La cooperazione militare tra Cina ed Asia centrale (di Fabio Indeo)

La proposta cinese di rafforzare la cooperazione militare con Afghanistan, Tagikistan e Pakistan - tre nazioni che confinano con le province occidentali cinesi - è stata interpretata come la volontà di Pechino di creare una nuova alleanza militare in Asia centrale, una sorta di NATO centroasiatica a guida cinese che andrebbe a contrapporsi alle attuali organizzazioni esistenti - Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, OTSC, e l'Organizzazione della Cooperazione di Shanghai ,OCS, - dedite alla sicurezza regionale.
Questa proposta - avanzata dal Generale Fang Fenghui, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Popolare di Liberazione, durante una sua visita a Kabul nel marzo scorso - riflette in realtà l'esigenza cinese di tutelare i propri interessi strategici sia domestici che regionali, attraverso la creazione di una zona cuscinetto che garantisca sicurezza e stabilità ai suoi confini occidentali. La Cina infatti è fortemente interessata alla stabilità dell'Afghanistan sia per tutelare gli ingenti investimenti economici - 4,4 miliardi di dollari concentrati nello sfruttamento della miniera di rame di Aynak, considerata la seconda miniera di rame al mondo - e sia per evitare un ritorno dei Taliban al potere, che potrebbero supportare le istanze autonomiste-separatiste di matrice etnico-religiosa degli Uiguri dello Xinjiang. Nel corso di questa visita, il generale cinese ha promesso la concessione di 70 milioni di dollari in aiuti militari per rafforzare la capacità difensiva delle truppe governative afgane.
La proposta cinese ha sollevato diverse perplessità e preoccupazioni in  Russia, spingendo il governo di Pechino a fornire successivamente rassicurazioni sulle proprie intenzioni, volte ad escludere la creazione di un nuovo blocco militare regionale a guida cinese, ma finalizzate a rafforzare il coordinamento delle agenzie nazionali di difesa in maniera complementare e non antitetica rispetto all'OTSC e all'OCS, prevenendo le infiltrazioni di terroristi nelle aree transfrontaliere.
Nonostante le rassicurazioni di Pechino, Mosca monitora attentamente l'attivismo cinese nella sfera della cooperazione militare con le repubbliche centroasiatiche: infatti, questa proposta minerebbe il ruolo della Russia come tradizionale (ed esclusivo) security provider della regione, in quanto verrebbe esclusa da questa nuova organizzazione multilaterale, anche perché Pechino vorrebbe includere il Tagikistan - membro dell'OTSC e dell'OCS - esplicitamente considerato dalla Russia all'interno della propria sfera d'influenza.
Coinvolgendo Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan nell'OTSC - affiliazione che consente loro di acquistare equipaggiamento militare ed armi a prezzi scontati e di partecipare ad operazioni militari congiunte - e sviluppando una proficua cooperazione militare bilaterale con tutte e cinque le repubbliche centroasiatiche post sovietiche, la Russia ha  legittimato negli anni il proprio ruolo di garante della sicurezza regionale.
In realtà, la Russia non appare in grado di garantire da sola la sicurezza regionale, considerata la sostanziale inazione di Mosca e delle strutture multilaterali esistenti di fronte alle situazioni di conflittualità che gravano sullo scenario regionale, come dimostrato anche dalle recenti tensioni transfrontaliere tra Uzbekistan e Kirghizistan.
Ancora una volta, l'OTSC non è intervenuto, dimostrando come questa organizzazione sia sostanzialmente priva degli strumenti per un intervento rapido e della riconosciuta legittimità degli attori regionali, compresi  quelli - come Turkmenistan ed Uzbekistan - che non ne fanno parte. Anche l'OCS a guida sino-russa, in realtà non appare in grado di condurre concrete ed efficaci azioni militari volte a debellare la minaccia del terrorismo islamico e del separatismo.
In questo scenario, si registra un progressivo coinvolgimento cinese nella sfera della cooperazione militare con le repubbliche centroasiatiche, che oltre a rispondere ad obiettivi strategici cinesi riflette la volontà delle satrapie regionali  di garantirsi sicurezza e stabilità attraverso una strategia di diversificazione - per certi versi analoga alle esigenze in ambito energetico -, al fine di rafforzare le proprie capacità difensive e di ridurre la dipendenza militare dalla Russia. Infatti, la progressiva marginalizzazione della NATO e degli Stati Uniti nella regione - a seguito del ridispiegamento delle truppe occidentali dopo il 2014 - rende vulnerabili le repubbliche centroasiatiche, in quanto la Russia rappresenta l'unico security provider in un contesto reso progressivamente instabile dalla minaccia dei foreign fighters legati allo stato islamico e la pericolosa potenziale saldatura con i vari gruppi islamico radicali regionali.
