Mosca e Tashkent rafforzano la cooperazione per uscire dall’isolamento (di Riccardo Mario Cucciolla)

La visita di Putin a Tashkent il 10 dicembre è un episodio importante che contribuisce a rinvigorire l’antico legame di cooperazione tra Russia e Uzbekistan. Dopo le fredde relazioni degli ultimi anni in cui l’Uzbekistan aveva cercato una via di diversificazione della propria politica estera, entrambi i Paesi si ritrovano ora in una fase di delicati equilibri internazionali in cui rischiano di essere sempre più isolati nello scenario globale. Il Cremlino, allora, offre a Karimov una serie di punti di collaborazione per riaffermare il supporto del Paese centroasiatico.
Nell’incontro di dicembre, il vice primo ministro (e ministro delle finanze) uzbeko Rustam Azimovha firmato un accordo con l’omologo russo Dmitry Kozak sui principali punti di sviluppo della cooperazione economica russo-uzbeka per il periodo 2015-2019. Tra questi, il settore energetico ricopre un ruolo centrale, e Lukoil - già presente nella regione di Bukhara - ha previsto di investire nello sviluppo dei 6 giacimenti di gas condensato di Kandymper 5 miliardi di dollari entro il 2039, con la prospettiva di dedicarne ulteriori 5 miliardi alla realizzazione di un impianto capace di trasformare e fornire 8 bcm di gas naturale all’anno.
Inoltre, questo incontro ha riavvicinato Mosca e Tashkent anche sul pianto politico. Negli ultimi anni l’Uzbekistan aveva assunto un atteggiamento alquanto scettico nei confronti delle nuove iniziative promosse dalla Russia come l'Unione Euroasiatica, prendendo inoltre le distanze anche da quelle piattaforme che accomunavano le repubbliche ex sovietiche come la CSTO - da cui Tashkent ha sospeso la propria partecipazione nel 2012 - e preferendo un eventuale rafforzamento di quei forum multilaterali già esistenti come la CSI e la SCO.
In questa ultima occasione, Karimov ha invece sottolineato la propria apertura alle iniziative russe e allo sviluppo delle relazioni tra Tashkent e Mosca. Dopo il cambio di rotta che ha avuto Erevan negli ultimi mesi preferendo la prospettiva euroasiatica a quella europea, non ci sorprenderebbe se anche Tashkent si preferisse riconsolidare i vecchi legami con la Russia e altre Repubbliche ex sovietiche. A portare a questa conclusione diventa sostanziale la politica degli aiuti diretti e indiretti promossa da Mosca in cui rientra la cancellazione del debito uzbeko verso la Russia. Infatti, durante l’incontro di dicembre, Mosca ha condonato 865 degli 890 milioni di dollari che costituivano il debito accumulato da Tashkent.
Ulteriore questione di vitale importanza è stata la lotta al terrorismo di matrice jihadista e le relative preoccupazioni per la sicurezza regionale dovute al sostanziale vuoto di potere che viene lasciato dalla NATO in Afghanistan e che potrebbe comportare una maggiore diffusione di armi, contrabbando e droga, nonché infiltrazioni del fondamentalismo islamista in tutta la regione centroasiatica. Su tali rischi Karimov non solo ha sostenuto la presenza militare russa - attualmente concentrata in Tagikistan - come una garanzia alla pace nella regione, ma ha anche puntato su una maggiore cooperazione tecnico-militare.
Dopo la mancata - e tanto auspicata - fornitura all’Uzbekistan di materiali militari americani di “seconda mano” e la limitata consegna di un modesto numero di strumentazione GPS e piccoli droni di sorveglianza, l’Uzbekistan può ora ricorrere alla Russia - che ha appena sbloccato il credito di 865 milioni di dollari - per ottenere equipaggiamenti pesanti,elicotteri, motori per veicoli di terra e di aria, veicoli blindati, armi di difesa aerea e armi leggere atte a rafforzare l’apparato di sicurezza uzbeko e afar fronte a possibili minacce provenienti dal vicino Afghanistan. Inoltre, Tashkent potrebbe contare sul knowhow russo per formare i propri operatori e nell’educazione degli ufficiali uzbeki nelle scuole militari russe dove circa 3.000 agenti uzbeki verranno addestrati il prossimo anno rispetto agli attuali 500.Per di più, dopo l’ennesima smentita sulla costruzione di possibili centrali nucleari in Uzbekistan, la Russia ha ribadito il proprio impegno a fornire supporto tecnico nel trattamento e stoccaggio del combustibile nucleare esaurito uzbeko.
Il miglioramento dei rapporti russo-uzbeki è anche una risposta alle ultime crisi internazionali che hanno fortemente limitato il settore commerciale russo, travolto dalla “guerra” delle sanzioni e contro-sanzioni tra la Russia e l’Occidente. Risulta fondamentale per la Russia superare l’attuale regime di embargo indiretto e aggiudicarsi commesse, soprattutto alimentari, dall'Asia Centrale. Tra questi paesi l’Uzbekistan, in cui la Russia ha investito oltre 8 miliardi di dollari negli ultimi quindici anni, assume un ruolo strategico nelle forniture e potrà così aumentare le proprie esportazioni agroalimentari verso la Russia che già rappresenta il principale partner economico di Tashkent e con cui l’anno scorso ha realizzato un volume di interscambi dal valore di circa 7 miliardi di dollari. A tal proposito, a fine dicembre l’Uzbekistan è stato il nono paese a ratificare l’accordo di libero scambio della CSI. Sembra invece essersi invertito il trend di emigrazione uzbeka verso la Russia, Paese che a seguito della crisi del rublo e dello stato di recessione non sembra costituire un’alternativa attrattiva per quei 3-5 milioni di emigrati e lavoratori stagionali uzbeki che operano nel mercato russo e le cui rimesse corrispondono a circa un quarto del PIL uzbeko. In alternativa alla Russia, gli emigranti uzbeki potrebbero iniziare presto a offrire la loro manodopera negli emergenti mercati cinesi e kazaki.
Il raffreddamento dei rapporti con l’Occidente ha portato così a un riavvicinamento tra due Paesi dell’area ex sovietica che, dopo essersi allontanati, si sono ritrovati potenzialmente isolati nello scenario internazionale. La Russia potrebbe così avere un ulteriore appoggio politico e commerciale, mentre l’Uzbekistan otterrebbe un supporto tecnico e finanziario per il proprio sviluppo. Questo riavvicinamento sembra essere funzionale anche per Karimov che si prepara a una possibile rielezione - o successione - nelle prossime presidenziali del 29 marzo 2015.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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