L'acqua: elemento cruciale di sviluppo per l'Asia centrale (di Eliseo Bertolasi)

Fino al 1960, il Mare d'Aral si estendeva su circa 67.000 km2. Con tali dimensioni rappresentava, come grandezza, il quarto bacino idrico interno al mondo. Allo stato attuale, il Mare d'Aral come unico bacino idrico non esiste più.
La parte settentrionale ormai separata dalla terra affiorata è ora alimentata dal flusso del fiume Syr Darya. La parte restante che contiene acqua residua fortemente mineralizzata,  di fatto, è costituita da una porzione centrale con acqua poco profonda, e soprattutto da un bacino più profondo ma stretto e allungato verso meridione, lungo il margine del platò di Ustyurt. 

L’acqua è l’elemento chiave dello sviluppo dell’Asia centrale. Le acque della maggior parte dei fiumi del Kirghizistan del Turkmenistan, la quasi totalità del Tagikistan e dell’Uzbekistan e parte dei fiumi del sud del Kazakhstan, attraverso il corso dei fiumi Amu Darya e Syr Darya entrano nel Mare d'Aral.
Le terre dell’Asia centrale sono irrigate da tempo memorabile, la popolazione locale possiede una secolare tradizione per la coltivazione di prodotti agricoli, nonostante le difficili condizioni climatiche di aridità. Va notato che l’agricoltura tradizionale in Asia centrale si basava su un tipo d’irrigazione specifica per ogni singola oasi, separata dalle altre, dove si cercava di sfruttare al massimo la specifica posizione con le proprie idriche presenti.

Durante il periodo sovietico l’area irrigata venne più che raddoppiata, passando da meno di 4 milioni fino a 8 milioni di ettari. Questa vasta irrigazione determinò un grande consumo d’acqua. I prelievi d’acqua per l’irrigazione arrivarono a utilizzare più del 90% del volume totale di acqua disponibile da tutte le fonti.
Secondo il NIZMKVK (Centro d’Informazione Scientifica di Coordinamento interstatale della Commissione per l’uso dell’acqua dell’Asia centrale) nel 1960 il prelievo d’acqua del Mare d’Aral era di 60,6 km3, mentre nel 1994 era già salito a 116,3 km3, vale a dire ben 1,8 volte in più. In seguito si è osservato una diminuzione del consumo d’acqua totale, da 105 km3 nel 2007 a 89 km3 nel 2008. Nel contempo, tra il 1960 e il 2008, la popolazione sul bacino idrografico è aumenta di 3,3 volte, mentre la superficie irrigua è stata ampliata di 1,9 volte. 

Va considerato che la riduzione del consumo di acqua nella regione, tranne per i processi di ristagno, è dovuta in particolar modo al deterioramento delle infrastrutture d’irrigazione e ad un indietreggiamento delle terre coltivate a causa della loro alterazione; tale fenomeno che colpisce tutti i Paesi della regione, in una certa misura è stato influenzato dai cambiamenti nel tipo di culture. L’agricoltura assicura posti di lavoro a una popolazione in rapida crescita, ma allo stesso tempo, il maggior consumo d’acqua crea problemi. 

I problemi legati al forte calo di acqua del Mare d'Aral: la riduzione della biodiversità, il trasporto e la dispersione della polvere salata dal fondo essiccato del mare, la perdita dei pascoli, la perdita dell’economia della pesca e delle zone palustri, di pari passo, hanno determinato la carenza dei mezzi di sussistenza per i 3,5 milioni di persone che vivono attorno al bacino. A causa dell’insufficienza dei fondi stanziati per la manutenzione delle infrastrutture d’irrigazione, le stesse si sono rapidamente deteriorate e la loro efficienza si è ridotta. Contemporaneamente, come effetto del calo di un efficiente utilizzo dell’acqua, sono sorti problemi nel drenaggio con ristagni e salinizzazione delle terre irrigate.

Le ricerche effettuate hanno mostrato che, al momento attuale, le condizioni del Mare d'Aral non possono essere ripristinate al livello precedente. Gli esperti, tuttavia, non hanno dubbi che per ciò che concerne l’efficienza della gestione e l’utilizzo delle risorse idriche, la situazione potrà essere stabilizzata e migliorata. Non solo, nel caso di recupero degli impianti d’irrigazione e la realizzazione di condizioni appropriate, molti sistemi d’irrigazione dell’Asia centrale potranno diventare economicamente sostenibili.
Non possedendo uno sbocco sul mare, gli Stati dell’Asia centrale sono ancora in una fase di profonda trasformazione socio-economica, ancora alle prese con le conseguenze del crollo dell’Unione Sovietica e la successiva transizione da un’economia pianificata a un’economia di mercato. Ogni Stato, a seconda della propria situazione economica e socio-politica, ha adottato delle misure necessarie per promuovere le riforme economiche e sociali. La velocità e la profondità del processo di riforma varia però da Paese a Paese e oscilla tra il mantenimento delle strutture esistenti al fine di evitare turbolenze economiche, sociali e politiche, da un lato, e un rapido completamento delle riforme per velocizzare la transizione del sistema economico, dall'altro lato.

Va però detto che per il superamento della crisi del Mare d'Aral, le risorse sono ancora insufficienti, nonostante la considerevole mobilitazione d’istituzioni finanziarie internazionali e di organizzazioni internazionali di assistenza ai Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, spesso, le informazioni su come implementare questi sforzi congiunti rimangono oggetto di discussione solo tra gli esperti ai lavori, senza raggiungere il grande pubblico. 
E' sulla base di queste premesse che nel 2012, alla guida di Anatolij Krutov (dottore di ricerca in scienze tecniche), è partito il progetto dell’Unione Europea: “Coordinazione regionale e sostegno per l’incremento del livello di cooperazione tra Unione Europea e Asia centrale nel campo della tutela ambientale e delle risorse idriche”.
Il progetto, finanziato dall’UE, ha lo scopo di supportare i partner a livello nazionale, internazionale e regionale, interessati a rafforzare la cooperazione nel settore del cambiamento climatico, della gestione strategica dell’ambiente e delle risorse idriche.
In un contesto di cambiamento climatico globale, per i Paesi dell’Asia centrale, il progetto punta a risolvere tutta una serie di problemi comuni:
- la crescita della popolazione e la sicurezza alimentare;
- la necessità di preservare gli ecosistemi fragili e la tutela dell’ambiente;
- l’approvvigionamento idrico e la qualità delle acque per uso domestico;
- la disponibilità delle risorse idriche per la produzione di energia e per l’agricoltura;
- garantire una crescita economica sostenibile e sviluppo sociale.

Risolvere tutti questi problemi richiede una vasta gamma di competenze a livello regionale, oltre all'allargamento del dialogo su questioni come:
- la pianificazione strategica riguardante l’adattamento al cambiamento climatico;
- la valutazione e la gestione del rischio;
- la pianificazione e il finanziamento di progetti in materia di cambiamenti climatici e per la tutela ambientale;
- la gestione integrata delle risorse idriche;
- il perfezionamento degli strumenti giuridici nazionali e internazionali;
- il rafforzamento della cooperazione regionale nel settore della gestione delle acque, e della protezione dell’ambiente circostante.

Il progetto dell’UE mira a sostenere i Paesi della regione col fine di risolvere questi problemi nell'ambito del programma “UE-Asia centrale: strategia per un nuovo partenariato”.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

Consulta il testo del provvedimento
http://www.eu/ita/archivio/L-acqua-elemento-cruciale-di-sviluppo-per-l-Asia-centrale-di-Eliseo-Bertolasi-110-ITA.asp 2015-06-26 daily 0.5