La Russia e il conflitto del Nagorno-Karabakh ovvero un delicato bilanciamento geopolitico (ISPI on line)

A febbraio 2018 è scoccato il 30 ° anniversario del conflitto del Nagorno-Karabakh. 

Negli ultimi tre decenni, il conflitto si è spostato dalle tensioni tra comunità e governi, all'interno di un singolo stato (l'URSS), ad uno scontro protratto tra Armenia e Azerbaigian, con confuse prospettive di risoluzione.  
Sarebbe altresì un errore definire il conflitto "congelato". Infatti, l'esplosione militare dell’aprile 2016, che in seguito divenne nota come "guerra di quattro giorni", ha mostrato che l’espressione era inadeguata.  Inoltre la zona di conflitto non ha forze di pace, e “il cessate il fuoco” è durato sino ad oggi, solo grazie ad un equilibrio di forze, che potrebbe cambiare nel futuro. 

Sia Yerevan che Baku continuano a rispettare le loro stringenti condizioni, per accettare una risoluzione pacifica del conflitto, mentre i tre co-presidenti del gruppo di Minsk dell'OSCE che mediano i negoziati - Francia, Russia e Stati Uniti - non dispongono di sufficienti mezzi per forzare le parti a giungere a compromessi. Peraltro, nonostante il cessate il fuoco, vi sono stati frequenti violenti indicenti lungo la linea di confine nel Nagorno-Karabakh e quello internazionalmente riconosciuto tra Armenia e Azerbaigian. 

Per quanto riguarda la Russia, l’incerta situazione politica nel Caucaso meridionale è stata cancellata dall'agenda della politica estera a causa delle crisi in Siria e nell'est dell'Ucraina. Tuttavia, questa regione in generale e la questione del Nagorno-Karabakh in particolare mantengono un'importanza strategica per Mosca. Ciò è dovuto a tre fattori di base. 

In primo luogo, a differenza di altri conflitti nell'ex Unione Sovietica e nei Balcani, le posizioni adottate dalla Russia e dall'Occidente, sullo scontro del Nagorno-Karabakh, risultano pressoché identiche. Oggi, i tre paesi, che co-presiedono il gruppo di Minsk, continuano a riconoscere gli aggiornati "principi di Madrid" come una soluzione pacifica del problema, nonostante tutte le differenze sussistenti in Abkhazia, Ossezia del Sud e Donbass. 

L'Occidente sostiene le azioni di pace da parte della Russia nel Nagorno-Karabakh. Ancora oggi, a causa dei rapporti tra Mosca e Washington, che non sono stati così mal messi dalla dissoluzione dell'URSS, i diplomatici americani valutano positivamente il ruolo che la leadership russa ha svolto nel ridimensionare lo scontro militare e nel sostenere il vertice a tre (Mosca-Baku-Yerevan). Non vi è alcuna richiesta russa di rivedere i confini interstatali tra Armenia e Azerbaigian, e nessun tentativo di applicare ivi la sua "tecnica revisionista", sebbene il ruolo di Mosca nel raggiungere i cessate il fuoco del 1994 e del 2016 è stato davvero apprezzato dagli Stati Uniti e dall'UE. Allo stesso tempo, la Russia vede il modello di contrattazione trilaterale dei negoziati come un campo diplomatico addizionale, non contrastante o contestante il formato OSCE di Minsk. L'Occidente non si oppone ad esso, per cui il vertice trilaterale può proseguire, sostenuto dall'elevato livello di fiducia, non formalizzata, tra il Presidente Putin, da una parte, e i leader dell'Armenia e dell'Azerbaigian dall'altra. In questo contesto, qualsiasi tentativo di sminuire il ruolo di Mosca sarebbe contrario agli interessi americani ed europei, poiché molti canali diplomatici sarebbero interrotti. 

In secondo luogo, il ruolo della Russia, nel processo del Nagorno-Karabakh, è profondamente diverso dal suo impegno negli altri "punti caldi" eurasiatici. Nonostante molti ritengano che la Russia sia storicamente vicina all'Armenia, oggi entrambe le parti in conflitto vedono Mosca come un auspicabile intermediario (non era il caso né in Abkhazia né in Ossezia del Sud, almeno all'inizio degli anni 2000). Baku e Yerevan sono interessati a sviluppare accordi bilaterali con Mosca al di fuori del contesto del Nagorno-Karabakh. 

