Nur-Sultan: cambiano gli scenari interni? (di Pierluigi Franco)

Cosa succede al vertice politico del Kazakistan? Se lo chiedono dall’inizio di maggio osservatori, diplomatici e analisti. Il 2 maggio scorso, infatti, le agenzie di stampa di tutto il mondo hanno ripreso una breve, ma sorprendente, comunicazione dell’ufficio di presidenza del Kazakistan: Dariga Nazarbayeva è stata rimossa dall’incarico di presidente del Senato, seconda carica del Paese e successore designato del Capo dello Stato in caso di dimissioni o morte di quest’ultimo. Un licenziamento a sorpresa che ha tolto di fatto ogni potere e ogni aspirazione a Dariga, 57 anni, figlia maggiore del potentissimo ex presidente Nursultan Nazarbayev, da tutti ritenuta in ascesa e prossimo presidente del Paese. 

Si tratta senza dubbio di una estromissione che solleva grossi dubbi sulla leadership del Kazakistan, ma anche sul possibile declino della famiglia Nazarbayev, finora dominatrice indiscussa del Paese. 

In realtà, almeno sulla carta, Nursultan Nazarbayev sembrerebbe essere ancora ai vertici del Paese poiché, pur avendo lasciato dopo quasi 30 anni l’incarico di Capo di Stato nel marzo 2019 al suo protetto Kassim-Jomart Tokaev, è rimasto presidente del Consiglio di sicurezza (un organo costituzionale che controlla l’operato del presidente e le nomine del governo) e capo del partito al potere Nur Otan.

Va considerato che il Kazakistan ha un ruolo chiave nel contesto dell’Asia Centrale e sta attraversando un periodo molto difficile per far fronte al coronavirus in un momento in cui l’economia aveva già subito una forte contrazione a causa del calo del prezzo del petrolio dall’inizio dell’anno. Proprio in questo contesto di difficoltà, però, il presidente Tokaev, finora ritenuto una pedina di Nazarbayev, è riuscito a trovare maggiore visibilità attuando scelte politiche ritenute coraggiose e riuscendo a conquistare maggiore fiducia sia all’interno, sia all’esterno del Paese. 

Il licenziamento a sorpresa di Nazarbayeva da parte di Tokaev, tra l’altro in questo particolare momento, potrebbe dunque inquadrarsi in un’ottica di “sganciamento” del presidente dall’orbita della famiglia Nazarbayev, tenendo anche presente che Nursultan compirà 80 anni il prossimo 6 luglio. Inoltre, proprio a causa del coronavirus, il vecchio presidente non compare più in pubblico da mesi e i suoi messaggi ufficiali vengono affidati a un portavoce, cosa che ha fatto sorgere dubbi sul suo stato di salute.

Tra gli osservatori non manca, però, chi crede che potrebbe esserci proprio il vecchio Nazarbayev nel licenziamento della figlia, anche perché al posto di presidente del Senato è stato subito nominato Maulen Ashimbaev, uomo ritenuto fedele al suo partito. Ma va anche detto che il colpo di mano appare senz’altro interno al partito stesso. Infatti Ashimbaev è stato il responsabile della campagna elettorale di Tokaev nel giugno 2019 ed è stato sempre al fianco del nuovo presidente che ha premiato questa sua fedeltà favorendone l’ascesa prima come capo dell’amministrazione presidenziale, poi come presidente del Senato e seconda carica dello Stato. In questo caso potrebbero essere entrambi coinvolti in un tentativo di mettere all’angolo la dinastia Nazarbayev.

