La NATO in tour in Georgia e Turchia (di Marilisa Lorusso)

Il 7 settembre è iniziato un intenso tour del Consiglio Nord Atlantico nel teatro regionale del Mar Nero Orientale. Il Consiglio, organo civile e decisionale della NATO, è arrivato a Tbilisi, in Georgia, con una due giorni dedicata alla conferma del processo di avvicinamento e all’intensificazione del dialogo fra la Georgia e l’Alleanza atlantica. 

La delegazione, capeggiata dal Segretario Jens Stoltenberg, ha incontrato nel primo giorno politici chiave - il Primo Ministro Giorgi Kvirikavishvili, il Ministro della Difesa Levan Izoria - , il secondo le massime figure istituzionali: il Presidente Margvelashvili, il Presidente del Parlamento David Usupashvili e il Ministro degli Esteri Mikheil Janelidze. 

Il Consiglio aveva visitato il paese a un mese dalle guerra russo-georgiana nel 2008,  visita poi re-iterata nel 2011 e nel 2013. La visita cade a un mese esatto dalle elezioni parlamentari dell’8 ottobre, e la NATO ha espresso soddisfazione per il percorso democratico del paese. Si è riconosciuto il ruolo della Georgia nella cooperazione, incluso il suo ruolo in teatri caldi come l’Afganistan e la lotta al terrorismo, anche legato alla guerra in Siria, e l’interoperabilità fra le forze georgiane e quelle NATO. Gli incontri bilaterali a livello ministeriale hanno presumibilmente avuto un carattere più tecnico.

Si specula molto, infatti, in termini geopolitici sul rapporto NATO-Georgia spesso dimenticando che proprio l’interoperabilità delle forze è il criterio cardine intorno al quale ruota un reale processo di integrazione, e che questo criterio richiede investimenti, da ambo le parti. Uno sforzo notevole e gravoso per l’economia della Georgia, ma che pare sostenuto a livello di volontà politica dal governo uscente, la coalizione del Sogno Georgiano, e senza esitazione dall’opposizione, il Movimento Nazionale Unito di Mikheil Saakashvili, fautore di una linea marcatamente atlantista. 

La cooperazione si è andata intensificando dal 1994 anno in cui la Georgia diveniva partner del programma Partnership for Peace. Dalla Georgia di Shevardnadze a quella di Saakashvili, che nel 2008 strappava al Summit di Bucarest una promessa di essere accolta come stato membro, come poi reiterato nel 2009, 2010, 2012, 2014, si è giunti alla Georgia del 2016, con un Pacchetto Operativo adottato due anni fa e una nuova  Commissione Bilaterale (2015). Oltre al percorso di allineamento e integrazione, agli scenari specifici e regionali di cooperazione, ha animato il dibattito il Presidente del Parlamento Usupashvili che ha dato voce a una proposta che era già stata discussa in diverse varianti: ospitare una base americana nel paese. La reazione americana è cauta ma possibilista, dato il quadro regionale. 

Un quadro che certo è stato discusso nella seconda tappa del viaggio. Da Tbilisi il Consiglio è volato ad Ankara. Prima visita ufficiale all’alleato dopo il tentato colpo di stato del 15 luglio, molte le cose da discutere, e spinose. Qui l’ordine degli incontri è stato inverso: si è iniziato l’8 settembre con il Presidente Recep Tayyip Erdoğan, e a seguire il Primo Ministro Binali Yıldırım, i Ministri degli Affari Esteri Mevlüt Çavuşoğlu e della Difesa Fikri Işık, con la visita che si è conclusa il 9 settembre. 

Stoltenberg, alla sua quinta visita in Turchia come Segretario Generale della NATO, ha reiterato il supporto dell’Alleanza per il paese, si è congratulato con il popolo turco per la resistenza al golpe, e ha liquidato le voci che circolerebbero sull’uscita della Turchia dall’Alleanza, dove peraltro è il secondo paese per contingente militare. Ha poi auspicato per gli indagati per il golpe un iter investigativo e processuale in linea con il quadro costituzionale e con le regole democratiche del paese, in cooperazione con il Consiglio d’Europa. 

In una intervista rilasciata al quotidiano Hürriyet Stoltenberg ha toccato i punti più caldi di politica estera che sono stati discussi con la dirigenza turca: la questione siriana, il riavvicinamento russo-turco e la situazione sicurezza nel Mar Nero. Pur riconoscendo alla Turchia il diritto di difendersi, ha precisato che una no-fly zone come proposta da Ankara non è realizzabile, non essendo la NATO operativa in Siria. Per quanto riguarda la Russia e il Mar Nero ha dichiarato: “Accolgo con favore il miglioramento del rapporto tra la Turchia e la Russia. Questo è un bene per la Turchia e la Russia, ma questo è anche un bene per la stabilità di tutta la regione del Mar Nero. Ci sono sfide aperte in questa zona, quindi la NATO sta aumentando la sua presenza e la disponibilità nella regione del Mar Nero. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo anche cercare modi per ridurre la tensione e per migliorare il dialogo con la Russia.” 

Come queste “sfide aperte” verranno affrontate sarà evidente dalle prossime scelte strategiche. Alcuni paesi NATO hanno avuto problemi con la Turchia, non ultima la mini-crisi tedesco-turca legato all’accesso di politici tedeschi in visita al personale militare alla base NATO di Incirlik. La base stessa è stata coinvolta nelle tensioni e nelle operazioni legate alla soppressione del golpe, e certamente l’Alleanza vuole garanzie sulla sua piena operatività, accesso e gestione, così come relativamente alla sicurezza di tutto il personale NATO dislocato nel paese. Se altre basi di paesi NATO comparissero nella regione, significherebbe che si sta ipotizzando di differenziare la dislocazione, anche se sarebbe comunque da valutare in che termini, di che materiali e di che mezzi, con che impatto sulla distribuzione della logistica dell’Alleanza. 

Quanto le varie esigenze dell’Alleanza verso membri ed aspiranti tali siano compatibili con l’attuale congiuntura di priorità lo dimostrerà il futuro, non necessariamente quello imminente. 




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/La-NATO-in-tour-in-Georgia-e-Turchia-di-Marilisa-Lorusso-275-ITA.asp 2016-09-29 daily 0.5