La BP rinuncia definitivamente a un ritorno nei giacimenti petroliferi kazaki (di Catherine Putz)

Nell’ottobre 2020, il gigante petrolifero British Petroleum (BP) ha comunicato alla compagnia di stato kazaka KazMunayGas che si sarebbe ritirato dai negoziati per la concessione sui tre blocchi offshore nell’area del Caspio. La stessa lettera, in cui si spiega che tali blocchi non sono compatibili con la nuova strategia BP focalizzata sullo sviluppo di energie rinnovabili e sui progetti già in essere di gas e petrolio, di fatto sancisce la fine del ritorno di BP nel Caspio.

Nel 2009 la BP aveva annunciato la fine del suo coinvolgimento nel giacimento petrolifero kazako di Tengiz e nell’oleodotto CPC (Consorzio dell'oleodotto del Mar Caspio). Nel maggio dello stesso anno aveva rivenduto la sua partecipazione azionaria nella LukArco, che ammontava al 46%, alla Lukoil. La LukArco era stata costituita nel 1997 come joint venture tra la compagnia russa Lukoil e l’americana ARCO, la quale si era fusa con la BP nel 2000. Nell’aprile 2009 la BP aveva anche venduto la sua partecipazione del 49.9% nella Kazakistan Pipeline Ventures (KPV) - che a sua volta deteneva una quota dell’1.75% nel CPC - a KazMunayGas. Queste transazioni hanno significato l’esclusione della BP dal CPC e dai giacimenti di Tengiz.

Nel maggio 2019, la BP aveva annunciato che stava esaminando le possibilità di un nuovo progetto d’estrazione  in Kazakistan, firmando un memorandum d’intesa con KazMunayGas. A questo era seguita una lettera d’intenti all’inizio del 2020. La BP, però, si è ritirata in autunno a causa dell’abbassamento dei prezzi dovuto alla pandemia.

La notizia è trapelata ad inizio del marzo 2021 solo perché KazMunayGas ha pubblicato la lettera della BP in risposta ai media kazaki che sostenevano fosse stata la “mancanza di iniziativa” di KazMunayGas a far naufragare l’ipotesi di una partnership. Un articolo di Orda.kz riportava che la BP si fosse ritirata dai negoziati perché “non c’era nessuno con cui negoziare”. KazMunayGas ha risposto pubblicando la lettera originale (datata 27 ottobre 2020) che illustra come, dopo aver valutato vari blocchi offshore - tra cui Bolshoy Zhambyl, Zhemchuzhina e Kalamkas - la BP abbia deciso di non proseguire a causa di un cambio di rotta della compagnia, oggi focalizzato sulle rinnovabili.

Il prezzo del petrolio è diminuito ulteriormente nel 2020 a causa della pandemia, che ha portato ad un arresto di gran parte del trasporto globale. Nel mezzo di tale rallentamento, la BP (e una manciata di altre major petrolifere) ha annunciato che avrebbe intrapreso un percorso verso le emissioni zero. La storia ci metterà del tempo per decidere se tali sforzi siano genuini o meno. Bernard Looney, CEO della BP, ha ammesso, durante una conferenza del febbraio 2021, che gli investitori si stanno ancora scervellando riguardo a tale cambiamento. “Non puoi sconfiggere la gravità, non puoi andare contro alla volontà della società… Voglio essere l’uomo nella stanza che cerca di dare alle persone le energie rinnovabili che chiedono”, ha detto. In ogni caso Looney ha continuato l’intervento dicendo che “il petrolio e il gas rimarranno per i decenni a venire, ma è fondamentale per la nostra compagnia promuovere la transizione verso una compagnia a bassa emissione di carbonio”.

Il fatto che la BP non sarà coinvolta nei progetti lasciati disponibili da altre compagnie è una pessima notizia per il Kazakistan. Nell’ottobre 2019 la Royal Dutch Shell aveva abbandonato un progetto sul giacimento di Khazar (parte di Zhemchuzhina) e la North Caspian Operating Company (NCOC), joint venture multinazionale di cui la Shell è partner, si era ritirata dal Kalamkas Sea. Le analisi, all’epoca, suggerivano che ci fossero dei problemi di tipo finanziario: i costi troppo alti e gli sviluppi troppo difficoltosi non li rendevano accessibili.

Inoltre durante il 2020, KazMunayGas avrebbe registrato un declino dell’8% nella produzione di petrolio. Nel frattempo, la produzione di gas è diminuita del 3% e il volume di gas trasportato tramite gasdotto è crollata del 16%, in gran parte a causa del declino della domanda cinese.

(Tratto da: https://thediplomat.com/2021/03/bp-declined-to-dive-back-into-kazakh-oil-fields/)




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/La-BP-rinuncia-definitivamente-a-un-ritorno-nei-giacimenti-petroliferi-kazaki-di-Catherine-Putz-925-ITA.asp 2021-04-08 daily 0.5