L'Italia e l'Asia Centrale: un format ed una storia di successo (di Carlo Frappi ed Eugenio Novario )

Si è tenuto lo scorso dicembre a Tashkent, icastica città dell’Asia Centrale capitale dell’Uzbekistan, la seconda conferenza Italia/Asia Centrale nel format 1+5.

Il meeting si è tenuto, in presenza del più alto livello diplomatico ed economico sia dell’Italia che di tutte le Repubbliche dell’Asia Centrale. Oltre alla partecipazione del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e degli omologhi dell’Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan (quest’ultimo ha inviato un messaggio video), al Forum ha partecipato anche il Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per l’Asia Centrale Ambasciatore Tehri Hakala, e tra gli altri, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano e il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro.

La conferenza oltre a prevedere incontri bilaterali e collettanei tra ministri e rappresentanti diplomatici che hanno partecipato all’evento, ha avuto in agenda tre significative tavole rotonde:  una di natura economica, organizzata da The European House Ambrosetti, una dedicata alla cooperazione accademica e scientifica, co-organizzata dal Centro di Ricerca d’eccellenza “Marco Polo” dell’Università “Ca’ Foscari” e dell’International Institute Center for Global Europe-Asia Connections di Tashkent, la terza dedicata alla cooperazione in materia sanitaria.

Il format 1+5 utilizzato dal nostro Ministero degli Esteri, sulla scorta dell’esperienza prima statunitense e poi – tra gli altri – anche di Russia e Cina , sta in primis a testimoniare una nuova incisiva modalità di approccio del governo italiano con i paesi dell’area, che affianca alle già significative relazioni bilaterali un nuovo approccio sistemico alla regione. È pleonastico sottolineare e rilevare come l’Asia centrale sia un’area geografica e geopolitica estremamente rilevante per l’evoluzione delle relazioni internazionali non solo italiane ed europee ma mondiali. Infatti ben tre teorie geopolitiche ed una sconfinata letteratura accademica, ritengono questo spazio un punto focale  per l'evoluzione futura dei rapporti diplomatici tra le superpotenze, l’Unione Europea e l’Asia/Pacifico anche in rapporto con il subcontinente indiano meglio conosciuta come Greater Central Asia. Si può quindi concordare che la cosiddetta Greater Central Asia sia un elemento cruciale per l’equilibrio economico-diplomatico internazionale e che tale ambito non potrà che dipendere dal progresso e dallo sviluppo economico di questo spazio geografico che va dalla sponda turkmeno-kazaka del Mar Caspio ad Urumqui e da Omsk fino al confine delle province cinesi Gansu e Xining di cui le cinque repubbliche ne formano il decisivo nucleo centrale.

La prossimità delle cinque Repubbliche all’Afghanistan, resa ancor più rilevante dal regime change di Kabul dello scorso agosto 2021, l’enorme presenza di giacimenti di oil and gas, i profondi legami economici e culturali che quest’area ha intessuto con l’Europa sin dai lontani tempi dell’Antica Grecia, l’incisiva postura internazionale acquisita dalla Russia post-eltsiniana nel proscenio mondiale, nonché il rapido emergere della potenza economica di Pechino sono tutti fattori che ne sottolineano l’insostituibile peso ed interesse economico e diplomatico.

Al meeting organizzato dall’International House Ambrosetti vertuto sullo sviluppo delle relazioni economiche de quo, hanno partecipato, tra gli altri per parte italiana, i massimi rappresentanti di Ice, Simest, Sace e Confindustria. L’Italia, com'è noto, è già presente in forza in Asia Centrale con eccellenze e campioni nazionali del nostro sistema produttivo quali, a titolo di esempio Eni, Saipem, Bonatti, Webuild (ex Salini Impregilo), tutti impegnati in diversi strategici progetti economico-infrastrutturali di grande rilievo. 

