La presidenza italiana all’OSCE e i conflitti nell'area ell'ex URSS (di Marilisa Lorusso)

“E’ mia intenzione effettuare una missione in Ucraina e nella Federazione Russa dal 30 gennaio al 1 febbraio.” Così il Ministro degli Esteri Angelino Alfano ha annunciato l’11 gennaio al Consiglio Permanente dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) quale sarebbe stato il primo viaggio della Presidenza italiana, che ha contestualmente inaugurato  

La presidenza italiana dell’OSCE
L’OSCE conta 57 paesi membri e, insieme al Consiglio d’Europa, è l’unica organizzazione pan-europea che si occupa di sicurezza, democrazia e diritti umani.  
Il 2018 è l’anno della presidenza italiana (http://www.osce.org/it/chairmanship) che ha scelto come motto Dialogue, Ownership, Responsibility in linea con “lo spirito di Helsinki”, cioè con il tentativo, divento Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa nel 1973, di dotare l’Europa da una parte e dall’altra dell’allora cortina di ferro di meccanismi di cooperazione in materia di sicurezza e diritti. Da quella conferenza promana l’OSCE, e nello spirito di quel mandato si innesta l’anno italiano di presidenza, a cominciare dall’area calda dell’Ucraina. 

L’OSCE e i conflitti dell’ex URSS
L’OSCE svolge un ruolo importante, e in alcuni teatri leader, nella gestione dei cinque conflitti protratti o in corso che coinvolgono suoi stati membri ex repubbliche sovietiche. Un conflitto vede contrapposti Armenia ed Azerbaijan per il controllo del secessionista Karabakh (de jure parte dell’Azerbaijan, de facto sotto il controllo armeno), gli altri quattro vedono la Russia giocare un ruolo più o meno diretto contro una ex repubblica sovietica: l’Ucraina nella guerra che divampa dal 2014, la Moldavia per la sovranità sulla Transnistria, la Georgia per quella su Abkhazia e Ossezia del Sud. 
Gli strumenti a disposizione dell’OSCE in questi conflitti, frutto di negoziazioni che – comprensibilmente – non sono semplici date le posizioni inconciliabili delle parti in causa, sono missioni, tavoli negoziali, rappresentanti speciali dedicati, gruppi di mediazione ad hoc. Alcuni di questi strumenti faranno capo direttamente alla presidenza italiana. 

Partendo da questi ultimi, si segnala la prima novità. 
Rispondono direttamente alla presidenza di turno i Rappresentanti speciali OSCE. I rappresentanti speciali hanno funzioni e di mediazione e contatto fra le parti e fra le parti e l’OSCE, e di supervisione dello sviluppo del conflitto. 
Ve ne è uno per conflitto: l’Ambasciatore Martin Sajdik per il conflitto ucraino, l’Ambasciatore Andrzej Kasprzyk per il Karabakh, e per le due regioni secessioniste georgiane di Abkhazia e Ossezia del Sud l’Ambasciatore Günther Bächler. La prima novità è la nomina di Franco Frattini a Rappresentante Speciale per il conflitto in Transnistria. Nel discorso inaugurale Alfano si è soffermato su questo conflitto, auspicando che “questo potrebbe essere un momento cruciale per la risoluzione della crisi.” e assicurando l’impegno italiano a proseguire “ […] su questo tracciato per cercare di compiere ulteriori passi in avanti.” La nomina di Frattini potrebbe indicare che la Farnesina ritenga che i margini di azione in questo teatro siano maggiori che negli altri, dove l’operato italiano potrebbe rimettersi alle figure già operative e attenersi alla continuità delle presidenze precedenti. 

In due teatri l’OSCE a personale direttamente schierato per monitorare l’implementazione degli accordi e dei cessate i fuoco concordati: in Ucraina, con una missione con sede a Kiev e che fa monitoraggio nell’Ucraina orientale, e in Moldavia. La missione in Ucraina non è a pieno regime di mandato: non ha accesso alla Crimea, e dopo l’uccisione di un monitor ad aprile ha ridotto anche la propria presenza in Donbas. In Karabakh la missione OSCE prevista dagli accordi di cessate il fuoco non si è mai potuta materializzare, e in Georgia la missione OSCE che si occupava del conflitto in Ossezia del Sud è decaduta dopo il conflitto del 2008. Sul terreno vi è ora una missione europea che si monitora il cessate il fuoco e lungo la linea amministrativa sia ossetina che abkhaza. 

Per quanto riguarda i tavoli negoziali, in due casi l’OSCE ha un seggio di [co-]presidenza permanente. Per la Transnistria dal 2005 esiste un formato di colloqui denominato 5+2. I “5” sono i mediatori, OSCE, che presiede, Russia, Ucraina, Unione Europea e Stati Uniti, mentre i 2 sono le parti in causa, i secessionisti della Transnistria e la Moldavia. Per la Georgia l’OSCE è co-presidente insieme a Unione Europea e Nazioni Unite della Discussioni di Ginevra, attivate su impulso europeo nel 2008 e che tengono incontri regolari (ogni 2/3 mesi) a livello di vice-ministri degli esteri per le crisi di Abkhazia e Ossezia del Sud. In Ucraina l’OSCE è parte del meccanismo – attualmente non funzionante – denominato Joint Center for Control and Coordination (JCCC). Proprio un rinnovato impegno delle parti a far ripartire questo strumento di de-escalation e confidence building potrebbe essere al centro dei prossimi colloqui di Alfano a Kiev e Mosca. 
Infine, per quanto riguarda il Karabakh, Alfano conferma la piena fiducia e sostegno per l’operato dell’organismo OSCE ad hoc del Minsk Group, il triumvirato di ambasciatori di Russia, Stati Uniti e Francia che da più di due decenni cerca di portare avanti il dialogo in quella che è una delle più persistenti e potenzialmente esplosive aree di crisi nel Caucaso. 




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/La-presidenza-italiana-allOSCE-e-i-conflitti-nell-area-ell-ex-URSS-di-Marilisa-Lorusso-472-ITA.asp 2018-01-31 daily 0.5