Le elezioni presidenziali in Turkmenistan e il rilancio dell'economia (di Fabio Indeo)

Il 12 febbraio si sono tenute le elezioni presidenziali nella repubblica centroasiatica del Turkmenistan, nel corso delle quali l’attuale presidente Berdymukhamedov ha ottenuto il terzo mandato consecutivo forte del consenso di maggioranza oceanica (97,69 % dei voti).

Per la prima volta nella storia del Turkmenistan indipendente hanno partecipato alle elezioni anche esponenti del partito degli industriali e degli imprenditori e del partito agrario - in una contesa elettorale che ha coinvolto ben nove candidati - anche se i risultati finali hanno dimostrato come la loro partecipazione fosse sostanzialmente formale. Ciononostante, il passaggio da un sistema monopartitico - sino al 2012 il Partito Democratico del Turkmenistan era l’unica formazione politica ufficialmente esistente e legalmente riconosciuta – ad uno formalmente multipartitico ve interpretata come un passo significativo nel processo di evoluzione politica di questa repubblica.

Tuttavia enormi sfide attendono il presidente rieletto, al quale spetterà l'improbo compito di  traghettare la nazione consentendole di superare l'attuale crisi economica attraverso una strategia di diversificazione volta a ridurre la dipendenza dalle esportazioni di materie prime (seppur redditizie), principalmente e cotone e gas naturale, considerato anche che la congiuntura di bassi prezzi degli idrocarburi potrebbe essere un trend di lungo periodo. 

I ritardi nella realizzazione dei gasdotti TAPI e di quello rivolto ai mercati europei, la dipendenza esclusiva dalle esportazioni di gas verso la Cina - a seguito dell'interruzione delle forniture verso l'Iran -, gli scarsi introiti derivanti dalla vendita degli idrocarburi rappresentano delle solide motivazioni per intraprendere un deciso cambio di rotta della politica economica nazionale.

Nel discorso tenuto il 17 febbraio durante la cerimonia inaugurale del suo terzo mandato Berdymukhamedov ha sottolineato la necessità di portare a compimento il percorso per trasformare il Turkmenistan in una nazione altamente industrializzata, mediante lo sviluppo di un economia di mercato. La strategia prevede la transizione da un economia fondata sulle esportazioni di materie prime non lavorate (cotone, gas naturale e – in misura minore – petrolio) alla creazione di un industria di trasformazione, di produzione di prodotti finiti e di un industria alimentare, attraverso investimenti in moderne tecnologie che consentiranno di sviluppare costose produzioni come quella del polietilene, polipropilene, benzina super da esportare ed immettere nei mercati internazionali.

Allo stato attuale esistono numerosi progetti finanziati da compagnie straniere che sono in fase di sviluppo: gli impianti industriali per la lavorazione e produzione di concime potassico a  Garlyk nel velayat (distretto) di Lebap, l'impianto di carbamide a Garabogaz (velayat di Balkan), il complesso industriale per la lavorazione chimica del gas e la produzione di polietilene e polipropilene a Kiyany (velayat di Balkan), la centrale elettrica a vapore acqueo nel velayat di Mary, una centrale per la produzione di benzina dal gas naturale ad Ovan Depe (velayat di Ahal).

La produzione e l'esportazione di questi prodotti lavorati dovrebbe incentivare lo sviluppo economico e garantire crescenti livelli di occupazione. Considerato il  destabilizzante potenziale della crisi economica attuale e la rilevanza strategica di questi progetti per il successo di una strategia di diversificazione economica (ed energetica), il presidente Berdymukhamedov - a cavallo della consultazione elettorale culminata con un plebiscito - ha intensificato i contatti diplomatici con alcuni stati esteri al fine di ottenere rassicurazioni e il consolidamento degli accordi di cooperazione e d'intesa per lo sviluppo di alcuni settori economici strategici nazionali.

In quest'ottica di diversificazione, la Corea del Sud rappresenta un partner importante per il Turkmenistan: in occasione del 25° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Ashgabat e Seoul (7 Febbraio 1992), il capo dello stato sudcoreano ha espresso la volontà di rafforzare la cooperazione con la nazione centroasiatica, sopratutto in ambito energetico. Infatti, analogamente al Giappone, la distanza geografico-territoriale rassicura il governo turkmeno su eventuali velleità geopolitiche di Seoul e Tokyo, a differenza degli evidenti interessi che animano le due superpotenze regionali Cina e Russia. 

Compagnie sudcoreane come LG e Hyundai sono impegnate dal 2013 nella realizzazione dell'impianto chimico-industriale per la produzione di polietilene e polipropilene nel velayat di Balkan - il costo del progetto si aggirerebbe sui 3,4 miliardi di dollari -, nel quale verranno lavorati 5 miliardi di metri cubi di gas naturale per produrre 386 mila tonnellate di polietilene e 81mila tonnellate di polipropilene all'anno, da esportare nei mercati internazionali. In questo progetto è coinvolta anche la compagnia giapponese Toyo Engineering Corporation: il Giappone infatti è un altro partner di crescente influenza in Turkmenistan, pronto a finanziare quei progetti di rilevanza strategica per la crescita economica della nazione. Nel 2015 ad esempio, un consorzio di compagnie energetiche nipponiche ha ottenuto l'assegnazione della terza fase di sviluppo del mega-giacimento di gas naturale di Galkynysh (con riserve stimate da 13 e 21 mila miliardi di metri cubi di gas naturale), mentre le prime due fasi sono state assegnate alla cinese China National Petroleum Corporation.

