L’Uzbekistan del nuovo presidente Mirziyaev e le relazioni con la Turchia (di Fabio Indeo)

Le elezioni presidenziali tenutesi il 4 dicembre hanno incoronato Shavkat Mirziyaev come nuovo presidente dell'Uzbekistan, con l'88,6% dei voti, ovvero quasi 18 milioni di uzbechi hanno tributato il loro supporto all'ex primo ministro della repubblica centrosiatica. Mirziyaev è diventato quindi il secondo presidente dell'Uzbekistan indipendente, dopo venticinque anni di potere del suo predecessore Islam Karimov, deceduto il 2 settembre scorso. 

La partecipazione di altri tre candidati - espressione dei partiti politici ufficialmente riconosciuti - ha reso queste elezioni formalmente multipartitiche: oltre a Mirziyaev, espressione del Partito Liberal Democratico dell'Uzbekistan, hanno partecipato alla contesa Xatamjon Ketmonov - Partito Democratico del Popolo -, Narimon Umarov (Adolat, Partito Social Democratico dell' Uzbekistan) e Sarvar Otamuratov (Milliy Tiklanish, Partito Democratico dell' Uzbekistan).

Nonostante queste formazioni politiche siano espressione delle esigenze di differenti gruppi sociali nazionali, in realtà questi partiti hanno sempre mantenuto una linea filo-governativa e non di aperta opposizione all'agenda politica del presidente Karimov.

Per la prima volta l'ODIHR (Office for Democratic Institutions and Human Rights) dell'Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa ha monitorato lo svolgimento delle elezioni con una missione su larga scala, esprimendo un giudizio non completamente positivo in relazione alla trasparenza, sottolineando l'esistenza di importanti cambiamenti ma anche la necessità di adottare riforme incisive e complete.

Tuttavia, nella scelta del successore di Karimov, l'esperienza politica di Mirziyaev - che ha rivestito la carica di primo ministro dal 2003 - ha rappresentato una garanzia per il mantenimento di una condizione di stabilità politica e di sicurezza interna. Al momento infatti, si può notare come si siano rivelate infondate le preoccupazioni inerenti una condizione di instabilità che avrebbe dovuto connotare il processo di transizione politica  nell'era post Karimov, principalmente per la mancanza di un chiaro meccanismo di successione. In realtà, la condizione di stabilità e di continuità appare l'espressione di una sorta di entente tra le personalità più forti dopo la dipartita del vecchio presidente: l'ex premier ed ora neo-presidente Mirziyaev, il potente capo dell'Agenzia di Sicurezza Nazionale Rustam Inoyatov e il primo vice ministro Rustam Azimov.

Quest'ultimo deteneva anche il ruolo di ministro delle finanze ma al suo posto è stato recentemente nominato Batir Hodzhaev, mentre appare in vista un suo incarico come governatore della Banca Centrale.
Nella nuova veste di capo dello stato,  Mirziyaev è chiamato a dare continuità e confermare il nuovo orientamento in politica estera, improntato sul rafforzamento della cooperazione politica ed economica regionale: infatti, nel suo primo discorso dopo aver assunto la carica di presidente ad interim l'8 settembre 2016, Mirziyaev ha sottolineato come lo sviluppo di proficue relazioni con le repubbliche centroasiatiche costituisca la principale priorità della politica estera uzbeca.

In quest'ottica (come sottolineato nel mio precedente articolo contenuto nella newsletter EBD di novembre) importanti passi in avanti sono stati raggiunti con Tagikistan e Kirghizistan, dopo anni di tensioni e forti rivalità: agli inizi di dicembre, il raggiungimento di un accordo per riattivare i collegamenti aerei tra Tashkent e Dushanbe - interrotti da 24 anni - conferma la positiva evoluzione delle relazioni bilaterali con gli attori regionali. 

A prescindere dallo scenario prettamente centroasiatico, l'orientamento generale del neo-presidente in politica estera ricalca quello del suo precedessore, ovvero perseguire ulteriormente una politica di non adesione ad alleanze militari internazionali e di non permettere l'installazione di basi militari straniere nel territorio nazionale (precludendo di fatto un ipotetico rientro di Tashkent nell'orbita russa dell'Organizzazione del  Trattato di Sicurezza Collettiva, OTSC) ne di inviare truppe uzbeche in missioni all'estero.

