La diplomazia energetica italiana in Asia Centrale (di Fabio Indeo)

Nel corso del 2014 il premier italiano Renzi ha compiuto due importanti visite di stato in Kazakhstan (giugno) e Turkmenistan (novembre), mettendo in evidenza l'importanza della cooperazione con l'Asia Centrale post sovietica per la politica estera nazionale:infatti, queste visite vanno interpretate come tappe significative di una strategica diplomazia energetica finalizzata a rinsaldare la partnership con due importanti produttori di petrolio (Astana) e gas (Ashgabat), che oltretutto si affacciano sul bacino del Caspio, potenzialmente ricco di riserve di idrocarburi in larga misura inesplorate.
La visita in Kazakhstan del Presidente del Consiglio Matteo Renzi il 12 giugno è servita a rafforzare i rapporti bilaterali tra le due nazioni: infatti, dopo Russia e Cina, l'Italia si colloca al terzo posto in assoluto tra i partner commerciali della nazione centroasiatica. Il settore energetico rappresenta però un elemento fondante della cooperazione italo-kazaka, all'interno della quale compagnia energetica italiana Eni riveste un ruolo di primissimo piano. Infatti, ENI è presente in Kazakhstan sin dal 1992 e ha progressivamente assunto una posizione di rilievo all'interno del settore energetico nazionale, in quanto ha permesso al Kazakhstan di affrancarsi gradualmente dal monopolio russo in materia di sfruttamento e commercializzazione degli idrocarburi. Oltre ad attività di produzione ed esplorazione, l'Eni detiene delle quote in due delle tre infrastrutture di esportazione energetica kazaka:il 5% dell'oleodotto Baku-Tbilisi-Cehyan - che trasporta petrolio azero e kazako verso i mercati europei - e il 2% dell'oleodotto CPC (Caspian Pipeline Consortium), che trasporta petrolio kazako da Tengiz al porto russo di Novorossiysk sul Mar Nero. Per il governo di Astana, l'Italia rappresenta il primo mercato di esportazione di petrolio, pari al 24-26% (approssimativamente 360 mila barili di petrolio al giorno).
La principale finalità della visita del premier italiano era quella di superare la temporanea fase di stallo nello sfruttamento e commercializzazione del petrolio estratto dal gigantesco giacimento di Kashagan, che dovrebbe contenere riserve per 9 miliardi di barili di petrolio (quinto giacimento al mondo per estensione, il più esteso al di fuori del Medio Oriente). La produzione - avviata nell'ottobre 2013 - venne subito interrotta e si prospetta possa essere ripresa solo nel 2016, previa risoluzione dei problemi tecnici esistenti, legati  alle difficili condizioni climatico-ambientali. L'avvio della produzione di Kashagan è evidentemente un obiettivo strategico condiviso, destinato a rafforzare il peso geopolitico di Eni nel novero delle maggiori compagnie energetiche mondiali ed ad accrescere le ambizioni di supplier petrolifero del governo di Astana, che con il pieno sfruttamento di Kashagan raddoppierebbe le proprie esportazioni petrolifere, passando da 1,5 a 3 milioni di barili di petrolio al giorno. Eni possiede il 16,81% delle quote nel consorzio North Caspian Sea Production Sharing Agreement (NCSPSA) che regola i diritti di esplorazione, di sviluppo e di sfruttamento del  giacimento di Kashagan: altri partner del consorzio sono la compagnia di Stato KazMunaiGas e le compagnie internazionali Total, Shell e ExxonMobil - ciascuna con una quota del 16,81% - la compagnia cinese CNCP (che ha rilevato nel 2013 le quote della ConocoPhillips) con l’8,40%, e Inpex con una quota del 7,56%. Inoltre, Eni detiene una quota del 29,25% nel consorzio Karachaganak Petroleum Operating BV (KPO) per lo sfruttamento dell'altrettanto enorme giacimento di Karachaganak (che produce petrolio, condensati e gas naturale), come cooperatore assieme alla British Gas, mentre Chevron e la compagnia russa Lukoil detengono rispettivamente il 18% e il 13,5%. Le operazioni condotte dal consorzio KPO sono regolate da un Production Sharing Agreement della durata di 40 anni, fino al 2037.
