L’Italia, il Corridoio meridionale e l’Azerbaigian. L’ingresso di SNAM nel TAP e il rafforzamento della cooperazione italo-azerbaigiana (di Carlo Frappi)

Dallo scorso 17 dicembre Italia e Azerbaigian sono certamente più vicini. Snam ha difatti finalizzato un accordo che sancisce l’ingresso della compagnia italiana nel consorzio deputato alla costruzione e operazione del gasdotto Trans-Adriatic Pipeline (TAP). Di quel gasdotto, cioè, che a partire dal 2020 garantirà l’esportazione verso la costa adriatica pugliese di 8 miliardi di metri cubi annui di gas estratti dal giacimento caspico off-shore di Shah Deniz, in Azerbaigian. Un asse energetico e infrastrutturale, quello tra Mar Caspio e Adriatico, lungo oltre 3.000 chilometri e di cui il TAP rappresenterà il terzo e ultimo segmento, tra la Grecia e l’Italia, attraverso il territorio albanese e un tratto off-shore nell’Adriatico. A collegare la costa caspica con i confini orientali della Grecia, saranno invece i gasdotti South Caucasus Pipeline, tra l’Azerbaigian e l’Anatolia orientale, e il gasdotto trans-anatolico TANAP. Il sistema di gasdotti così determinato assicurerà, entro il prossimo quinquennio, l’apertura del cd. Corridoio meridionale del gas dell’Unione europea, obiettivo strategico delle autorità europee nella prospettiva di assicurare maggior diversificazione al sistema di approvvigionamento continentale.

Attraverso l’accordo di dicembre, SNAM, per una somma pari a 130 milioni di euro, ha acquisito il 20% delle quote del Consorzio TAP, già controllate dalla norvegese Statoil – che completa così l’uscita dall’intera filiera del gas caspico, per lo sviluppo del quale era stata protagonista di prima caratura. La quota della società controllata dal Tesoro si aggiunge così a quelle detenute da BP (20%), dalla compagnia statale azerbaigiana Socar (20%), Fluxys (19%), Enagás (16%) e Axpo (5%). 

Difficile sottostimare il peso dell’accordo nel quadro delle più ampie relazioni bilaterali italo-azerbaigiane, che proprio nel comparto energetico hanno il proprio punto di forza. Sin dalla fine degli anni ’90 e dal rilancio della capacità di esportazione di Baku, l’Italia è difatti assurta a mercato privilegiato di sbocco del greggio azerbaigiano. Ciò ha fatto del Paese il principale partner commerciale dell’Azerbaigian, che vi esporta la quota più ampia del proprio petrolio (24,6% nel 2014). Viceversa, il greggio di provenienza caspica ha acquisito crescenti quote di mercato in Italia, finendo per bilanciare il calo dei flussi petroliferi di provenienza libica e per assicurare a Baku il ruolo di primo partner per le importazioni italiane – per una quota del 17% nel 2014. 
In questo contesto, l’ingresso di SNAM nel TAP contribuisce significativamente a rinsaldare la cooperazione bilaterale italo-azerbaigiana in materia energetica. Una cooperazione che, d’altra parte, proprio dal comune interesse allo sviluppo del Corridoio meridionale europeo del gas aveva ricevuto un rilevante incentivo all’approfondimento, ben prima che lo stesso progetto TAP fosse annunciato – quando, cioè, era il progetto di interconessione tra Turchia, Grecia e Italia (ITGI) guidato da Edison a saldare assieme gli interessi e le strategie energetiche di Roma e Baku. Ugualmente difficile sottostimare anche la maggior rilevanza strategica dell’intesa bilaterale nel comparto del gas, la caratteristica rigidità della cui commercializzazione impone a paesi produttori, consumatori e di transito la condivisione di una visione di lungo periodo di fatto assente nel caso del marcato petrolifero.

