La nuova strategia della UE per l'Asia Centrale nel mutato contesto geopolitico regionale (di Fabio Indeo)

L'adozione da parte della Commissione e del Consiglio Europeo della nuova strategia dell'Unione Europea per l'Asia Centrale - The EU and Central Asia: new opportunities for a stronger partnership - testimonia la volontà degli stati membri della UE di rafforzare la cooperazione economica e il dialogo politico con le cinque repubbliche centroasiatiche, al fine di realizzare obiettivi ed interessi comuni.

Dopo oltre due anni di lavoro, consultazioni che hanno coinvolto diversi esperti e personalità politiche, è emerso un documento che sintetizza le diverse esigenze degli attori coinvolti, cercando di migliorare l'approccio della UE verso la regione rispetto alla prima formulazione della strategia che venne adottata dodici anni fa, nel 2007.

In questa strategia rinnovata, le priorità sono racchiuse nella triade resilienza-prosperità-cooperazione regionale, ovvero sviluppare una partnership che consenta alle repubbliche centroasiatiche di affrontare e risolvere le principali distorsioni che inficiano sullo sviluppo socio-economico e le sfide alla sicurezza nazionale e regionale. L'adozione di riforme e la modernizzazione dovranno costituire il perno per la promozione di un processo di democratizzazione, rule of law, rispetto dei diritti umani. Impegni importanti sono stati assunti anche in tema di sviluppo sostenibile, promozione della società civile, investimenti nei giovani, educazione e cultura.

Con questo nuovo documento strategico la UE intende puntare ancora sui PCA (Partnership Cooperation Agreement), definiti espressamente come il caposaldo dell'impegno europeo nella regione, che sono sempre stati la base degli accordi bilaterali tra la UE e le singole repubbliche centroasiatiche, finalizzati ad incrementare le relazioni commerciali e gli investimenti, riducendo anche i dazi sulle merci. La UE propone ora una versione rafforzata ed aggiornata di questa forma di cooperazione, ovvero gli EPCA (Enhanced Partnership Cooperation Agreement), come quello siglato con il Kazakhstan alla fine del 2015, da estendere alle altre repubbliche: sono in corso negoziati con il Kirghizistan e l'Uzbekistan, mentre il Tagikistan ha espresso interesse ad iniziare una discussione su questo tema.

Considerata la minaccia del terrorismo internazionale, dell'estremismo e della radicalizzazione, la cooperazione per la prevenzione e la lotta contro queste piaghe costituisce un altro obiettivo prioritario congiunto. Il successo del programma BOMCA (Border Management in Central Asia, lanciato nel 2003 e concepito per migliorare le relazioni transfrontaliere promuovendo forme di collaborazione e di rafforzamento della fiducia reciproca tra guardie di frontiera) ha spinto la UE a concentrare ulteriormente i propri sforzi diplomatici ed economici nel promuovere una moderna gestione integrata delle relazioni transfrontaliere, sia in funzione preventiva e di controllo (per contrastare traffici illeciti di narcotici, armi, esseri umani e il terrorismo transnazionale) e sia per incentivare gli scambi e le relazioni economico-commerciali tra stati confinanti.

Il tema dell'interconnettività assume un'importanza prioritaria, considerando anche gli sforzi compiuti dai presidenti centroasiatici per rafforzare la cooperazione regionale e le enormi opportunità legate all'adesione ai progetti infrastruttuali della Belt and Road Initiative promossi dalla Cina. In quest'ottica, lo sviluppo di una connettività Euro-Asiatica acquista un incredibile rilevanza in quanto entrambe (UE ed Asia Centrale) interessate e coinvolte all'interno di quello corridoio geo-economico est-ovest della moderna via della seta, che dovrebbe garantire alle repubbliche centroasiatiche un ammodernamento delle infrastrutture, l'apertura di nuovi mercati, la diversificazione economica.

È interessante sottolineare come nella strategia europea venga introdotto il principio di una partnership fondata sulla connettività sostenibile, ovvero improntata sulle regole del mercato, sulla trasparenza e nel rispetto delle regole internazionali.