Quattro giorni dopo le elezioni, si è tenuto ad Ashgabat un meeting bilaterale con la Bielorussia finalizzato a rafforzare la partnership strategica esistente da anni. La Bielorussia è il principale fornitore di attrezzature agricole del paese e attraverso l'impresa  Belgorhimprom JSC sta sviluppando il progetto per la realizzazione dell'impianto di trattamento e di lavorazione di minerali della provincia di Lebap, destinato a produrre 1,4 milioni di tonnellate di concime potassico all'anno. Dovrebbe entrare in attività nel 2017 (lavori iniziati nel 2009), con un costo dell'opera stimato in 1,1 miliardi di dollari.

Nella duplice prospettiva economica e di sicurezza va invece interpretata la volontà di rafforzare le relazioni con la Russia, il cui ruolo di partner strategico è stato ribadito nel recente incontro tra il presidente turkmeno e le autorità politiche russe per celebrare la rielezione di Berdymukhamedov. Inoltre, il premier russo Medvedev e il presidente turkmeno hanno discusso sulla reciproca volontà di rafforzare il commercio bilaterale e le relazioni economiche, anche perché Mosca intende rafforzare il ruolo di principale partner economico straniero, supportando le compagnie russe che partecipano a oltre 200 progetti d'investimento nella repubblica centroasiatica. Si rileva un interesse reciproco nel rafforzamento della cooperazione: la Russia per riacquisire l'influenza economica e geopolitica perduta a scapito della Cina, mentre il Turkmenistan mira a garantirsi un partner economico di peso che le offra un mercato di sbocco per la sua produzione e per bilanciare influenza cinese.

Gli accordi bilaterali in fase di sviluppo con l'Arabia Saudita - e i frequenti contatti diplomatici tra le parti, l'ultimo dei quali agli inizi di febbraio – sono volti ad incentivare le compagnie saudite ad investire nell'industria turkmena di raffinazione degli idrocarburi e di trasformazione dei prodotti. Inoltre, i petrodollari sauditi potrebbero rafforzare la sostenibilità economica del gasdotto TAPI, dato l'interesse del Saudi Fund for Development a finanziare il progetto. 
Nell'ambito del rilancio del gasdotto TAPI - che incarna il vettore d'esportazione energetica orientale - vanno interpretati i recenti contatti telefonici tra il presidente turkmeno e i suoi omologhi afgano e pachistano per accelerare i tempi di realizzazione di questa necessaria rotta d'esportazione alternativa. Sempre in ambito energetico, l'incontro tra il ministro degli esteri turkmeno Meredov e una delegazione iraniana a ridosso delle elezioni sembra prospettare una ripresa delle relazioni tra le due nazioni confinanti, dopo l'interruzione degli approvvigionamenti di gas agli inizi del 2017.
Per quanto concerne l'industria alimentare, l'apporto di massicci investimenti e di moderne tecnologie consentiranno di incrementare la produzione di grano, riso ed altre colture cerealicole (non solo del cotone) da destinare sia al fabbisogno interno che all'esportazione sui mercati regionali, sull'esempio del confinante Kazakhstan.

Allo stesso tempo, una fetta consistente di questi investimenti dovrà essere allocato per lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto, terrestri e marittime, al fine di valorizzare il ruolo del Turkmenistan come hub logistico e di trasporto euroasiatico, come testimonia l'ammodernamento dell'importante porto internazionale di Turkmenbashi, sul Mar Caspio, in corso di realizzazione grazie all'impresa turca GAP İnşaat. In questa prospettiva la nazione centroasiatica è destinata a svolgere una funzione di primo piano all'interno della strategia geopolitica cinese della Moderna Via della Seta (Silk Road Economic Belt), come terminale regionale della linea ferroviaria che dallo Xinjiang cinese trasporterà merci attraverso Kirghizistan ed Uzbekistan per poi giungere sulle rive del Caspio, potendo utilizzare il porto turkmeno di Turkmenbashi e quello kazako di Aktau.

L'unico potenziale ostacolo all'implementazione di una politica economica di diversificazione è legata proprio alle prospettive di sviluppo del settore energetico e all'andamento dei prezzi degli idrocarburi: infatti, l'effettiva realizzazione di gasdotti d'esportazione alternativi alla Cina in un contesto di prezzi elevati - considerato che il Turkmenistan dispone delle quarte maggiori riserve di gas naturale al mondo – garantirebbe al Turkmenistan enormi introiti nell'immediato, riducendo progressivamente l'interesse per lo sviluppo di costosi progetti basati sulla produzione di prodotti lavorati.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Le-elezioni-presidenziali-in-Turkmenistan-e-il-rilancio-dell-economia-di-Fabio-Indeo-341-ITA.asp 2017-02-27 daily 0.5