Ne consegue che l'attivismo cinese si coniuga con la volontà centroasiatica di diversificare le relazioni nella sfera della sicurezza. Nella seconda metà degli anni novanta, la Cina estese la cooperazione militare con Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan in quanto nazioni confinanti e con l'obiettivo di contenere la minaccia del separatismo etnico-religioso degli uiguri. Allo stesso tempo però, le ambizioni di Pechino erano e sono contenute dal fatto che queste tre nazioni sono membre dell'OTSC (ma anche dell'OCS) e dell'Unione Eurasiatica - se consideriamo la probabile adesione di Dushanbe - e Pechino non intende rivaleggiare ed inimicarsi Mosca.
Tuttavia, il fatto che Turkmenistan ed Uzbekistan non facciano parte dell'OTSC e cerchino di condurre una politica estera volta a contenere e bilanciare i tentativi egemonici di Mosca nella sfera della sicurezza regionale e politica - respingendo gli inviti ad aderire all'Unione Euroasiatica - permettono alla Cina di rinsaldare la cooperazione militare con queste due repubbliche, che sono diventate strategiche in ambito energetico in quanto Ashgabat alimenta il gasdotto Cina-Asia Centrale che transita anche in territorio uzbeko.
Agli inizi di aprile, durante delle esercitazioni militari, il Presidente turkmeno Berdymuhammedow ha mostrato il nuovo sistema di difesa missilistico acquistato dalla Cina, del quale si parlava da oltre un anno e che sarebbe stato acquistato anche dall'Uzbekistan. In questo modo, la Cina rafforza concretamente la cooperazione militare con due repubbliche centroasiatiche che si sottraggono alla sfera d'influenza russa, intaccando altresì il predominio russo sul mercato regionale della vendita di armi attraverso la vendita di un sofisticato e moderno equipaggiamento militare, come parziale pagamento per gli approvvigionamenti di gas importati dall'Asia centrale.
Questa mossa di Berdymuhammedow e Karimov sembra vanificare i tentativi di Putin di creare un sistema unificato ed integrato di difesa aereo nella regione centroasiatica, che di fatto verrebbe limitato soltanto a Tagikistan e Kirghizistan e Kazakistan,  in ambito OTSC.
Nonostante la presenza delle basi aeree di Ayni e Kant - sotto controllo russo  nell'ambito della sicurezza collettiva - il coinvolgimento di Tagikistan e Kirghizistan nella creazione di un sistema unificato di difesa regionale appare difficoltoso in termini logistici ed eccessivamente oneroso in termini economici, per la necessità di ammodernare l'intero comparto militare di queste repubbliche e per la debolezza delle economie nazionali che di fatto impedisce loro di contribuire alla realizzazione.
Appare invece differente il caso del Kazakhstan, in quanto sin dal 2014 i ministri degli esteri russo e kazako hanno annunciato la concessione ad Astana di un sistema missilistico di difesa aerea e la possibilità di partecipare a dei test di lancio missilistico nel sito kazako di Balkash, da sempre condotti dai russi in maniera autonoma. Lo sviluppo di un programma di difesa aerea congiunta implica la volontà di Mosca di rafforzare i legami e la cooperazione con Astana, partner imprescindibile della cooperazione militare e politica (Unione Euroasiatica) in Asia centrale, evitando che questo paese strategico venga attratto dagli altri attori geopolitici esistenti.
Allo stesso tempo però, il presidente Nazarbayev ha cercato di implementare una strategia multivettoriale anche nella sfera della sicurezza, rafforzando la cooperazione militare con Pechino grazie anche alla consolidata partnership strategica esistente tra le due nazioni. Nel dicembre 2015, durante un summit bilaterale tra il ministro della difesa kazako e il ministro cinese della difesa nazionale le due nazioni si sono impegnate ad approfondire la cooperazione militare e le politiche di difesa per fronteggiare le comuni minacce alla sicurezza. Questi orientamenti testimoniano come la partnership strategica tra le due nazioni stia evolvendo e cominci a riguardare non soltanto tematiche economico-commerciali ma anche militari: d'altro canto, l'aggressiva politica estera di Mosca verso l'Ucraina e l'annessione della Crimea - giustificata con la volontà di proteggere la popolazione di etnia russa - e il sospetto che l'integrazione economica alla base dell'Unione Euroasiatica possa implicare una progressiva erosione della sovranità politica kazaka hanno spinto Nazarbayev ad accettare l'assistenza militare di Pechino.
Ciononostante, permangono ancora numerosi ostacoli destinati a rallentare la cooperazione militare cinese con le repubbliche centroasiatiche: in primis, la forte diffidenza dei governi regionali e della popolazione su una presenza militare cinese in Asia Centrale, che potrebbe celare ambizioni "imperialiste" e di espansionismo territoriale.
Inoltre, la possibilità di installare una base militare non russa nel territorio OTSC è subordinata al consenso di tutti i membri per cui, teoricamente, un eventuale base militare cinese potrebbe essere installata solo in Turkmenistan, in quanto la dottrina uzbeka di politica estera esclude la possibilità di ospitare basi militari straniere nel proprio territorio.




