L’Unione Economica Eurasiatica tra crisi e integrazione nell'economia mondiale (di Alessandro Lundini)

Nel 2015 gli Stati membri dell’Unione Economica Eurasiatica (UEE), in particolare Russia e Kazakhstan, hanno continuato a risentire del crollo del prezzo del petrolio e della svalutazione delle rispettive monete, con un conseguente peggioramento della situazione attuale e delle prospettive future di crescita.
Il deterioramento delle condizioni economiche ha inevitabilmente avuto delle ripercussioni anche sul processo di integrazione euroasiatica. L’implementazione del mercato unico finora non ha generato quella spinta propulsiva che molti si attendevano e l’interrogativo sempre più ricorrente è quello relativo ai reali benefici economici ad esso legati.

La crescita del commercio tra i Paesi membri è stata infatti registrata solo nella fase successiva alla creazione dell’Unione Doganale nel 2010. Alla notevole espansione tra il gennaio 2010 e lo stesso mese dell’anno successivo è seguita, nel 2012, una netta diminuzione della crescita del commercio e un arretramento a partire dal 2013. La quota degli scambi interni all'area dell’Unione Economica Eurasiatica è diminuita drasticamente. Secondo i dati della Commissione Economica Eurasiatica - organo istituzionale dell’UEE - per l’intera area dello Spazio Economico Comune e dell’Unione Doganale (i tre Stati fondatori più l’Armenia) nel periodo gennaio-aprile del 2015 il crollo delle esportazioni e delle importazioni è stato rispettivamente del 31,6% e del 38,6% rispetto allo stesso periodo del 2014. Anche il commercio con i Paesi terzi ha fatto registrare un calo delle importazioni e un livello stabile delle esportazioni.

Un altro elemento critico è dato dal fatto che la stessa implementazione di un mercato comune segna ancora il passo, ritardando di conseguenza l’avanzamento dell’intero progetto. Per fare un esempio, la creazione di un mercato unico per petrolio e gas è stata programmata per il 2025, mentre quello dell’energia elettrica dovrebbe concretizzarsi dal 2019. A ciò vanno aggiunte anche una serie di controversie e dispute, specialmente nel mercato agricolo e alimentare, in un clima in cui i Paesi membri sembrano più propensi alla tutela dei propri mercati interni. 

Per un più rapido rafforzamento dell’integrazione molto dipenderà da quale orientamento sarà impresso alla neonata Unione. Molto si è scritto e detto, infatti, sulle due diverse visioni del futuro dell'UEE presenti tra gli Stati membri. Da una parte la Russia, con la sua volontà di ricomposizione più profonda dello spazio post-sovietico, per sottrarlo alle mire occidentali e a quelle cinesi. Dall'altra i restanti Paesi - Kazakhstan in testa - contrari a trasformare l’Unione in un soggetto politico e più propensi a perseguire il principio del “pragmatismo economico”, nell'intento di difendere la propria autonomia.

Al di là di tutte le speculazioni politiche, la chiave per il successo futuro per UEE potrebbe risiedere proprio nell'avanzamento dell’integrazione economica e nella sua apertura ai mercati dei Paesi terzi. In riferimento a questo particolare aspetto, il 2015 è stato caratterizzato non solo dall'entrata in vigore dell’Unione, ma anche dal suo allargamento e da nuove, positive, prospettive in termini di partenariati economici.

Anzitutto l’ingresso di nuovo membro, il Kirghizistan, che ha portato a cinque il numero dei Paesi aderenti all'UEE. Ma se l’ingresso del Paese centroasiatico è forse da segnalare più per la sua valenza politica che economica, le ipotesi di nuovi accordi con Paesi non post-sovietici devono essere considerati sotto una luce diversa.  

Il 29 maggio il Vietnam è divenuto il primo Stato a sottoscrivere un accordo di libero scambio con l'UEE, intesa che dovrebbe consentire il raddoppio dell’interscambio commerciale tra parti. Ma non solo. Negli ultimi mesi è cresciuto il numero di Paesi che hanno espresso la volontà di concludere accordi economici con il nuovo soggetto economico. A novembre Singapore ha concluso alcune intese bilaterali con la Russia, tra queste anche un accordo sull'inizio dei colloqui per la creazione di una zona di libero scambio con l'UEE.

Grande interesse è stato mostrato anche dall'India. New Delhi nel mese di giugno ha siglato un accordo quadro per l’istituzione di un gruppo di lavoro che dovrebbe condurre alla conclusione di un’intesa più articolata per il libero scambio con i Paesi UEE. Un gruppo di lavoro per la cooperazione in campo economico è stato stipulato anche dalla Mongolia. Israele ha invece dichiarato il suo interesse per un vero e proprio accordo di libero scambio, così come il Pakistan, la Cina, l’Egitto e altri Paesi, tra i quali l'Iran, Paese che ha già sottoscritto un accordo per lo scambio di informazioni con l'UEE.

L’attenzione che l’Unione Economica Eurasiatica sta ricevendo anche al di fuori dello spazio post-sovietico dimostra quanto sia ampio il suo potenziale di attrazione. Anche se la “perdita” dell’Ucraina ha privato l’UEE di una parte ritenuta fondamentale sul versante europeo, il lavoro in atto per espandere i partenariati dell’Unione è indice anche dell’intenzione di rendere l’area sempre più integrata nell'economia internazionale. 
Sviluppi, questi, che dovrebbero essere valutati con maggiore attenzione anche dall'Unione Europea e dai suoi Paesi membri. Ignorare le possibilità economiche che l'UEE - pur con tutte le sue attuali carenze - porta con sé, significherebbe precludersi la possibilità di realizzare accordi economicamente vantaggiosi e perdere terreno prezioso a favore dei competitori economici.

Per quanto concerne l’Unione Eurasiatica, invece, il suo futuro dipenderà anche da quali tendenze prevarranno, se quelle di carattere politico o di natura economica. La strategia volta a rafforzare le economie dei Paesi membri attraverso un processo di maggiore connessione con l’economia globale, oltre che a rispondere a quelli che sono gli interessi economici e politici dei singoli Stati, è una scelta irrinunciabile per l’intera Unione, la quale potrebbe definitivamente imporsi come uno dei maggiori poli economici mondiali in un contesto economico e geopolitico in fase di ridefinizione.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

Consulta il testo del provvedimento
http://www.eu/ita/archivio/LUnione-Economica-Eurasiatica-tra-crisi-e-integrazione-nell-economia-mondiale-di-Alessandro-Lundini-165-ITA.asp 2015-11-28 daily 0.5