Se, dunque, lo sviluppo dei progetti infrastrutturali nel settore del gas ha tradizionalmente rivestito un’importanza centrale per lo sviluppo delle relazioni italo-azerbaigiane, SNAM ha naturalmente ricoperto un ruolo chiave in tale ambito. Su SNAM, difatti, ricade l’onere-onore di assicurare che il gas di provenienza caspica possa essere commercializzato oltralpe prima ancora che in Italia – mercato che attraversa peraltro, da qualche anno a questa parte, una fase di eccesso di offerta. La responsabilità, cioè, di adeguare la rete nazionale – e nella fattispecie la dorsale adriatica – per far sì che dalla costa pugliese il gas possa fluire verso nord, contribuendo a dare sostanza al datato e ambizioso obiettivo di fare della Penisola un hub della distribuzione della risorsa nel cuore del Mediterraneo.

La possibilità che SNAM possa assumere un ruolo di protagonista per il rafforzamento della cooperazione energetica italo-azerbaigiana è confermata inoltre dallo spirito – prima ancora che dalla lettera – del Memorandum di intesa siglato lo scorso settembre tra l'AD della compagnia italiana, Carlo Malacarne, e Rovnag Abdullayev, omologo della compagnia energetica azerbaigiana Socar. L’intesa – allo sviluppo della quale può essere riportato lo stesso ingresso di SNAM in TAP – si pone infatti come punto di avvio di una cooperazione finalizzata alla valutazione di iniziative congiunte rivolte allo sviluppo del Corridoio meridionale, nonché alla condivisione di expertise e best practice nella prospettiva della realizzazione e gestione delle infrastrutture deputate al trasporto di gas naturale tra il Caspio e l'Italia.

A dimostrazione dell'interesse della compagnia italiana per l'ingresso nel giro d'affari legato all'esportazione del gas lungo il Corridoio meridionale dell'Ue e della valenza rivestita in questo ambito dalla cooperazione italo-azerbaigiana, nei mesi passati era circolata la notizia di un ulteriore possibile ambito di intesa tra Snam e Socar. Stando a quanto dichiarato dello stesso Abdullayev, la Snam avrebbe infatti manifestato il proprio interesse ad acquisire dalla controparte azerbaigiana una quota (il 17%) di Desfa, gestore di quella rete del gas greca che rappresenta l'anello di congiunzione tra le infrastrutture di trasporto del gas caucasico-anatoliche e quelle europee. Oltre ad ampliare lo spettro delle attività estere di SNAM, l’accordo potrebbe agevolare la non facile partecipazione di Socar al processo di privatizzazione della compagnia greca. Dall'estate 2013, Socar detiene infatti un'opzione per l'acquisto del 66% delle quote di Desfa, per un controvalore di circa 400 milioni di euro. L’offerta azerbaigiana è tuttavia entrata nel mirino della valutazione anti-trust delle autorità europee, che potrebbe ostacolare il tentativo di Socar di ampliare la propria partecipazione al midstream e downstream in Europa, salvo mantenere la sola maggioranza relativa (il 49% del pacchetto azionario, restante dalla cessione del 17%) della compagnia greca. Un ostacolo, quest’ultimo, che sembra innalzarsi nel più ampio quadro delle crescenti incomprensioni che caratterizzano le relazioni tra Bruxelles e Baku. 

Dopo anni durante i quali le autorità europee sembravano convinte di poter efficacemente cooperare nel settore energetico con l’Azerbaigian in un sostanziale vuoto di dialogo – e men che mai d’intesa – politico-diplomatica, i nodi non sciolti delle relazioni bilaterali sembrano oggi venire al pettine. Le contraddizioni della politica europea sembrano, nella fattispecie, emergere dalla crescenti richieste di maggior approssimazione della normativa nazionale azerbaigiana a quella europea, cui si contrappone la indisponibilità a concedere all’Azerbaigian sostegno politico rispetto alla piena riaffermazione della sovranità nazionale innanzi alla perdurante occupazione armena dell’area del Nagorno-Karabakh.




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