La risposta centroasiatica all’avanzata dei Taliban: l’approccio ambivalente del Turkmenistan (di Fabio Indeo)

Di fronte al progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza e all’accresciuta conflittualità in Afghanistan, provocata dalla campagna di espansione militare dei Taliban, le  repubbliche centroasiatiche che condividono il confine con questa martoriata nazione  - Uzbekistan, Tagikistan e Turkmenistan - hanno adottato un approccio differente, nel quale  si alternano il rafforzamento della risposta militare al confine ed attivismo politico-diplomatico.

Da un lato, Taskhent e Dushanbe si sono immediatamente attivate per trovare una soluzione all’intricata tematica legata alla presenza di un migliaio di appartenenti alle forze armate afgane che hanno trovato rifugio in Uzbekistan e Tagikistan per sfuggire all’avanzata Taliban, predisponendo altresì delle misure (tende e campi attrezzati) per gestire un potenzialmente imminente flusso di rifugiati civili. Inoltre, il presidente uzbeco Mirziyoyev e il suo omologo tagico Rahmon hanno incrementato la presenza dell’esercito nei valichi di frontiera, ed hanno confermato la loro partecipazione ad un’esercitazione militare congiunta con la Russia prevista per I primi di agosto: se la presenza tagica appare scontata, in quanto membro dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, la partecipazione uzbeca potrebbe assumere una rilevanza geopolitica significativa, considerata la tradizionale diffidenza di Tashkent nei confronti dei blocchi securitari ed economici regionali.

Anche perché non direttamente interessato da un flusso di rifugiati come nel caso uzbeco e tagico, il Turkmenistan invece ha inizialmente evitato di prendere posizione, coerente con la versione ufficiale tradizionalmente sostenuta da Ashgabat che tende a negare l’esistenza di un problema di sicurezza lungo il confine con l’Afghanistan, 

Tuttavia, la rapida avanzata dei Taliban ha costretto Ashgabat ad adottare un approccio differente: infatti, in meno di un mese i Taliban hanno esteso il controllo sulla quasi totalità dei distretti (13 su 14) nella provincia afgana di Faryab (territorialmente contigua al Turkmenistan), mentre il 9 luglio hanno preso il controllo della città di Torghundi (nella provincia occidentale di Herat) snodo fondamentale per I progetti infrastrutturali ed energetici promossi dal Turkmenistan come il gasdotto TAPI, l’elettrodotto TAP (concepito per trasportare energia elettrica dal Turkmenistan ad Afghanistan e Pakistan) e uno dei terminal del corridoio di trasporto intermodale Lapis Lazuli (dall’Afghanistan attraverso il Turkmenistan ed il Caspio sino ai mercati europei), mentre l’altro hub strategico – la città di Aqina nel distretto di Andkhoy - resta conteso tra Taliban e forze del governo afgano.

Di fronte al rapido deterioramento della situazione, il Turkmenistan ha deciso di rafforzare la presenza delle proprie forze armate lungo il confine, inviando elicotteri, artiglieria pesante e truppe dalle basi militari di Mary nella regione del Lebap. Obiettivo principale del Turkmenistan è quello di evitare incursioni armate di terroristi nel territorio nazionale, in quanto potrebbero minare la stabilità politica nazionale, mettendo a rischio la leadership del  Presidente Berdymuhammeddow.

In aggiunta all’approccio militare-securitario, il Turkmenistan ha rilanciato un attività diplomatica e di dialogo nei confronti dei Taliban, condotta parallelamente alle relazioni politiche e di cooperazione intrattenute con il Presidente Ghani ed il governo ufficiale di Kabul.

Nonostante non vi siano conferme ufficiali dal governo turkmeno, alcune fonti in loco (la sezione turkmena di Radio Free Europe/Radio Liberty) hanno riportato un incontro segreto tra rappresentanti dei Taliban ed esponenti governativi turkmeni avvenuto ad Ashgbat l’11 luglio (su richiesta turkmena) (1):  nel corso dell’incontro, il Turkmenistan avrà indubbiamente richiesto rassicurazioni sulle intenzioni Taliban di non estendere la loro campagna militare oltre confine (rassicurazione già ottenuta da Mosca nell’incontro con i rappresentanti dei Taliban avvenuta 3 giorni prima, l’8 luglio) e di confermare l’impegno di proteggere i progetti infrastrutturali che coinvolgono Turkmenistan ed Afghanistan (soprattutto il gasdotto TAPI), volontà precedentemente espressa nel corso del summit bilaterale Taliban-governo turkmeno del gennaio 2021.
Infatti, Berdymuhammedow aveva deciso di “giocare su due tavoli” molti mesi prima della dichiarazione di Biden che annunciava il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan.

