La longa manus di Ankara in Kirghizistan (di Pierluigi Franco)

Arriva fino al confine con la Cina la longa manus di Ankara, intenta a far sentire sempre più la sua presenza nella turcofona Asia Centrale. Le ultime attenzioni hanno riguardato il Kirghizistan, dove il 31 maggio scorso è stato rapito nella sua casa di Bishkek il cittadino kirghiso di origine turca Orhan Inandi che gestiva la rete di scuole “Sapat” molto apprezzate nel Paese centrasiatico. Se in un primo momento si era parlato soltanto di sospetti nei confronti della Turchia, dal 5 luglio scorso tutto è apparso chiaro. E’ stato infatti lo stesso presidente turco,  Recep Tayyip Erdogan, a vantarsi dell’efficienza dei suoi servizi di sicurezza rendendo noto che avevano rapito Inandi in Kirghizistan portandolo in Turchia. Nella stessa occasione sono state diffuse le immagini che mostravano il cittadino kirghiso piuttosto malconcio, probabilmente a causa degli interrogatori subiti nelle cinque settimane successive al rapimento. Le accuse mosse da Erdogan a Inandi sono quelle di essere un collaboratore di Fetullah Gulen, predicatore turco rifugiato negli Usa, fino al 2013 amico e ispiratore dello stesso Erdogan e poi nemico numero uno del presidente turco che lo accusa di essere stato il promotore dello strano tentativo di colpo di Stato del 2016. 

E’ difficile credere che agenti turchi possano aver rapito con tanta facilità Inandi senza che le autorità kirghise si accorgessero di nulla, come invece ha dichiarato il presidente Sadyr Japarov che si è detto sorpreso di quanto era accaduto. Dopo l’indignazione e le manifestazioni di molti cittadini kirghisi, Japarov e il ministro degli Esteri, Ruslan Kazakbayev, avevano riferito di aver consegnato una nota di protesta all’ambasciatore turco che, a sua volta, aveva dichiarato di non essere a conoscenza del rapimento.

Ma non sembra un caso che, proprio nel mese successivo alla scomparsa di Inandi, si siano intensificati i rapporti tra Turchia e Kirghizistan. Il 9 giugno scorso, infatti, Japarov è stato in visita ufficiale di tre giorni ad Ankara dove si è cordialmente incontrato con Erdogan. Il risultato della visita è stato di tutto rilievo, poiché Erdogan ha assicurato al Kirghizistan una consistente “assistenza militare” non meglio definita, ma che sarà certamente destinata a suscitare le preoccupazioni della Russia e, soprattutto, della confinante Cina. Sul piano economico, poi, i due presidenti hanno anche reso noto l’intento di voler raddoppiare l’interscambio commerciale dagli attuali 507 milioni di dollari a un miliardo di dollari.

Qualche giorno dopo, il 29 giugno, è arrivato in visita ufficiale a Bishkek il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, che ha incontrato il suo omologo kirghiso, Taalaibek Omuraliev. Secondo le note ufficiali, i due hanno discusso di importanti questioni militari, di sicurezza e dell'industria della difesa, ma anche della “lotta contro l'Organizzazione terroristica di Fetullah (Feto)”. Una dichiarazione non casuale, poiché arrivata poco prima della ufficializzazione del rapimento di Inandi da parte di Erdogan.

Secondo molti osservatori, questo potenziamento dei rapporti turco-kirghisi è strettamente legato alla vicenda sulla quale le autorità kirghise avrebbero avuto un atteggiamento di forte dissimulazione, a cominciare dalla presunta ricerca di Inandi subito dopo la sua scomparsa per la quale sarebbero stati mobilitati, senza alcun esito, migliaia di poliziotti. Una situazione che ha portato Reikhan Inandi, moglie del rapito, a protestare tutti i giorni sotto la sede del governo a Bishkek e a parlare senza mezzi termini di “tradimento” da parte della autorità kirghise.

Inandi è stato il fondatore del sistema che gestisce ventiquattro scuole Sapat in Kirghizistan, inclusa l'Ala-Too International University di Bishkek, ed è collegato alla rete globale di scuole che fanno riferimento al pensiero di Gulen. Dal 2016, la Turchia ha fatto più volte pressioni su Bishkek per chiudere queste scuole o per estradare alcuni suoi dipendenti, tra i quali Inandi. Ma la situazione è sempre stata molto delicata, poiché si tratta di scuole che educano i figli delle persone più influenti del Paese e molti suoi laureati lavorano nel governo kirghiso. Per questo le autorità kirghise hanno sempre respinto finora le pressioni della Turchia. 

Sulla vicenda è intervenuta su Facebook una nota avvocatessa kirghisa, Taalaigul Toktakunova, secondo la quale Inandi sarebbe stato torturato, ma “non ha confessato nulla, poiché non è membro di alcuna organizzazione illegale e non ha commesso atti illegali. La sua sola colpa è di aver aperto le migliori scuole sul territorio del Kirghizistan, e di aver dato ai diplomati dei licei un'opportunità per un futuro più luminoso”.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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