L’economia kazaka tra crisi e segnali di ripresa (di Alessandro Lundini)
Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita del Kazakhstan per il 2016 e il 2017 nel report “World Economic Outlook” uscito nel mese di ottobre. Secondo il Fondo, l’economia del Paese centroasiatico si contrarrà dello 0,8% quest’anno per poi tornare a crescere dello 0,7% l’anno prossimo. I dati sono stati quindi previsti al ribasso rispetto a quanto precedentemente stimato sia dal FMI nel mese di aprile che dallo stesso governo kazako.
L’istituto ha sottolineato due principali motivi come causa del difficile periodo del Paese, ossia il perdurare della crisi economica russa e il calo del prezzo del petrolio. Fattori questi che incidono non poco sull’intera economia kazaka, le cui esportazioni dipendono per oltre il 60% dalla vendita di petrolio. Solo nella prima parte dell’anno il volume delle esportazioni sono crollate del 31,8%, trascinate delle difficoltà vissute del settore estrattivo. Una difficile situazione economica esacerbata dal fatto che negli ultimi due anni proprio il crollo del prezzo del greggio ha costretto il governo a tagliare la produzione nazionale. A ciò va aggiunto un clima di incertezza derivante dal crollo del tenge la scorsa estate e del suo assestamento intorno a quota 330 tenge rispetto al dollaro, quasi il doppio rispetto al precedente cambio fisso.
La situazione economica kazaka risulta chiaramente influenzata da questi due fattori e in particolar modo dalla riduzione del prezzo del greggio. Il Fondo monetario Internazionale, infatti, ha rivisto al ribasso anche le stime per l’Azerbaigian, altro Paese che come il Kazakhstan dipende notevolmente dalle esportazioni di risorse naturali per la sua crescita economica. Nel resto della regione centroasiatica e caucasica, infatti, l’economia è valutata in crescita dell’1,3%, anche se meno rispetto a quanto inizialmente previsto.
Al tempo stesso, nel report è stato espresso un certo ottimismo per il ritorno alla crescita, dovuto proprio al fatto che la Russia dovrebbe avviarsi a superare la fase più acuta della recessione. Altro motivo di cauto ottimismo, è dato dal prezzo del petrolio, che tornerà a risalire, seppure non ancora ai livelli degli ultimi anni, almeno attorno ai 50 dollari al barile. Una conferma in questo senso viene dal raggiungimento dell’intesa, ancora da implementare, da parte dei Paesi OPEC.
Il ritorno ad una soglia di circa 50 dollari potrà aiutare la ripresa economica, così come l’ennesimo avvio della produzione nell’immenso giacimento petrolifero Kashagan, per il quale il governo ha annunciato il ritorno alle operazioni di produzione, con la speranza che questa volta l’avvio delle estrazioni non si interrompa di nuovo per ragioni di natura tecnica.
Se il settore minerario costringe a rivedere al ribasso le previsioni per l’intera economia, dai settori non-estrattivi arrivano alcune buone notizie. Prosegue infatti l’azione di diversificazione voluta dal governo centrale, implementata soprattutto attraverso il programma di misure anti-crisi “Nurly Zhol”.
Dati parziali relativi al 2016 segnalano risultati positivi nel breve termine riguardo differenti ambiti dell’economia nazionale - quali l’industria, l’agricoltura, l’edilizia, il commercio, i trasporti e le comunicazioni - i cui indicatori relativi alla produzione sono in aumento. Altro aspetto è quello riguardante il proseguimento del programma di lavori infrastrutturali (in particolare case popolari, ferrovie e autostrade) previsti con il Nurly Zhol. Il governo ha infatti annunciato di aver allocato 770 miliardi di tenge (poco meno di 3 miliardi di dollari) per l’anno in corso per la realizzazione di più di 6.500 chilometri di strade, due linee ferroviarie e la realizzazione di diversi plessi scolastici ed educativi sul territorio nazionale. Proprio questi lavori pubblici consentiranno al Paese di limitare conseguenze negative sui livelli occupazionali, considerato che solo i lavori di costruzione/riparazione stradale dovrebbero occupare all'incirca 75.000 lavoratori.
Il sostegno alle imprese invece si sta attivando soprattutto attraverso la concessione di prestiti alle imprese in diversi settori produttivi quali la logistica, le telecomunicazioni e la manifattura. Rispetto all'anno precedente, le banche hanno concesso il 22% di maggiori prestiti per una somma par a circa 3,6 miliardi di dollari. Ruolo centrale in questa azione di sostegno al settore privato è giunto sempre dallo Stato per mezzo della Banca di Sviluppo del Kazakhstan, istituto attraverso il quale sono transitati la maggior parte dei fondi destinati alle imprese.