L'Asia Centrale attende la nuova politica estera di Trump (Radio Free Europe Radio Liberty)

La nuova amministrazione americana tiene molte persone in sospeso: tanti la seguono e cercano di prevedere la posizione del Presidente Trump su innumerevoli questioni. 
Nel caso di relazioni con, ad esempio, la Cina, la Russia ed il Messico, ci sono già dei segnali di come sarà la politica di Trump verso questi paesi.

Il nuovo Presidente degli USA non ha ancora commentato direttamente sull’Asia Centrale, ma l’articolo del 31 gennaio pubblicato nella rivista sulla politica estera intitolato “Gli autocrati dell’Asia Centrale accolgono con gioia l’era di Trump” sonda alcune possibilità di instaurare i legami tra gli Stati Uniti e i cinque paesi centroasiatici nei prossimi mesi. 

È un argomento interessante, perciò la Radio RFE/RL ha organizzato un majlis, ovvero un panel di esperti, per discutere di come potrebbe essere la politica degli USA verso l’Asia Centrale sotto il nuovo Presidente Donald Trump e che aspettative realistiche potrebbero avere i paesi centroasiatici dalla nuova amministrazione americana.

Moderatore della discussione è stato Muhammad Tahir, il responsabile delle relazioni con i media della RFE/RL. Alla sede centrale della RFE/RL a Washington lo ha raggiunto per partecipare alla discussione William Courtney, l’ex ambasciatore americano in Kazakistan ed attualmente socio maggioritario della Rand Corporation. Inoltre da Washington ha partecipato Reid Standish, l’autore dell’articolo sopra menzionato. Come ho detto, l’argomento è interessante, e quindi anch’io sono stato felice di unirmi alla conversazione.

Dunque, che cosa ci possiamo aspettare che l’amministrazione di Trump cerchi nelle relazioni tra gli USA e l’Asia Centrale?
L’amministrazione di Trump non ha ancora fatto alcuna affermazione diretta sull’Asia Centrale. Tuttavia, Standish ha notato che ci sono persone nell’amministrazione di Trump che sanno qualcosa dell’Asia Centrale. “(Il Segretario dello Stato) Rex Tillerson, che in precedenza era Amministratore Delegato di ExxonMobil, dall’alto della sua esperienza di petroliere naturalmente sa che cosa sta succedendo nella regione dal punto di vista energetico”, ha riportato. 

Inoltre, Standish ha rilevato che “James Mattis, il Segretario della Difesa, è stato il capo di CENTCOM, quindi ha ovviamente una profonda conoscenza della situazione relativa alla sicurezza nella regione.” 
È chiaro che l’amministrazione di Trump ha “un focus intenso sulla lotta contro l’estremismo islamico”, ha spiegato Standish. I governi dell’Asia Centrale affermano da tanti anni, con una certa ragione, di essere minacciati dall’estremismo islamico. Uno dei confini meridionali della regione è quello con l’Afghanistan, e tra il 2001 e il 2014 tutti i cinque paesi centroasiatici hanno dato qualche contributo alla campagna in Afghanistan guidata dagli USA. 

La situazione nelle province afgane del Nord che confinano con l’Asia Centrale sta progressivamente peggiorando nel corso degli ultimi tre anni con i combattimenti che a volte arrivano a portata d’orecchio delle persone che vivono nelle vicinanze del confine settentrionale con l’Afghanistan.

Le sanzioni dell’Iran
Tuttavia, anche se la politica severa di Trump verso l’estremismo islamico potrebbe essere un conforto per i governi centroasiatici, la sua visione sull’Iran promette di complicare le relazioni dell’Asia Centrale con quest’altro Stato sul suo confine meridionale. 

“Abbiamo visto … Mike Flynn, il consigliere per la sicurezza nazionale, si è espresso ed ha dichiarato che all’Iran veniva dato un avvertimento,” ha detto Standish, ed “anche il Generale Mattis …è abbastanza aggressivo verso l’Iran.”

La revoca di alcune sanzioni internazionali sull’Iran, dopo la conclusione a Teheran dell’affare nucleare con le maggiori potenze mondiali, ha dato ai paesi dell’Asia Centrale la possibilità di una nuova via di commercio verso il sudovest. L’aumento delle tensioni tra Washington e Teheran potrebbe complicare la realizzazione di questa opportunità. 