CONSORZIO IEA utilizza cookies tecnici e di profilazione e consente l'uso di cookies a "terze parti" che permettono di inviarti informazioni inerenti le tue preferenze.
Continuando a navigare accetti l’utilizzo dei cookies, se non desideri riceverli ti invitiamo a non navigare questo sito ulteriormente.

Scopri l'informativa e come negare il consenso. Chiudi
Chiudi
x
Utilizzo dei COOKIES
Nessun dato personale degli utenti viene di proposito acquisito dal sito. Non viene fatto uso di cookies per la trasmissione di informazioni di carattere personale, né sono utilizzati cookies persistenti di alcun tipo, ovvero sistemi per il tracciamento degli utenti. L'uso di cookies di sessione (che non vengono memorizzati in modo persistente sul computer dell'utente e scompaiono, lato client, con la chiusura del browser di navigazione) è strettamente limitato alla trasmissione di identificativi di sessione (costituiti da numeri casuali generati dal server) necessari per consentire l'esplorazione sicura ed efficiente del sito, evitando il ricorso ad altre tecniche informatiche potenzialmente pregiudizievoli per la riservatezza della navigazione degli utenti, e non consente l'acquisizione di dati personali identificativi dell'utente.
L'utilizzo di cookies permanenti è strettamente limitato all'acquisizione di dati statistici relativi all'accesso al sito e/o per mantenere le preferenze dell’utente (lingua, layout, etc.). L'eventuale disabilitazione dei cookies sulla postazione utente non influenza l'interazione con il sito.
Per saperne di più accedi alla pagina dedicata

Individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei cookie.
Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

Consulta il testo del provvedimento
http://www.eu/ita/archivio/La-cooperazione-militare-tra-Cina-ed-Asia-centrale-di-Fabio-Indeo-226-ITA.asp 2016-04-27 daily 0.5