Italia, Asia Centrale, e governance regionale (di Filippo Costa Buranelli)
Partecipare al secondo meeting inter-ministeriale Italia-Asia Centrale in qualità di esperto di regionalismo e governance regionale in Asia centrale è stata un’ottima opportunità per sostenere l'ulteriore sviluppo della cooperazione e del dialogo tra il nostro paese e le repubbliche della regione, e anche per capire come approcciare la regione centrasiatica da un punto di vista delle relazioni internazionali.
Il mondo di oggi è segnato da rivalità sistemiche tra grandi potenze, gravi pericoli economici e finanziari specie per i segmenti più poveri ed esposti della popolazione mondiale, una crisi climatica ormai irreversibile, e molteplici sfide derivanti da numerose catastrofi umanitarie in diversi continenti del mondo. Pertanto, la governance regionale, il dialogo multilaterale su piccola scala, la creazione di fiducia e la cooperazione pragmatica tra vicini per promuovere la sicurezza, la stabilità e la prevedibilità di buone relazioni internazionali diventano sempre più vitali e necessari.
Nel caso dell'Asia centrale in particolare, gli eventi che si stanno svolgendo attualmente in Afghanistan sono di fondamentale importanza per la sicurezza, lo sviluppo, l'indipendenza e l'integrità della regione. La questione fondamentale, quindi, è studiare, comprendere e analizzare come e se l'Asia centrale può definire un approccio coordinato alla crisi nel Paese vicino. È noto che le repubbliche dell'Asia centrale hanno approcci, idee, priorità e obiettivi diversi quando si tratta di cooperazione regionale e di approccio all'Afghanistan. Credo che questo sia un fatto naturale della politica. La politica infatti riguarda la gestione di punti di vista diversi, la ricerca di compromessi, la comprensione della posizione dell'altro e il raggiungimento di una comprensione comune per il bene superiore.
Per quanto riguarda l'Afghanistan, un'idea preliminare di governance regionale col supporto italiano può includere meccanismi per promuovere primariamente:
• Cooperazione energetica
• Cooperazione economica a favore delle popolazioni locali
• Sostegno umanitario
Tuttavia, è opportuno ricordare non c'è solo l'Afghanistan. Per troppo tempo attori esterni hanno tentato di dire alle repubbliche centroasiatiche cosa fare e come, imponendo visioni di regionalismo a volte non consapevoli del contesto politico e strategico dell'area. Le repubbliche dell'Asia centrale, ad avviso di chi scrive, possono determinare da sole la giusta linea d'azione rispetto a come organizzare il proprio spazio regionale, come creare un senso di convivenza regionale e come affrontare il problema afgano e quello climatico. Sulla base delle mie ricerche e delle mie interazioni con diplomatici e funzionari della regione, e tenendo presente anche la prospettiva italiana, quella che sembra essere un'opzione praticabile per l'Asia centrale è la creazione di un ordine regionale, in cui le diverse le strategie politiche e gli obiettivi dei diversi stati sono perseguiti tenendo conto della sicurezza collettiva dei paesi vicini attraverso due principi fondamentali che funzionano come elementi basilari delle relazioni sociali, politiche e umane: consenso collettivo (maslahat) e unità (ardoshlik). Questi due principii sono anche incardinati in due dei più popolari proverbi attraverso l’intera regione centrasiatica: “un buon vicino è meglio di un parente lontano” e “Il buon vicinato è più forte dei legami familiari”). Ciò si traduce in idee di uguaglianza di sovranità, non interferenza, non intervento, inclusività delle aree di confine, solidarietà regionale e sviluppo del dialogo e della cooperazione economici, infrastrutturali, di sicurezza, epidemiologici, ambientali e culturali.
Questo ordine, che si è sviluppato soprattutto negli ultimi cinque anni, dimostra che gli stati dell'Asia centrale hanno una comprensione molto chiara di come la governance regionale è concepita per servire gli interessi degli stati e delle loro rispettive società. La Riunione consultiva dei capi di stato delle cinque repubbliche Centrasiatiche è la pietra angolare, o pilastro, dei più ampi impegni regionali delle repubbliche dell'Asia centrale, come SCO, CSTO, OSCE, UE e altre. Tale formato multilaterale, su base annuale, è una pratica molto efficace per bilanciare diversi vettori di regionalismo e un tentativo di contribuire con innovazione alle relazioni internazionali attraverso la pratica di creare un autentico senso di sovranità regionale.
Alla luce di questi tratti di governance regionale, cosa può fare dunque l'Italia? Ecco di seguito alcune proposte:
- In quanto paese membro di diverse regioni, praticante una politica estera multivettoriale, con esperienza con il regionalismo e anche iniziative da regione a regione, l’Italia è sicuramente in una posizione privilegiata per poter condividere la sua esperienza.
- L’Italia può anche contare, e rafforzare, la sua politica estera pragmatica nella regione, attraverso il suo supporto tradizionale e storico supportato da iniziative economiche e commerciali volte a diversificare le economie centrasiatiche specie alla luce delle dinamiche di transizione energetica;
- Il nostro paese può anche fare leva su un’ampia base di ricerca e interesse accademico nell'area. A questo proposito, l'Italia sarebbe molto interessata a creare le condizioni per l'instaurazione del dialogo, della collaborazione e dell'apprendimento reciproco in molti campi delle relazioni internazionali, con i ricercatori dell'Asia centrale. Per conoscere meglio la regione e per comprendere il significato politico e sociale della governance regionale e per migliorare l'analisi intellettuale sulle politiche regionali, i ricercatori italiani hanno fame di saperne di più e di imparare le regole e le norme locali che supportano la struttura stessa dell’ordine regionale centrasiatico. La mia idea sarebbe anche quella di promuovere un sistema di scambio di ricercatori sul region-making e sulla governance regionale, sia tra l'Italia e l'Asia centrale che all'interno della stessa Asia centrale, per rappresentare in modo accurato la politica della regione senza stereotipi e incomprensioni.
- Da ultimo, va ricordato che l’Italia in quanto paese membro dell’UE può svolgere anche un compito importante per promuovere importanti politiche di inclusività della società civile basate sulla tutela dei diritti fondamentali, la promozione di una società civile più aperta e partecipativa, e un incentivo ad una politica di vicinato volta all’inclusione e alla prosperità socioeconomica, specie nelle aree di confine.
Dr Filippo Costa Buranelli
Professore Associato di Relazioni Internazionali
Università di St Andrews, Regno Unito
Filippo Costa Buranelli è Professore Associato in Relazioni Internazionali all'Università di St Andrews in Regno Unito. Ha conseguito il suo Master alla London School of Economics e il suo Dottorato presso il King's College di Londra. I suoi interessi di ricerca sono i processi di politica regionale centrasiatica ed eurasiatica, governance globale, e teoria delle relazioni internazionali