La visita di Rahmon a Mosca rinforza l'asse russo - tagico (di Fabio Indeo)

Tra il 16 e il 17 aprile scorsi, il presidente del Tagikistan Rahmon si è recato in visita ufficiale a Mosca, incontrando il presidente russo Putin con il quale sono stati discusse diverse questioni rilevanti per rafforzare la partnership bilaterale esistente. Questa può essere definita una visita storica: infatti sono trascorsi ben dodici anni dall'ultima visita di Rahmon a Mosca, nonostante la Russia sia il principale partner politico, economico e securitario di questa repubblica centroasiatica sin dalla sua indipendenza.

Le ragioni di questa visita sono davvero variegate e riguardano i diversi ambiti della cooperazione.
Da un punto di vista economico, sicuramente Rahmon ha chiesto a Putin la possibilità di poter beneficiare di investimenti di aziende ed imprese russe per risollevare le condizioni economiche della nazione, in modo particolare finanziando il progetto - di importanza nazionale - della centrale idroelettrica di Rogun (la cui piena attività dovrebbe garantire l'indipendenza energetica della nazione, oltre alla possibilità di esportare energia elettrica alle nazioni vicine): infatti, le attività della prima unità produttiva (cominciate nel novembre 2018) sono state interrotte mentre l'avvio della seconda fase (previsto per questo mese) è stato indefinitamente rinviato proprio per la mancanza degli investimenti necessari. Data l'importanza strategica e di immagine del progetto, le autorità tagiche si sono rivolte anche alla Banca Mondiale per attirare investimenti esteri destinati al completamento della centrale idroelettrica, ed ora attendono un riscontro.

Sebbene non vi siano dichiarazioni ufficiali, i due leader avranno sicuramente discusso dell'adesione del Tagikistan all'Unione Economica Euroasiatica promossa da Mosca, che attualmente comprende tra le repubbliche centroasiatiche solamente il Kazakhstan e il Kirghizistan.

La questione continua infatti a restare in sospeso dopo un iniziale timido interesse dimostrato da Dushanbe.
La Russia vorrebbe che il Tagikistan aderisse, non tanto per ragioni economiche - considerata la debolezza dell'economia di questa nazione - ma per finalità geopolitiche, in quanto un eventuale ingresso di Dushanbe implicherebbe un mutamento sostanziale della geografia politico-economica e dei confini nella regione: infatti, con l'ingresso del Tagikistan il confine della Cina con le repubbliche dell'Asia centrale coinciderebbe con quello della UEE, organizzazione influenzata politicamente ed economicamente da Mosca.

Nel 2018 valore degli scambi commerciali tra le due nazioni sfiorava i 900 milioni di dollari. Analogamente al caso del Kirghizistan, un eventuale adesione del Tagikistan necessiterebbe di un forte sostegno economico russo, in termini di prestiti e supporto ai vari settori economici nazionali per gestire una transizione potenzialmente destabilizzante.

Nonostante la prospettiva di rafforzare la cooperazione economica con la Russia e i partner euroasiatici, le autorità tagiche hanno espresso molti dubbi e resistenze che hanno di fatto rallentato il processo di adesione: l'ingresso nella UEE infatti farebbe perdere i proventi legati al commercio con la Cina, la cui importanza è cresciuta notevolmente a seguito dell'adesione kirghisa del 2015, sino ad allora beneficiaria dell'attività di rivendita dei prodotti cinesi verso le altre repubbliche centroasiatiche. 

Inoltre, il pericolo di vedere ulteriormente rafforzata la condizione di dipendenza economica dalla Russia e la mancanza di estesi benefici hanno contribuito a questa posizione attendista di Rahmon: le sanzioni politiche ed economiche occidentali nei confronti di Mosca (legate all'annessione della Crimea e alla guerra in Ucraina) hanno inficiato negativamente sulla produzione e sulla circolazione dei prodotti russi, condizione che si è pesantemente riverberata anche all'interno della UEE, dove la Russia rappresenta l'86% del prodotto interno lordo.

Uno dei vantaggi maggiori legati all'appartenenza nella UEE riguarda un ammorbidimento delle politiche russe nei confronti dei lavoratori migranti centroasiatici e la possibilità di usufruire di maggiori tutele e garanzie. La questione dei lavoratori migranti è un tema particolarmente sensibile per le autorità tagiche in quanto oltre un milione di tagichi si trova in Russia per lavoro, e le loro rimesse sono fondamentali per tenere a galla l'economia nazionale ed alleviare la condizione di povertà rappresentando - secondo la Banca Mondiale - oltre il 40% del PIL. Tuttavia, nel corso degli ultimi sei anni le rimesse dei lavoratori tagichi in Russia si sono dimezzate, a causa delle sanzioni occidentali che hanno intaccato il settore produttivo ed edilizio.
Da sottolineare come l'Uzbekistan (cbe non fa parte della UEE e rifiuta fermamente di entrarci) abbia ugualmente concluso con la Russia degli accordi per migliorare ed estendere garanzie e tutele nei confronti degli uzbechi emigrati in territorio russo per lavoro: in questo caso incide il nuovo corso intrapreso da Mirziyoyev e il maggior peso geopolitico di questa repubblica centroasiatica.

Parallelamente al fattore economico, la visita di Rahmon in Russia mirava anche a rinsaldare la cooperazione politica ed ottenere il supporto di Mosca in vista delle elezioni presidenziali in programma nel 2020, per le quali Rahmon non ha ancora sciolto il nodo della sua ricandidatura o di lanciare la candidatura di suo figlio Rustami Emomali, attualmente sindaco della capitale Dushanbe.

Sulla decisione di Rahmon influirà sicuramente l'evoluzione del processo di transizione in corso in Kazakhstan, se le elezioni presidenziali anticipate previste per giugno 2019 si svolgeranno in maniera pacifica e con l'espressione di una nuova figura che garantisca continuità alla politica di Nazarbayev.

La cooperazione militare - bilaterale e nell'ambito dell'organizzazione regionale di sicurezza OTSC – rappresenta il fiore all'occhiello di questa partnership, per la presenza in territorio tagico della maggiore base militare russa all'estero. Tuttavia, la probabile presenza di una piccola base militare (un avamposto militare?) cinese in Tagikistan accresce l'attenzione di Mosca sugli orientamenti in politica estera e securitaria portati avanti da Rahmon; inoltre, nel 2016 il Tagikistan è entrato a far arte del cosiddetto Meccanismo Quadrilaterale di Cooperazione e Coordinamento promosso da Pechino e che comprende anche Afghanistan e Pakistan, che si configura pericolosamente come il primo blocco militare regionale che di fatto esclude Mosca.

La stabilizzazione dell'Afghanistan e il coinvolgimento della nazione in un quadro di cooperazione economica ed infrastrutturale regionale rappresentano delle priorità per Dushanbe, esposta e vulnerabile a degli eventuali attacchi terroristici transfrontalieri condotti attraverso un confine debolmente protetto e spesso crocevia di traffici illeciti (armi, narcotici).




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/La-visita-di-Rahmon-a-Mosca-rinforza-l-asse-russo-tagico-di-Fabio-Indeo-647-ITA.asp 2019-05-03 daily 0.5