La tempesta monetaria del Mar Nero e la crisi del Lari (di Marilisa Lorusso)

Una tempesta monetaria si è abbattuta sulle sponde orientali del Mar Nero. Il rublo russo è entrato nel 2017 con il target di 60 rubli per dollaro, ben lontano dalla quota 35 precedente all’entrata in vigore delle sanzioni per l’aggressione territoriale all’Ucraina. La lira turca desta enormi preoccupazioni, con una svalutazione rispetto al dollaro che non ha precedenti e che ne ha quasi dimezzato il valore di cambio nel giro di pochi anni portando il cambio a quasi 4TL per 1$. Fra le due valute regionali di maggiore circolazione di maggiore rilevanza fluttua il Lari georgiano, anch’esso travolto dalla crisi dei valori di cambio. 

La svalutazione del Lari è cominciata alla fine del 2013 e da allora non si è più fermata: da 1 dollaro cambiato per 1.66 lari dell’inizio del processo, ai 2.93 segnati all’inizio del nuovo anno. Una svalutazione che ha toccato vette superiori al 50%. 
Il valore di cambio del Lari è a fluttuazione libera, e è fondamentalmente dipendente dal mercato di richiesta della moneta rispetto al dollaro e dal flusso di dollari nel paese. Sono quindi cinque i fattori economici che incidono sul tasso di cambio: il rapporto fra import ed export; il turismo; le rimesse dei migranti; i prestiti internazionali; gli investimenti stranieri nel paese. 

La voce del turismo è in crescita continua. La Georgia sta diventando meta sia di turismo balneare, sia storico che sportivo ed enogastronomico sempre più popolare. Con i turisti affluisce sempre più moneta straniera, e fra questa anche valute forti come euro e dollari. Così come sono in crescita gli investimenti diretti ed indiretti, e i prestiti. L’economia georgiana, presi in considerazioni i fattori che generano il valore della moneta, pare in lenta ma costante crescita. Ma fra i fattori menzionati è la prima voce quella in cui la Georgia sta facendo peggio: il volume economico di import verso quello di export. 
La bilancia è in negativo da sempre, ma è proprio la spirale svalutativa ad averla accentuata. Mentre gli import sono infatti pagati in dollari, le esportazioni sono pagate in valuta locale e, oltre all’impari volume fra le due transazioni, è anche il tasso di cambio ora a renderla sempre più negativa. Se la Georgia fosse un forte produttore ed esportatore la debolezza della sua moneta in questo momento le darebbe un vantaggio competitivo, ma il settore produttivo georgiano è ancora troppo debole per poter compensare con quantità quello che perde in cambio. Per cui i dati si assestano su un disavanzo fra import ed export che era di 4.2 miliardi di dollari nel 2014, divenuto 4.4 miliardi nel 2015, tendenza confermata nel 2016, con solo le esportazioni verso la Cina in netto aumento (+ 59%). 

In un trend monetario poco incoraggiante, la situazione è sembrata peggiorare improvvisamente alla fine del 2016. Dopo essersi stabilizzata fra primavera e estate, il valore della moneta georgiana è ricominciato a precipitare in autunno. Prima a metà ottobre, e poi a metà dicembre la Banca Centrale Georgiana interveniva nuovamente a sostegno della moneta. Gli interventi della Banca Centrale dall’inizio della crisi sono stati più di quaranta. Scopo degli interventi sarebbe stato quello di arrestare la spirale svalutativa, e portare un target di inflazione monetaria del 5%. Target mancato totalmente, con una svalutazione annuale che a novembre era allo 0.2% e con una politica monetaria contrattiva che però non riusciva a rallentare la caduta del Lari. 