L’uscita di Nazarbayeva dai vertici politici sembra infatti scombussolare la pianificazione elaborata dal padre nel corso degli ultimi anni. Le dimissioni di Nursultan da presidente della Repubblica, secondo quanto è emerso, erano state infatti pianificate con accuratezza da qualche anno e prevedevano la continuazione del controllo del potere da parte della sua famiglia: il suo successore Tokaev, ritenuto finora personaggio debole, era garanzia di assoluta fedeltà e la nomina della figlia Dariga a presidente del Senato sarebbe dovuto essere il preludio alla presidenza del Kazakistan, come era stato per lo stesso Tokaev, precedente presidente del Senato.
Oltre che politici, gli interrogativi sono anche di carattere economico. La famiglia di Nazarbayev, come è avvenuto per molti oligarchi ex dirigenti del Partito comunista ai tempi di Gorbaciov e Eltsin, ha accumulato molte ricchezze dopo la dissoluzione dell’URSS. La carriera politica di Nursultan aveva avuto un’impennata proprio sotto Gorbaciov fino a portarlo alla carica di segretario del Partito comunista kazako e, dopo l’indipendenza, di presidente del Paese.

In tale ottica una delle pedine più importanti della famiglia è il genero di Nazarbayev, Timur Askaruly Kulibayev, marito della seconda figlia Dinara, che ha praticamente il controllo dell’industria degli idrocarburi del Kazakistan ed è consigliere di amministrazione del colosso russo Gazprom. Personalità brillante, economista laureato all’Università “Lomonosov” di Mosca, è stato definito dal Daily Telegraph l’uomo d’affari più importante dell’Asia Centrale con un patrimonio ufficiale che lo pone tra i mille uomini più ricchi del mondo. Difficile pensare a un vertice politico kazako che possa fare a meno del controllo del mercato degli idrocarburi. Anche per questo qualcuno ha avanzato l’ipotesi che proprio Kulibayev, al quale erano state più volte attribuite aspirazioni politiche, possa in qualche modo aver avuto un ruolo nella vicenda di rimozione della cognata.

In fatto di ricchezze Dariga Nazarbayeva ha avuto nei mesi scorsi qualche grattacapo con le autorità britanniche che avevano congelato (e poi restituito su disposizione dell’Alta Corte) tre proprietà sue e del figlio a Londra per un valore di 80 milioni di sterline nell’ambito delle “leggi McMafia”. Le proprietà erano infatti ritenute provento di attività criminali dell’ex marito di Dariga, Rakhat Aliev, personaggio che aveva avuto importanti ruoli di governo in Kazakistan. Caduto in disgrazia e accusato di complotto contro Nazarbayev, Aliev era poi finito in carcere in Austria per omicidio, rapimento e riciclaggio di denaro e morì nel 2015 a Vienna per un presunto suicidio sul quale furono sollevati molti dubbi.

Intanto, a fronte di questo guazzabuglio e della sparizione dalla scena pubblica di Nursultan Nazarbayev, trova sempre più spazio la figura di Tokaev al quale sembra che il coronavirus abbia aperto la strada. Il presidente viene costantemente ripreso dai media con operatori sanitari e in incontri tecnici tesi a intensificare il contrasto alla diffusione del virus. Ma nell’opinione pubblica è anche colui che ha operato con decisione per ridurre l’impatto economico derivato dal calo dei prezzi del petrolio. Anche sul fronte internazionale, soprattutto nei rapporti con gli altri Paesi centrasiatici, Tokaev ha acquisito un crescente consenso negli ultimi tempi dopo aver deciso di fornire assistenza al Kirghizistan e al Tagikistan, in crisi a causa del coronavirus, consegnando a ciascun Paese cinquemila tonnellate di farina kazaka. Ottimi rapporti anche con l’Uzbekistan, come ha dimostrato l’incidente del 2 maggio con il crollo di una parte della diga di Sardoba, in territorio uzbeko, che ha danneggiato anche numerosi villaggi in Kazakistan con l’evacuazione di oltre 5.000 persone. Anche in questo caso, evitando ogni tensione, Tokaev ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo uzbeko Shavkat Mirzyoyev ed è stata subito avviata una collaborazione tra i due Paesi per riparare la falla.

Un quadro che sembra dunque indicare un ruolo sempre più incisivo di Tokaev, probabilmente destinato a consolidare la propria posizione ai vertici del Kazakistan. Ma è impossibile pensare che ciò possa avvenire senza importanti alleanze, forse anche in qualche modo legate alla stessa famiglia Nazarbayev.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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