La transizione politica in Kazakhstan dalla prospettiva delle altre repubbliche centroasiatiche (di Fabio Indeo )

Le dimissioni  del  Presidente  del  Kazakhstan  Nursultan Nazarbayev  a marzo 2019  hanno  colto di sorpresa le altre leadership centroasiatiche, che da subito hanno concentrato le loro attenzioni sul processo di transizione che avrebbe portato all'elezione del successore del "padre della Patria". Infatti dopo 28 anni di indiscussa guida della nazione - che portò all'indipendenza nazionale nel 1991 - restava da assegnare la carica di presidente della repubblica centroasiatica, nazione che si è contraddistinta negli anni per stabilità politica, crescita economica, sviluppo delle riserve di idrocarburi, attore riconosciuto sul piano internazionale.

In quest'ottica, le dimissioni di un presidente in carica rappresentano un unicuum nella storia dell'Asia Centrale indipendente e destavano preoccupazioni negli altri presidenti al potere, relativamente all'esito della successione di Nazarbayev, che peraltro appare destinato a mantenere una notevole influenza sulle scelte politico-economiche della nazione beneficiando del titolo di Elbasy (leader della nazione) e della presidenza del partito politico di maggioranza Nur Otan.

Un processo di transizione in Kazakhstan caratterizzato da incertezza ed instabilità viene percepito come una minaccia da scongiurare per i presidenti delle repubbliche dell'Asia Centrale, in quanto potenzialmente contagioso per l'intera regione: allo stesso tempo, un eventuale mutamento degli indirizzi di politica estera - della nota strategia multivettoriale intrapresa da Nazarbayev - poteva rimettere in discussione gli enormi progressi compiuti in termini di cooperazione regionale e dei primi positivi passi in termini di gestione integrata delle principali problematiche regionali (cooperazione multilaterale, risorse idriche, diritti sul bacino del Caspio, confini).

L'assunzione della presidenza ad interim del presidente del Senato Kasym-Zhomart Tokayev - in linea con i dettami della carta costituzionale kazaka - e la sua successiva designazione come candidato del partito Nur Otan alle elezioni presidenziali di giugno si configuravano ed erano percepite come una garanzia di stabilità e di continuità politica.

Ad aprile, in attesa delle elezioni presidenziali che l'avrebbero poi di fatto legittimato alla presidenza, Tokayev si è recato in visita a Mosca e Tashkent incontrando il presidente Putin e il suo omologo uzbeko Mirziyoyev, gesto che va interpretato come una sorta di rassicurazione nei confronti dei principali attori regionali ad eccezione della Cina, con la quale - prima del summit OCS di giugno – vi era stato soltanto un incontro tra ministri degli esteri.

Se la partnership con la confinante Russia appare scontata - considerati gli enormi interessi esistenti legati alla partecipazione kazaka nell'Unione Economica Euroasiatica, Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva – il consolidamento delle relazioni diplomatiche ed economiche con l'Uzbekistan rappresenta un tassello importante nella strategia di cooperazione regionale.

Nella visita di aprile, le due nazioni si sono impegnate a rafforzare i legami e le relazioni di amicizia, buon vicinato e partnership strategica: da un punto di vista prettamente economico, sono stati stipulati degli accordi per incrementare il volume bilaterale d'affari dagli attuali 3 miliardi di dollari a 5 entro il 2020.
Per Mirziyoyev, la linea politica abbozzata da Tokayev rappresenta un importante rassicurazione della volontà kazaka di proseguire in quella strategia di promozione della cooperazione regionale centroasiatica intrapresa dal 2016 e che ha portato nel 2018 al primo summit tra i capi di stato della regione (ad eccezione di quello turkmeno).

Anche il presidente turkmeno Berdymuhamedow ha espresso le proprie congratulazioni al neo presidente, sottolineando la necessità di proseguire nella proficua cooperazione bilaterale e rimarcando le aree prioritarie sulle quali incentrare la stessa, ovvero un rafforzamento della partnership in ambito commerciale, energetico ed infrastrutturale, agricola ed industriale. Tokayev ha accettato l'invito ufficiale a recarsi nei prossimi mesi in visita ufficiale in Turkmenistan.

La ferma e rigida risposta delle autorità kazake alle manifestazioni pacifiche di protesta organizzate prima e successivamente alle elezioni presidenziali (oltre 4mila persone arrestate) testimonia la volontà dell'attuale leadership di mantenere ben saldo il controllo politico e sociale della nazione, allo stesso tempo rassicurando gli altri autocrati centroasiatici e sino-russi sul reale potere di circoscrivere le manifestazioni di protesta, impedendo che queste possano eventualmente avere un influenza destabilizzante anche all'esterno dei confini nazionali.

Il 13 giugno, la partecipazione dell'appena eletto presidente kazako al summit annuale dell'Organizzazione della Cooperazione di Shanghai ha rappresentato un ottima occasione di incontro e di dialogo con i suoi omologhi centroasiatici, con il presidente russo Putin e quello cinese Xi Jinping.
Di particolare rilevanza è stato l'incontro tra Tokayev e il presidente kirghiso  Jeenbekov, prodromico alla necessità di  riprendere un dialogo improntato sulla cooperazione e sulla reciproca fiducia per superare le tensioni del passato, che hanno provocato rallentamenti consistenti nel traffico economico commerciale tra le due nazioni a causa dell'imposizione di rigidi controlli di frontiera su determinati prodotti alimentari e di allevamento, inficiando sul funzionamento dell'intera Unione Economica Euroasiatica (organizzazione della quale sono entrambi membri).

Il summit OCS è stata anche la prima occasione di incontro tra il neo presidente kazako e il presidente cinese Xi Jinping, il quale ha espressamente invitato Tokayev a compiere presto una visita ufficiale a Pechino. I due presidenti hanno discusso e sottolineato come Cina e Kazakhstan siano partner strategici per mantenere la sicurezza nella regione,  in quanto la regione autonoma cinese dello Xinjiang - nella quale le autorità cinesi cercano di depotenziare le tendenze separatiste-autonomiste e di debellare fenomeni di terrorismo di matrice islamico radicale - confina con la repubblica kazaka (oltre a Kirghizistan e Tagikistan), dove risiedono migliaia di persone di etnia uigura.

La stabilità del Kazakhstan è una precondizione essenziale per la Cina, che le consentirà la piena implementazione del progetto geoeconomico della moderna via della seta. Il Kazakhstan infatti è un crocevia geografico strategico nella Belt and Road Initiative in quanto attraversato da due corridoi terrestri che si dipanano dalla Cina verso l'Unione Europea: il New Eurasian land bridge corridor (che attraversa anche la Russia) e quello prettamente centroasiatico, dal confine sino-kazako (dal porto di terra/polo logistico di Khorgos) alle rive del Caspio (la città portuale kazaka di Aktau).

Con molta probabilità, Tokayev opererà tenendo ben presente il progetto di Nazarbayev che esaltava la complementarità tra la BRI e la politica economica del Kazakhstan chiamata Nurly Zhol, che si fonda sull'obiettivo di convogliare investimenti esteri al fine di realizzare ed ammodernare una rete infrastrutturale e di trasporto che consenta di collegare la nazione centroasiatica ai mercati globali.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/La-transizione-politica-in-Kazakhstan-dalla-prospettiva-delle-altre-repubbliche-centroasiatiche-di-Fabio-Indeo--683-ITA.asp 2019-07-04 daily 0.5