La crisi turco-russa e la sua influenza in Asia Centrale (di Arkady Dubnov - Carnegie.ru)

Il Cremlino ha iniziato una campagna anti-turca che non fa differenze tra governo e popolo, tra economia e legami culturali, nemmeno tra i concetti di “turco” come nazionalità e “turco” come etnia. Tale approccio rischia di allontanare Mosca dai suoi più fedeli alleati in Asia Centrale.
I cinque Stati dell’Asia Centrale, quattro dei quali appartengono al gruppo etnico turco, stanno cercando di tenere un profilo basso nel conflitto tra Russia e Turchia e di mantenere i loro legami economici con Ankara.
Sino ad ora solo il Kazakistan ha reagito ufficialmente alla campagna anti-turca della Russia, scaturita dall’abbattimento dell’aereo militare russo sul confine siriano il 24 novembre. Nel suo annuale discorso sullo stato della nazione, il veterano dei leader post-sovietici Nursultan Nazarbayev ha esortato Mosca ed Ankara a “trovare un terreno comune per non rovinare i rapporti che sono stati costruiti nel corso di tanti anni”.

Nazarbayev ha anche dichiarato abbastanza apertamente che non ritiene la Russia responsabile dell’incidente del SU-24. “Il bombardiere russo non ha attaccato la Turchia; non cercava di aggredire la Turchia, era lì per combattere contro i terroristi”. Tuttavia, questo apparente sostegno di Mosca non ha impedito a Nazarbayev di rimanere in contatto con il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, e di tentare di influenzarlo a trovare un compromesso con il Cremlino. 
Esattamente come ha fatto durante la guerra in Ucraina, Nazarbayev sta cercando di dimostrare la sua fedeltà a Putin ed alla Russia, recitando il ruolo di custode della pace nel conflitto russo-turco. Mosca, tuttavia, aveva ignorato questi segni di amicizia in allora, e sembra che lo stia facendo tuttora. 

Infatti, la mancata risposta da parte del Cremlino a queste iniziative ha generato un’ondata di aspri commenti nei media nazionalistici russi. Gli opinionisti hanno citato il discorso che Nazarbayev aveva fatto ad Istanbul alcuni anni fa nel corso del quale aveva dichiarato fedeltà al mondo turco ed aveva ricordato l’era del dominio coloniale russo sul Kazakistan.
Le differenze ideologiche tra Mosca ed Astana non sono per niente superficiali. L’anno scorso l’élite kazaka ha reagito con rabbia al discorso di Putin sull’espansione fino al Kazakistan del concetto di comunità russofona transnazionale, conosciuta come “Il mondo russo” (Russkii mir) e che è stata invocata in Ucraina. Il sostegno da parte di Nazarbayev del progetto dell’Unione Eurasiatica di Vladimir Putin, a quanto pare, non significa che il presidente kazako voglia abbandonare il mondo turco ovvero vedere il suo paese dissolversi nel mondo russo. 

Gli Stati dell’Asia Centrale sono abituati ad avere buoni rapporti sia con Mosca che con Ankara, ma la campagna intrapresa dal Cremlino contro la Turchia è talmente indiscriminata che potrebbe trasformarsi in una campagna anti-turca in senso lato ed allontanare anche i più fedeli alleati nell’Asia Centrale.
Il governo kirghiso ed il Presidente del paese Almazbek Atambayev ne sono un tipico esempio. Per tanti anni Atambayev non ha mai perso occasione di confermare la propria fedeltà al Cremlino ovvero a Putin personalmente. È stato l’unico partner di Putin nella CIS ad aver sostenuto la campagna militare russa in Siria. Tuttavia, il suo governo ha scelto di rimanere palesemente in silenzio dopo l’abbattimento del SU-24 russo. È una posizione comprensibile. Non è un segreto che tutti gli interessi economici di Atambayev si trovino in Turchia e che spesso trascorra là le sue vacanze. Nella scelta delicata tra Mosca e Ankara, lui preferisce rimanere neutrale. 

L’Uzbekistan si sta comportando in modo simile, ma per motivi alquanto diversi. All’inizio degli anni novanta, la Turchia ha sostituito la Russia nel ruolo di “fratello maggiore” dell’Uzbekistan, che è il paese più popolato dell’Asia Centrale. All’inizio il Presidente uzbeco Islam Karimov ha accettato l’idea con entusiasmo, ma dopo ha ridotto i contatti con Ankara quando la Turchia ha iniziato a promuovere con fervore le idee pan-turche nella società uzbeca. Karimov non ha gradito anche il fatto che la Turchia ha concesso asilo politico ad alcuni dei suoi opponenti politici come Muhammad Salih. 
In questo contesto la conversazione tra Vladimir Putin ed il Presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov al Forum dei Paesi Esportatori del Gas a Teheran è stata molto indicativa. Berdymukhamedov ha espresso preoccupazione in merito alla decisione della Russia di lanciare i missili contro la Siria dal Mar Caspio. Putin ha risposto che “sulla Russia grava il peso più grosso nella lotta contro il terrorismo” e che dopo l’abbattimento dell’aereo passeggeri russo sopra il Sinai “noi lo faremo per il tempo che riterremo necessario per punire coloro che ne sono responsabili”. 

Lo scambio è stato un esempio eclatante dei limiti della partnership tra la Russia ed i paesi centroasiatici. 
Il Turkmenistan non è un’eccezione a questa regola. Anche questo paese rimane ostentatamente in silenzio e cerca di distanziarsi dal conflitto russo-turco. E ciò nonostante il fatto che esistano problemi nei rapporti turco-turkmeni. Le scuole gestite dai turchi sono diventate i focolai delle idee pan-turche e persino dell’islamismo radicale in Turkmenistan. Inoltre, il governo ad Ashgabat è critico nei confronti delle aziende turche che stanno costruendo la maggior parte delle infrastrutture per i Giochi Asiatici del 2017 che saranno tenuti in Turkmenistan. 
Tutti i paesi dell’Asia Centrale hanno anche un altro punto di disaccordo con il Presidente turco. Presumibilmente la Turchia serve come paese di transito per i volontari jihadisti centroasiatici che viaggiano verso la Siria per combattere con il cosiddetto Stato Islamico.

La lotta tra la Russia e la Turchia comincia a danneggiare la cooperazione economica all’interno dell’Unione Economica Euroasiatica, cancellando tutti quei vantaggi che all’inizio avevano portato alla costituzione di questa organizzazione. 
Appena le sanzioni sono state annunciate, la Russia ha fermato alla frontiera russo-georgiana 150 camion con prodotti turchi in viaggio verso il Kazakistan. Mosca aveva fatto la stessa cosa l’anno scorso quando ha imposto l’embargo su una serie di prodotti provenienti dall’Unione Europea. Mentre la Russia si sta circondando di “vicini” ostili al sud e all’ovest, i paesi dell’Asia Centrale non hanno la possibilità di evitare le conseguenze negative economiche. 
Il risultato di tutto questo è che l’Asia Centrale sta cercando soluzioni per ridurre la sua dipendenza dalla Russia. Il 28 novembre ad Istanbul è stato firmato un accordo che rappresenta il primo passo verso il raggiungimento di questo scopo. La Turchia e la Cina insieme al Kazakistan, l’Azerbaijan e la Georgia hanno trovato un accordo sulla costituzione di un consorzio per il trasporto delle merci dalla Cina all’Europa, by-passando la Russia.




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