L'Asia Centrale tra Mosca e Pechino: il settore energetico e la competizione tra le due potenze (di Gianmarco Donolato)

I Paesi dell’Asia centrale si trovano in una posizione geografica e geopolitica tale che li rende oggetto di influenze derivanti da una pluralità di fonti. Certamente, il passato sovietico influisce sullo sviluppo odierno della regione, sia in termini politici che economici. Uno dei cardini attorno a cui ruota la politica russa, per esempio, è il concetto di Grande Eurasia: questa idea include una dimensione economica che si allarga oltre i confini territoriali russi. Una delle priorità della Russia, nel paradigma creato dal concetto di Grande Eurasia, è il rafforzamento della cooperazione con i Paesi asiatici, inclusi quelli dell’Asia Centrale. 

Si possono distinguere tre dimensioni, tre obiettivi che la Russia persegue in Centro-Asia. Il primo comprende elementi di cooperazione militare e di difesa strategici; il secondo riguarda l’integrazione e il rafforzamento della cooperazione in campo economico e commerciale, e si concretizza nel consolidamento dell’Unione Economica Eurasiatica, di cui Kazakistan e Kirghizistan fanno già parte. Il terzo obiettivo interessa il settore energetico: la Russia è interessata a facilitare la realizzazione di progetti dal significativo valore aggiunto in campo energetico. In Tajikistan, Mosca ha influenzato la realizzazione di una centrale idroelettrica che Dušanbe prevede di sfruttare come importante vettore di sviluppo economico. La compagnia russa RusAl concluse un accordo col governo tagiko nel 2004 per il completamento dei lavori di costruzione, ma quest’ultimo cancellò l’accordo tre anni dopo per violazione di alcuni parametri contrattuali da parte della compagnia. Tuttavia, negli ultimi tre anni, si sono registrati progressi per il completamento, dovuti in gran parte al supporto cinese, a cui si sono affiancati finanziamenti e interventi russi.

In Kirghizistan, Mosca sta agendo sull’industria del carbone per coadiuvare la transizione verso l’utilizzo del gas come principale fonte energetica nel Paese. Gazprom ha infatti acquisito la compagnia nazionale attiva nel settore del gas naturale e cerca di accaparrarsi asset nel settore energetico del Paese.

Questi due casi sono esempi significativi dell’influenza esercitata da Mosca nei Paesi dell’Asia centrale, che agisce nella regione anche con elementi attribuibili a quello che viene definito soft power dagli accademici. In questo senso, la Federazione Russa agisce con un grado di influenza sui Paesi dell’ex-Unione Sovietica che la Cina non è ancora riuscita a raggiungere. Infatti, la Cina offre interessanti opportunità economiche e possibilità di realizzare progetti per lo sviluppo interno, ma non è ancora in grado di interpretare il ruolo che Mosca ha finora avuto nella regione. Tuttavia, è necessario evidenziare che la capacità economica cinese surclassa quella russa, specialmente considerando le quote di investimenti diretti esteri. Inoltre, com’è noto, il progetto One Belt One Road di matrice cinese interpella direttamente i Paesi dell’Asia Centrale, verso i quali la Cina mostra interesse da tempo. Pechino ha già iniziato a proporre ed erogare finanziamenti nella regione in relazione allo sviluppo infrastrutturale della Belt and Road Initiative. Per Mosca, si prospettano scelte complesse per il futuro della regione: la dimensione economica della Grande Eurasia prevede uno spazio commerciale esteso per tutta l’Europa e tutta l’Asia (G. Diesen, Russia’s Geoeconomic Strategy for a Greater Eurasia, New York, Routledge, 2019). La questione che il Cremlino deve risolvere riguarda la gestione del ruolo di Cina ed Unione Europea (anche se in maniera più leggera) in Asia Centrale, entrambi attori con maggiore potere economico e, dunque, con maggiore potere di influenza in regioni, come quella centroasiatica, alquanto bisognose di investimenti e finanziamenti. L’asimmetria con la Cina è già visibile; la Russia, più che un ruolo di integratore regionale, rischia di assumere quello di elemento subordinato agli obiettivi cinesi (S. Sukhankin, From ‘Turn to the East’ to ‘Greater Eurasia’: Russia’s Abortive Search for a Far East Strategy, Eurasia Daily Monitor, vol. 15, no. 177, 14 Dicembre 2018). 

L’energia rimane una questione delicata e allo stesso tempo interessante per lo sviluppo delle relazioni tra Russia e Cina e la loro proiezione in Asia Centrale. Se il progetto Power of Siberia 2, grazie al quale 50 bcm aggiuntivi di gas naturale saranno esportati dalla Russia verso la Cina, rappresenta un progetto di cooperazione in ambito energetico, ci sono questioni che potrebbero allontanare le due parti. Prima su tutte è la competizione nell’Artico, per lo sfruttamento delle cui risorse Cina e Russia sembrano in rotta di collisione; in secondo luogo, il grado di influenza in Asia Centrale e la libertà di manovra che una o l’altra potenza riusciranno ad avere sulla regione sono due aspetti che potrebbero dare luogo a occasioni di scontro e allontanamento. Il settore energetico è al momento dominato dall’influenza russa, ma, in prospettiva, l’aumento di domanda energetica cinese potrebbe attrarre i Paesi della regione verso Pechino. 




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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