A gennaio 2021, una settimana dopo il meeting con i Taliban, il ministro degli esteri turkmeno Meredov partecipava a Kabul ad un meeting con il presidente Ghani e il ministro degli esteri afgano Atmar per discutere di cooperazione ed iniziative congiunte per I prossimi 2 anni, mentre il 14 gennaio i due presidenti (nel corso di una cerimonia virtuale) hanno inaugurato 3 grandi progetti di interconnettività energetica ed infrastrutturale tra le due nazioni: il segmento ferroviario Aqina-Andkhoy (finanziato dal Turkmenistan), componente essenziale del corridoio Lapis Lazuli; l’elettrodotto Kerki-Sheberghan, primo segmento dell’elettrodotto TAP, finanziato dalla Banca Asiatica di Sviluppo; il cavo in fibra ottica che collega le città turkmene di Imamnazar e Serhetabat rispettivamente con le città afghane di Aqina e Torghundi.

Malgrado  i persistenti ostacoli che ritardano la realizzazione del gasdotto TAPI - questioni securitarie legate al passaggio del gas in aree ad elevata instabilità come le province occidentali dell’Afghanistan (Herat) e il Baluchistan, e questioni economiche ovvero come attirare finanziatori internazionali per coprire i costi stimati in oltre 10 miliardi di dollari - ad Aprile I due governi hanno siglato un importante accordo che mira a garantire sicurezza nella realizzazione della sezione afghana del gasdotto TAPI, i cui lavori dovevano essere avviati ad agosto (ma che verranno sicuramente posticipati ancora a causa della perdurante condizione di instabilità).
La logica di questa ambivalente politica estera turkmena si rileva nella necessità di assicurarsi la stabilità necessaria per la realizzazione di questi progetti fondamentali per risollevare l’economia turkmena, con introiti economici aggiuntivi destinati a rimpolpare il bilancio statale: il ministro degli esteri Meredov ha dichiarato che la nazione centroasiatica ha speso 1,25 miliardi di dollari per progetti di cooperazione infrastrutturale volti ad integrare maggiormente le economie di Afghanistan e Turkmenistan.

Inoltre, questi progetti consentiranno al Turkmenistan di ottenere l’auspicata diversificazione delle rotte energetiche ed il rafforzamento del ruolo di snodo cruciale nei progetti regionali di interconnettività.
Rimangono tuttavia molte perplessità sull’effettiva capacità dei Taliban di garantire la protezione delle infrastrutture, nonostante le loro promesse: nel 2016 infatti, benché avessero assunto un impegno analogo, i cavi per la distribuzione di energia elettrica dal Turkmenistan all’Afghanistan divennero obiettivi da colpire nella campagna militare lanciata contro il governo di Kabul.

L’adesione ad una condizione di neutralità permanente in politica estera sicuramente inficia sulla capacità del Turkmenistan di fronteggiare militarmente le minacce di instabilità provenienti dall’Afghanistan. Sul piano interno, le forze armate nazionali non appaiono in grado di intervenire militarmente,in quanto non sono mai state coinvolte in esercitazioni multilaterali regionali e non sono quindi adeguatamente addestrate.

Sul piano regionale, la politica di neutralità si traduce nel rifiuto ad aderire ai principali blocchi di sicurezza (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva a guida russa e l’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai a guida sino-russa), rendendo quindi vulnerabile la nazione centroasiatica in caso di attacco esterno. Esiste solo una cooperazione militare bilaterale con la Russia (peraltro ratificata nell’ottobre 2020 dopo 17 anni, in quanto venne siglata dall’allora presidente Nyazov, il Turkmenbashi), mentre la presenza (non confermata) di truppe ed istruttori russi lungo il confine turkmeno-afghano rappresenterebbe una plateale violazione del principio di neutralità e non allineamento (2). 

Appare quindi altamente probabile che il Turkmenistan – seguendo un approccio condiviso anche da Russia ed Uzbekistan ed improntato sulla realpolitik - sia disposto a dialogare con I Taliban, riconoscendo loro legittimità come interlocutore istituzionale, in cambio della protezione, o meglio della garanzia di sicurezza e stabilità, precondizione essenziale per la piena implementazione e per il successo dei progetti di interconnettività e cooperazione regionale.

(1):  Taliban Holds Talks With Turkmen Officials In Ashgabat Amid Deteriorating Afghan Security, RFERL, July 12, 2021, https://gandhara.rferl.org/a/taliban-turkmenistan-talks/31354090.html

(2): Nicole Wolkov, Implications of Turkmen-Russian Security Consultations, Caspian Policy Center, March 9, 2020, https://www.caspianpolicy.org/implications-of-turkmen-russian-security-consultations/




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

Consulta il testo del provvedimento
http://www.eu/ita/archivio/La-risposta-centroasiatica-allavanzata-dei-Taliban-lapproccio-ambivalente-del-Turkmenistan-di-Fabio-Indeo-977-ITA.asp 2021-08-11 daily 0.5