Durante questa visita, Eni ha ottenuto un altra importante concessione che consolida il suo ruolo come partner strategico nello scacchiere energetico kazako: alla presenza del Presidente kazako Nazarbayev e di Renzi, è stata siglata un intesa tra KazMunaiGaz ed Eni che concede alle due compagnie petrolifere il 50% dei diritti di esplorazione e produzione del giacimento di Isataj, situato nell’area settentrionale del Mar Caspio.
La visita del premier Renzi ad Ashgabat il 18 novembre 2014 è stata definita storica per lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra le due nazioni, considerando le enormi potenzialità di cooperazione in vari settori (in primis infrastrutture e turismo) e non solo in ambito energetico.
Attualmente l'Italia è il terzo partner UE del Turkmenistan per volume di scambi ma, come ha rilevato l'ambasciatore italiano ad Ashgabat Mancini, la bilancia commerciale risulta squilibrata a nostro sfavore, per cui sarebbe necessario puntare sull'esportazione di beni fortemente connotati come made in Italy (arredamento, mobili,architettura d'interni).
La presenza di una delegazione dell'Eni durante questa visita di stato dimostra però l'enorme potenziale insito nello sviluppo della cooperazione energetica tra le parti, considerando anche che il Turkmenistan si colloca come quarta nazione al mondo per riserve di gas naturale.
L’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha stipulato con il direttore dell’Agenzia di Stato per la gestione e l'uso delle risorse di idrocarburi del Turkmenistan,  Kakayev, e il presidente della società di Stato Turkmenneft, Begdjanov, un importante accordo per estendere sino al 2032 il Production Sharing Agreement, che regola le attività di esplorazione e produzione del blocco onshore di Nebit Dag. Questo accordo consolida la presenza strategica della compagnia italiana in Turkmenistan, avviata nel 2008 rilevando le quote della compagnia Burren Energy Plc. Eni, operatore del blocco, ha trasferito a Turkmenneft una quota di partecipazione nel PSA pari al 10%, mantenendo la restante quota del 90% di partecipazione. Nel 2011 la produzione in quota Eni è stata di 11 mila barili/giorno. L’accordo - valore complessivo attorno a 1,28 miliardi di euro - consentirà ulteriori investimenti nelle attività di esplorazione e produzione del campo di Burun e degli altri campi satellite del blocco Nebit Dag.
Parallelamente e in forma separata, le due parti hanno stipulato un Memorandum per valutare la possibilità di estendere le attività di Eni nella sezione turkmena offshore del Mar Caspio. In prospettiva, questo accordo riveste un eccezionale rilevanza geopolitica, gettando le basi per una proficua partecipazione della compagnia energetica italiana nelle attività di sfruttamento e commercializzazione delle potenziali riserve di idrocarburi presenti nel bacino del Caspio. Lo stesso presidente turkmeno Bedrymukhamedov ha riconosciuto l'importante ruolo che l'Eni può svolgere nel promuovere e supportare la strategia di diversificazione nazionale delle esportazioni, contribuendo alla realizzazione del vettore occidentale e raggiungendo i mercati europei. L'evoluzione dello scenario energetico regionale sembra rafforzare questa ipotesi, a seguito dell'accordo turco-turkmeno - che prevede la vendita di gas turkmeno nel progetto di gasdotto transanatolico - e i progressi ottenuti dalla troika Turkmenistan-Azerbaigian-Unione Europea per sviluppare la cooperazione energetica.
Inoltre, l'implementazione di un progetto Eni proposto qualche tempo fa - trasformare il gas in forma compressa ed esportarlo tramite apposite imbarcazioni verso il porto di Baku - consentirebbe di superare il problema della mancata definizione dello status legale del Caspio e l'opposizione russo-iraniana al gasdotto transcaspico.
Alla luce della recente decisione russa di porre fine al progetto del gasdotto South Stream e di sciogliere il relativo consorzio (dove Eni deteneva il 20% delle quote), l'interesse delle compagnie energetiche internazionali alla realizzazione di nuovi corridoi energetici alimentati con idrocarburi del Caspio è destinato ad accrescersi, e l'Eni potrebbe trovarsi in una posizione privilegiata nell'evoluzione futura dello scenario energetico nazionale.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

Consulta il testo del provvedimento
http://www.eu/ita/archivio/La-diplomazia-energetica-italiana-in-Asia-Centrale-di-Fabio-Indeo-44-ITA.asp 2015-01-28 daily 0.5