Nell'ambito di questa interconnettività regionale, la UE riconosce il ruolo chiave dell'Afghanistan e il peso strategico insito nella cooperazione tra questa nazione e le repubbliche centroasiatiche, in quanto condividono medesimi obiettivi (stabilità, sicurezza, gestione idrica) ed un inclusione della nazione afghana nei progetti di interconnettività e di cooperazione economica regionale inficerebbe positivamente sulla stabilità interna. Il coinvolgimento dell'Afghanistan nel corridoio infrastrutturale Lapis Lazuli (Afghanistan-Turkmenistan e, dopo aver attraversato il Caspio, Azerbaigian-Georgia-Turchia, connettendosi al corridoio ferroviario BTK) sembra confermare la validità di questo assunto.

La rinnovata strategia europea per l'Asia Centrale va contestualizzata all'interno di un quadro geopolitico mutato rispetto al 2007, quando venne lanciata la prima iniziativa europea per una partnership con la regione.
Dodici anni fa l'Uzbekistan era considerato (come oggi) un partner necessario per la positiva implementazione della strategia - per la sua posizione di centralità geopolitica, confinando con le restanti quattro repubbliche post-sovietiche e con Afghanistan, principale mercato regionale con quasi la metà della popolazione centroasiatica - sul quale tuttavia gravavano delle sanzioni (UE e Stati Uniti) a seguito dei fatti di Andijan 2005: ora invece l'Uzbekistan rappresenta un partner privilegiato con il quale portare avanti un proficuo dialogo di collaborazione, in virtù delle riforme economico-sociali intraprese nel nuovo corso politico inaugurato dal presidente Mirziyoyev, succeduto a Karimov nel 2016.

Inoltre, nel 2007-2010 il quadro geopolitico regionale vedeva il consolidamento dell'influenza sino-russa nella regione, ed una progressiva marginalizzazione degli Stati Uniti, che comunque continuavano a mantenere la base aerea di Manas in Kirghizistan e si apprestavano a lanciare l'ambizioso progetto del Northern Distribution Network, originariamente concepito per finalità logistico-militari ma con evidenti finalità geopolitiche per promuovere una cooperazione regionale meno condizionata agli interessi della Russia e della Cina.
Il quadro geopolitico odierno nel quale si trova ad operare la nuova strategia della UE vede consolidate delle posizioni di forza di Mosca e Pechino all'interno di iniziative multilaterali, con l'Unione Economica Euroasiatica e il progetto della moderna via della seta (Belt and Road Initiative) che coinvolgono le repubbliche centroasiatiche, che di fatto riducono il margine di manovra ed eventuali ambizioni di influenza UE nella regione.

Allo stesso tempo, la ferma volontà del presidente uzbeco di intraprendere una politica estera basata sul rafforzamento della cooperazione regionale, ha di fatto rafforzato la consapevolezza delle cinque repubbliche centroasiatiche della necessità di sviluppare un costante dialogo politico al fine di risolvere le loro controversie e di legittimarsi quindi come un attore regionale, pur mantenendo le specifiche peculiarità nazionali.

In ambito energetico, anche il nuovo documento strategico sottolinea la rilevanza degli idrocarburi centroasiatici per rafforzare la sicurezza energetica europea in un ottica di diversificazione delle rotte di approvvigionamento e dei fornitori, sopratutto con la realizzazione del gasdotto transcaspico che appare ora potenzialmente realizzabile a seguito della Convenzione sul Caspio, stipulata nella città portuale kazaka di Aktau nell'agosto 2018. Se questa evoluzione rappresenta un elemento nuovo rispetto al periodo della prima strategia - al quale si aggiunga l'imminente avvio del Corridoio Energetico Meridionale alimentato con gas naturale dall'Azerbaigian – in realtà i produttori centroasiatici di gas naturale hanno nel frattempo convogliato parte delle loro esportazioni verso altri progetti: il Turkmenistan dal 2009 esporta crescenti volumi di gas naturale verso la Cina attraverso un gasdotto trans-regionale (con il quale anche Uzbekistan e Kazakhstan stanno esportando crescenti volumi di gas naturale) e recentemente ha ripreso le esportazioni verso la Russia, situazione che complica ulteriormente i piani europei nonostante la condivisa esigenza di diversificare le rotte d'esportazione (Ashgabat) e i fornitori (UE). 





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