Investire sul futuro dell’Italia ripartendo da un export che parli la lingua digitale (di Enrico Molinari)

La storia insegna sempre alla Società a fare scelte coraggiose in periodi di crisi, come accade da secoli e come avverrà ancora oggi con alleati come 5G, Blockchain, Intelligenza Artificiale, Big Data e FinTech.

Tecnologia, velocità e potenza di calcolo, sono solo alcuni degli alleati digitali con cui, in un’economia sempre più interconnessa, è possibile aumentare l’efficienza di ogni processo produttivo, erogare servizi zero-burocracy oppure far tornare a crescere i volumi delle esportazioni. 
È il così detto “effetto farfalla”, che in emergenza Covid-19 fa sentire tutti i suoi esiti negativi sulle abitudini di ciascuno, sulla normale attività amministrativa delle Istituzioni, sui processi decisionali di politica estera dei Governi, sulle strategie di sviluppo delle imprese, ma soprattutto sulla scelta di come valorizzare in chiave digitale gli scambi commerciali internazionali post-lockdown. 

Voce del verbo conoscere. 
Solo tre cose non si possono fare online in Estonia: sposarsi, divorziare e comprare o vendere casa. Se partiamo da questo presupposto, capiamo perché aprire un’impresa in quelle aree dell’Europa Settentrionale, lambite dalle acque del Mar Baltico e affacciate sul Golfo di Finlandia, si può fare in 24 ore. Oppure perché dal 2014 è possibile ottenere una identità digitale - una e-residency - con accesso a tutti gli incentivi per le aziende, utilizzare i servizi digitali governativi e trovare partner locali certificati con cui fare business, richiedere alla PA certificati telematici ed accedere da un unico portale alle posizioni fiscali, contributive, assicurative, giuridiche e sanitarie. Queste facilitazioni inoltre, consentono alle imprese di dematerializzare i documenti indirizzati all’Agenzia delle Entrate, alle Autorità delle Dogane, alle Istituzioni di Frontiera oppure al Registro delle Imprese, garantendo affidabilità, origine e veridicità con una rapida firma digitale; con la stessa semplicità si possono pagare le tasse, attivando solo con un click i servizi bancari estoni online, a disposizione anche di chi si occuperà di valutare la congruità del contributo dovuto. 

Se a questa snellezza burocratica, aggiungiamo la possibilità per i cittadini di utilizzare, su base volontaria, una moneta virtuale a garanzia delle transazioni, capiamo come il Paese - pur non dimenticando la sua forte identità nazionale - sia connesso ad un solido programma di innovazione a supporto dello sviluppo e della ricchezza di singoli ed imprese. Un percorso digitale da cui prendere spunto, poiché, se funziona in un territorio con più di 1500 isole, racchiuso tra foreste sconfinate ed una enorme quantità di laghi, può senza dubbio essere applicato anche altrove come modello di libertà economica. 

La storia insegna sempre. 
Il Covid-19 ha evidenziato in un “battito d’ali” che i problemi di ogni singola nazione mettono in difficoltà la catena globale del valore generata dalle esportazioni, perdite economiche difficili oggi da quantificare per l’Italia, ma ottimisticamente vicine ai 60 MLD/Eur solo nel 2020. Il petrolio non è più quello di una volta, anche per via del nuovo prodotto FinTech rappresentato dalle rinnovabili, l’oro sembra aver perso lo smalto di un tempo, l’arte non è più il bene rifugio ed i mercati finanziari hanno reagito all’emergenza in un modo quanto mai scomposto. Elementi che restituiscono una mappa che nemmeno gli esperti di geopolitica più illustri immaginavano avesse i tratti della matita impugnata dalle tecnologie emergenti - che in Italia prendono forma con il Piano nazionale Transizione 4.0 - e dagli strumenti di marketing di innovazione applicati alle bilance commerciali degli Stati.

La storia insegna sempre e, se dopo la Peste Nera del Trecento seguirono il Rinascimento ed una prima meccanizzazione dei mezzi di produzione, è perché le grandi epidemie di tutti i tempi si diffondono lungo le rotte commerciali tradizionali. Nel 2020, però, ad una tradizionale quarantena possiamo affiancare una terapia d’attacco per il sistema import/export, investendo sulla creazione di reti digitali transeuropee a sostegno di progetti infrastrutturali nei settori trasporti, energia e telecomunicazioni.

Innovazione al servizio dell’economia. 
Da domani nulla sarà come prima e dobbiamo considerare che a muoversi in futuro saranno sempre più le merci delle persone, abitudine che permetterà alle Tecnologia 4.0 di comprimere spazio e tempo, di facilitare il dialogo tra piattaforme collaborative, di estendere la qualità di beni e servizi scambiati, dando loro un nuovo valore, realizzato con stessa materia di cui è fatta un’economia digitale in 5G.  
Sino ad oggi l’Italia ha rimandato troppo a lungo il futuro, perdendo opportunità che paesi con un minore peso internazionale già vivono da anni, tuttavia oggi i Decision Maker italiani devono chiamare a raccolta le competenze di manager, imprenditori e centri di innovazione tecnologica ed inserirli in un programma di rinascita digitale, per rendere la PA più aperta al cambiamento e le imprese più connesse al futuro. Solo un Piano di Export Innovation shock potrà far vivere all’Italia la realtà degli algoritmi che guidano la movimentazione merci nei porti e ne regolano l’accesso dal mare, della blockchain a garanzia dell’origine e della lotta alla contraffazione dei prodotti e dell’Intelligenza Artificiale che consente approvvigionamenti in base alle esigenze quotidiane delle aziende.  
Il futuro ci impone di sviluppare altri sensi, poiché oggi la tecnologia ha bisogno di noi per esprimere tutto il suo potenziale. Non è una questione di costi, ma di responsabilità e di coraggio.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Investire-sul-futuro-dellItalia-ripartendo-da-un-export-che-parli-la-lingua-digitale-di-Enrico-Molinari-800-ITA.asp 2020-05-11 daily 0.5