Courtney ha notato che ci sono alcuni aspetti importanti della politica degli USA verso l’Asia Centrale che, probabilmente, non cambieranno sotto la nuova amministrazione.  
“Da un quarto di secolo dal momento del collasso dell’URSS, l’Occidente e gli Stati Uniti hanno sostenuto pienamente la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutte le nuove repubbliche dell’ex Unione Sovietica,” ha spiegato Courtney. Questo, sicuramente, dovrebbe essere importante per i governi centroasiatici, considerando che sono circondati da giganti come la Russia, la Cina e l’Iran direttamente, e poi il Pakistan e l’India non tanto lontano. 

La Russia sale, La Cina scende
Tuttavia, le politiche dell’amministrazione Trump verso i partner principali dell’Asia Centrale -la Russia e la Cina- sono molto differenti, e per Ashgabat, Astana, Biškek, Dušanbe e Tashkent potrebbe diventare problematico attraversare quella situazione.

Come ha sottolineato Courtney, “Quello che abbiamo visto fino ad ora nel desiderio del Presidente Trump di migliorare i rapporti con la Russia è la domanda se sia disponibile a revocare o alleviare unilateralmente le sanzioni imposte alla Russia in merito alla sua aggressione verso l’Ucraina. Se così fosse,” ha aggiunto Courtney, “potrebbe portare preoccupanti implicazioni sull’Asia Centrale.”
Il Kazakistan, in particolare, era allarmato che lo scenario ucraino fosse possibile nel nord nel paese lungo il confine con la Russia dove c’è la maggioranza etnica russa. 

Standish non credeva che le tensioni tra Washington e Pechino potessero complicare tanto la politica estera centroasiatica, dicendo che se questo succedesse, “sarebbe un segnale che le relazioni tra Washington e Pechino sono peggiorate altrove.”

Una delle grandi domande è se l’amministrazione di Trump voglia concentrarsi sulle questioni relative alla sicurezza nell’Asia Centrale a costo di insistere affinché i governi della regione migliorino la loro la situazione deplorevole in termini di diritti dell'uomo.

Secondo Standish è probabile che “la preoccupazione per i diritti umani non ostacoli l’affare, usando la terminologia di Trump, tra Washington e i paesi dell’Asia Centrale.” 
Courtney ha notato che “Rispettare di più i diritti umani è quello che l’Asia Centrale veramente può e dovrebbe fare,” ed ha specificato che i governi centroasiatici non devono dimenticare che ci saranno alcune persone negli Stati Uniti che insisteranno affinché Washington forzi i governi della regione a dimostrare più rispetto per i diritti fondamentali. Ha affermato che “non è realistico aspettare che l’amministrazione Trump vada contro la volontà del Congresso ed alcuni ONG che sono in favore dei diritti umani e libertà politiche.”

Non è chiaro come potrebbe essere la politica dell’amministrazione di Trump nei confronti dell’Asia Centrale, ma è chiaro che l’Asia Centrale non sarà dimenticata dal nuovo Presidente americano e la sua squadra. Courtney ha ricordato che “Gli Stati Uniti avevano stabilito ragionevoli rapporti con l’Asia Centrale prima del 9/11. Nessuno aveva idea di quanto sarebbero diventati importanti questi rapporti dopo il 9/11 ed il coinvolgimento degli USA in Afghanistan.”

Inoltre, Standish ha sottolineato che l’Asia Centrale “è una parte del mondo molto importante e strategicamente vitale dove le relazioni con la Cina, le relazioni con la Russa, la sicurezza energetica, l’estremismo islamico, tutte le questioni si intersecano,” perciò è poco probabile che questa regione venga ignorata dall'amministrazione Trump. 

(Tratto da: http://www.rferl.org/a/majlis-podcast-central-asia-trump/28280176.html)




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

Consulta il testo del provvedimento
http://www.eu/ita/archivio/L-Asia-Centrale-attende-la-nuova-politica-estera-di-Trump-Radio-Free-Europe-Radio-Liberty-343-ITA.asp 2017-02-27 daily 0.5