di sicurezza regionale.





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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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