Il nuovo approccio regionale promosso dal nostro Ministero Affari Esteri può altresì, non solo consolidare i già eccellenti rapporti economici bilaterali ma essere foriero di ulteriori sviluppi delle nostre Big Companies quali Trenitalia, Enel, Fincantieri, Techint, Leonardo e Poste Italiane. La cooperazione economica potrà inoltre svilupparsi in alcuni settori dove l’imprenditoria italiana ha conseguito grandi successi in tutto il mondo quali: l’automazione industriale, l’agroindustria, l’industria metalmeccanica e farmaceutica nonché i servizi finanziari. Ma l’apporto che può dare il sistema Italia è, a parere di chi scrive, anche e soprattutto nella interazione delle filiere e dei distretti industriali che sono state protagoniste e motore primo dello sviluppo italiano del secondo dopoguerra. Infatti le nostre PMI coniugano un altissimo tasso di innovazione tecnologica con una flessibilità produttiva unitamente ad una rara capacità di adattamento alle sempre nuove condizioni economiche e tecniche. Un più stretto legame ed accesso ai mercati centro-asiatici potrà essere per questi ultimi il vero volano dell’espansione produttiva su larga scala, dell’ecosistema economico delle cinque Repubbliche con un enorme beneficio a seguito di un progressivo aumento della ricchezza diffusa e del welfare di tutta la popolazione dell’Asia Centrale.

Di particolare significatività anche la tavola rotonda dedicata a cooperazione scientifica e accademica, che – coordinata dal Prof. Carlo Frappi e dal Centro “Marco Polo” – si è concentrata sui temi della cooperazione per la tutela e la promozione del patrimonio artistico-culturale, dei modelli di regional governance, di sviluppo sostenibile e inclusivo e, infine, di cooperazione universitaria. La presenza e l’intervento di illustri accademici, quali Frappi e Pellò di Ca’ Foscari, Costa Buranelli dell’Università di Glasgow, Acciarri e Stefani dell’Università Milano Bicocca, Russo dell’Università di Trento hanno contribuito per parte italiana al successo dell’evento e a gettare ponti per il prosieguo della cooperazione scientifica tra il nostro paese e le cinque Repubbliche. Mentre cogliamo l'occasione per esprimere il nostro più vivo ringraziamento per il loro impegno, adesione e supporto a questo numero monografico di Eurasian Business Dispatch, non possiamo che rimarcare la significatività e la lungimiranza di aver voluto assicurare al confronto scientifico e accademico un posto e un ruolo di primo piano nello sviluppo della cooperazione inter-governativa.

È bene evidente come questo percorso di maggior integrazione dei sistemi economici industriali il governo italiano lo dovrà perseguire nell’ambito e con il supporto dell’Unione Europea e la presenza dell’ambasciatore Hakala, è la prova provata di tale insostituibile connubio.

Si può quindi forse nella consapevolezza che i risultati futuri non saranno automatici, né privi di stop and go, guardare con fiducia al futuro ed all’organizzazione ed ai risultati che arriveranno dalla 3^ Conferenza del Forum Italia-Asia Centrale 1+5 che si terrà, per la logica della rotazione propria del Forum, nuovamente in Italia .


Carlo Frappi ed Eugenio Novario

Carlo Frappi è ricercatore presso il Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea dell'Università Ca' Foscari Venezia. Presso tale Ateneo insegna tra gli altri i corsi in Storia Contemporanea Politica Estera ed Economica dell'Azerbaigian e Relazioni Internazionali del Vicino e Medio Oriente. E' Presidente dell'Osservatorio Asia Centrale Caucaso.

Eugenio Novario, avvocato in Novara, Vice Presidente Esecutivo del Consorzio Italia Europa Asia Export, già professore a contratto di diritto commerciale, diritto dell' Unione Europea all' Università di Verona attualmente ha un incarico di docenza al Master Eleo dell'Università di Venezia nella materia Trasporti e Logistica dell'Asia Centrale. Responsabile di Limes Club Cisalpino, ha pubblicato articoli su Limes e Limes online.

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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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