La Russia considera l'Armenia come suo alleato strategico. Entrambi i paesi condividono gli stessi progetti di integrazione (CSTO / Organizzazione per la sicurezza collettiva e Unione economica eurasiatica). Peraltro, Mosca valuta anche la sua collaborazione con l'Azerbaigian. Nel 2008, riconoscendo l'Ossezia del Sud e l'Abkhazia, la Russia perse qualsiasi influenza residua che potesse esercitare sulla Georgia. C'erano timori che avrebbe anche perso l'influenza in Azerbaigian e questo spiega in parte l'impegno di Mosca con Baku. Ci sono anche motivazioni commerciali date dalla vendita di armi all'Azerbaijan, che, a differenza dell'Armenia, paga prezzo intero per quest'arma ((mentre)l'Armenia può comprare armi russe a minor prezzo). 

In terzo luogo, Mosca vuole evitare un'ulteriore incremento nel Karabakh, specialmente lungo il confine fra Stati armeno-azerbaigiano. Quest'ultimo caso obbligherebbe la CSTO ad intervenire a livello militare per proteggere uno dei suoi membri (Armenia), ma affiliati come la Bielorussia e il Kazakistan hanno più strette relazioni politiche ed economiche con l'Azerbaigian. Pertanto, in caso di una intensificazione del conflitto del Nagorno-Karabakh, e specialmente in caso di ripresa delle ostilità tra Armenia e Azerbaigian, le posizioni di Astana o Minsk dovrebbero essere snodate con la massima accuratezza. Appoggiarsi completamente a favore dell'Armenia comprometterebbe anche le ambizioni di Mosca in relazione ai progetti eurasiatici spinti dalla Russia. Avendo una cooperazione militare e tecnica in atto, con entrambi i paesi del Caucaso meridionale, la Russia cerca di garantire un equilibrio di forze, impedendo a qualsiasi parte di raggiungere la preminenza e di intraprendere uno "scongelamento" del conflitto su vasta scala. 

L'opinione diffusa tra gli esperti in Occidente è che la Russia non è interessata alla soluzione del conflitto armeno-azerbaigiano, mirando invece a preservare la sua influenza sia su Baku che su Erevan. Questa tesi potrebbe essere adottata, se non per un dettaglio importante. È vero, Mosca non sta impegnando i suoi sforzi diplomatici nel conflitto del Karabakh per motivi altruistici. Avendo perso una parte significativa della sua influenza sulla Georgia, la Russia non può permettersi di fare una scelta difficile tra l'Armenia e l'Azerbaigian. Sul piatto della bilancia ci sarà un alleato militare e un membro in progetti di integrazione comuni da un lato, dall'altro lato, uno stato confinante e un importante partner economico e politico. 

Tuttavia, oggi Baku e Yerevan non mostrano alcun intento nel sottoscrivere un compromesso: i loro approcci massimali determinano la loro politica estera, e lo stesso Karabakh nelle società armene e azerbaigiane viene percepito in una certa misura come territorio inviolabile. In simili circostanze, Mosca non è interessata ad accettare responsabilità esclusive e qualsiasi soluzione, soprattutto a causa della difficoltà di attuare eventuali accordi potenziali. Nel caso in cui tali accordi fallissero, ciò comporterebbe dei rischi aggiuntivi per l’immagine di Mosca, che potrebbe aggravare il suo ambiente di sicurezza. Secondo Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, il problema del Karabakh "non può essere risolto una volta per tutte in un unico atto". Questa tesi è estremamente importante per evitare aspettative fittizie e sopravvalutate in futuro, come lo era alla vigilia del vertice di Kazan nel giugno 2011. Se il conflitto non è stato risolto per molti anni, e le idee negoziali di base sono già state espresse, sarebbe sprovveduto ritenere che uno o due fronti garantirà una svolta. 

Pertanto, dal punto di vista russo, nelle attuali condizioni, la riduzione al minimo degli incidenti militari (oltre a un efficace monitoraggio della linea di contatto) è oggi l'obiettivo principale, poiché (ciò) contribuirebbe a passare alle successive fasi sostanziali nelle trattative. La particolarità della cooperazione Russia-Occidente, nel processo di risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh, e gli interessi di Yerevan e Baku, nella attività di intermediazione condotta con la Russia, possono diventare in tal senso dei positivi vantaggi.

(Tratto da http://www.ispionline.it/)




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http://www.eu/ita/archivio/La-Russia-e-il-conflitto-del-Nagorno-Karabakh-ovvero-un-delicato-bilanciamento-geopolitico-ISPI-on-line-499-ITA.asp 2018-03-29 daily 0.5