Il riavvicinamento con la Turchia, a seguito della visita di due giorni del presidente turco Erdogan a Samarcanda e Tashkent il 17-18 novembre, testimonia ulteriormente il nuovo corso della politica estera uzbeca.
Questa ripresa delle relazioni diplomatiche è di significativa importanza per entrambe le parti, considerati i tradizionali legami economico-culturali esistenti e testimoniata dalla composizione della delegazione turca che includeva tra gli altri anche i due vice primo ministro, il ministro degli esteri Mevlüt Çavuşoğlu, quello dell'economia Nihat Zeybekçi, quello dell'energia Berat Albayrak. Nei primi anni novanta  la Turchia rappresentava un modello politico-economico per l'Uzbekistan indipendente e per le nazioni centroasiatiche, in quanto repubblica secolare che si opponeva all'affermazione dell'Islam politico e promotrice di un modello economico orientato al libero mercato.

Il governo di Ankara fu il primo a riconoscere l'indipendenza uzbeca e Karimov fu il primo leader politico dell'Asia Centrale a visitare Ankara. Oltre all'apertura di rappresentanze diplomatiche, la Turchia fornì assistenza alimentare e un prestito di 590 milioni di dollari, e gli investimenti turchi raggiunsero un miliardo di dollari nei primi anni di indipendenza. La valorizzazione delle affinità linguistiche e culturali era supportata in quegli anni dall'orientamento prevalente nella politica estera turca e dell'allora presidente Turgut Ozal, fervente sostenitore e promotore dell'ideologia panturanica che promuoveva l'unità della comunità turcofona esistenti.
Tuttavia, la percepita minaccia dell'ideologia panturca come nuova forma di dominazione politico-culturale di Ankara costituì una delle ragioni che sancirono il deterioramento delle relazioni uzbeco-turche. Il rifiuto della Turchia ad accogliere le richieste uzbeche di espulsione e rimpatrio forzato di Muhammad Solih - leader del partito politico Erk con un impostazione nazionalista e panturca, rivale di Karimov alle elezioni presidenziali del 1991 - e di Abdurrahman Polat (un altro esponente dell'opposizione) portarono ad un forte raffreddamento delle relazioni bilaterali.

Ciononostante la Turchia ha svolto un ruolo importante nel settore economico-commerciale uzbeco: secondo l'ambasciata turca in Uzbekistan il volume d'affari tra le due nazioni ha raggiunto 1,2 miliardi di dollari nel 2015: ci sono 450 compagnie che operano nella nazione che contribuiscono alla creazione di prodotti per l'esportazione con un valore di 300 milioni di dollari e che danno lavoro a 50 mila persone.
Il recente riavvicinamento tra Uzbekistan e Turchia si fonda su questioni di carattere geopolitico ed economico: sicuramente risulta agevolata dalla recente convergenza politico-ideologica sulle scuole di Fetullah Gulen, bandite dal territorio uzbeco sin dal 2000 per il proselitismo e la destabilizzante minaccia di islamizzazione con richiesta di velo per donne.

L'apporto finanziario delle compagnie turche sarà inoltre importante nella creazione e nello sviluppo della zona economica libera di Urgut, a 90 km da Samarcanda, dove verranno installate delle attività nel settore tessile e nella trasformazione alimentare, oltre alla costruzione di hotel in aree turistiche.

Lo sviluppo dei flussi turistici appare un altro segmento economico sul quale il governo uzbeco intende puntare: un recente decreto presidenziale ha sancito l'abolizione del visto d'ingresso per i cittadini di alcune nazioni come Italia, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Giappone e Corea del sud che possono alimentare un flusso turistico potenzialmente promettente in termini economici, incrementando gli introiti statali.
Una maggiore cooperazione con la Turchia, che cerca di rinsaldare i legami con le repubbliche centroasiatiche considerando le difficili relazioni attuali con l'Unione Europea, consentirà all'Uzbekistan di Mirziyaev di poter contare sull'appoggio di un nuovo influente attore geopolitico in modo da poter rafforzare la strategia multivettoriale, bilanciando gli interessi di Russia e Cina.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/LUzbekistan-del-nuovo-presidente-Mirziyaev-e-le-relazioni-con-la-Turchia-di-Fabio-Indeo-316-ITA.asp 2016-12-20 daily 0.5