Durissima l’opposizione che accusa il governo e la Banca Centrale di inattività davanti al tracollo della moneta nazionale, anzi di esserne i principali responsabili. Il governo dopo essersi assicurato il successo elettorale alle parlamentari di ottobre sarebbe stato passivo davanti alla crisi del tasso di cambio. Si difende il Primo Ministro Giorgi Kvirikashvili, confermato nell’incarico dalla legislatura uscente. Kvirikashvili sostiene che le “fluttuazioni del tasso di cambio del lari sono da attribuirsi all’aumento dell’import, giacché i consumi nel paese sono in aumento”. Un disavanzo che sarebbe quindi da attribuire a un’espansione del potere di acquisto dei georgiani, e quindi un aumento di domanda di beni che attirerebbe maggiori importazioni dal mercato estero. Una spiegazione che sarebbe certo rinfrancante, ma probabilmente che non fotografa appieno la realtà economica. È vero infatti che gli import sono in aumento, non solo per il cambio, ma anche per uno stock considerevole di farmaci contro l’epatite C che ha fatto la differenza nel volume di beni acquisiti nel paese, e senza il quale anche l’import pare in flessione. 

Il Ministro dell’Economia Giorgi Gakharia attribuisce l’indebolimento della moneta a fattori esterni, e in particolare al contesto regionale. Con le due principali monete della costa orientale del Mar Nero – il rublo e la lira turca – esposte a forti tensioni, una moneta come il Lari, espressione di un’economia di piccolo volume e largamente interdipendente dalle economie turca (soprattutto) e russa (in particolare per le rimesse dei migranti georgiani, numerosi in Russia) non può che fluttuare verso il basso.  

La priorità è la stabilizzazione. Ma non si può non riconoscere una fondatezza nell’analisi offerta dal Ministro dell’Economia: finché la tempesta monetaria continua a battere le coste del Mar Nero difficilmente la Georgia riuscirà a mantenere sui propri tassi di cambio una tendenza che possa ignorarla. 
E non può mancare la teoria del complotto: il Lari è una moneta minore e presente sul mercato in quantità limitate. Bastano le azioni di un piccolo numero di detentori di debito in Lari per scatenare un effetto battito di ali di farfalla nel sistema monetario georgiano. La crisi del Lari sarebbe quindi non solo reattiva, ma anche orchestrata da chi vuole il suo sistema monetario instabile. Voci, certo, tipiche delle fasi di crisi e che non possono che essere sentore della profonda preoccupazione verso un problema da risolvere avendo a disposizione risorse assai limitate. 




CONSORZIO IEA utilizza cookies tecnici e di profilazione e consente l'uso di cookies a "terze parti" che permettono di inviarti informazioni inerenti le tue preferenze.
Continuando a navigare accetti l’utilizzo dei cookies, se non desideri riceverli ti invitiamo a non navigare questo sito ulteriormente.

Scopri l'informativa e come negare il consenso. Chiudi
Chiudi
x
Utilizzo dei COOKIES
Nessun dato personale degli utenti viene di proposito acquisito dal sito. Non viene fatto uso di cookies per la trasmissione di informazioni di carattere personale, né sono utilizzati cookies persistenti di alcun tipo, ovvero sistemi per il tracciamento degli utenti. L'uso di cookies di sessione (che non vengono memorizzati in modo persistente sul computer dell'utente e scompaiono, lato client, con la chiusura del browser di navigazione) è strettamente limitato alla trasmissione di identificativi di sessione (costituiti da numeri casuali generati dal server) necessari per consentire l'esplorazione sicura ed efficiente del sito, evitando il ricorso ad altre tecniche informatiche potenzialmente pregiudizievoli per la riservatezza della navigazione degli utenti, e non consente l'acquisizione di dati personali identificativi dell'utente.
L'utilizzo di cookies permanenti è strettamente limitato all'acquisizione di dati statistici relativi all'accesso al sito e/o per mantenere le preferenze dell’utente (lingua, layout, etc.). L'eventuale disabilitazione dei cookies sulla postazione utente non influenza l'interazione con il sito.
Per saperne di più accedi alla pagina dedicata

Individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei cookie.
Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

Consulta il testo del provvedimento
http://www.eu/ita/archivio/La-tempesta-monetaria-del-Mar-Nero-e-la-crisi-del-Lari-di-Marilisa-Lorusso-329-ITA.asp 2017-01-30 daily 0.5