Prospettive geopolitiche e scenari futuri dell'Asia Centrale nel 2018 (di Fabio Indeo)

L'anno appena cominciato sarà un importante cartina di tornasole per le cinque repubbliche centroasiatiche, per comprendere se alcuni dei processi di trasformazione innescati nel corso del 2017 verranno o meno implementati, schiudendo dei nuovi scenari a livello regionale ed internazionale.
Una delle tematiche di maggiore interesse verterà sui risultati della politica estera uzbeca intrapresa dal Presidente Mirziyoyev, che nel corso del 2017 ha consolidato proficue relazioni bilaterali con i vicini centroasiatici, perseguendo un approccio che appare destinato ad incidere profondamente sulle prospettive di sviluppo e di rafforzamento della cooperazione regionale.
In quest'ottica, la visita ufficiale del presidente uzbeco in Tagikistan - programmata per la primavera 2018 - appare come l'ultimo tassello per la compiuta realizzazione di questa strategia in politica estera prevalentemente orientata ad una dimensione regionale. La recente visita condotta dal ministro degli esteri uzbeco Aripov in Tagikistan ha reso evidente un clima di progressiva fiducia che sembra essersi instaurato tra le parti, in modo da risolvere i nodi principali che inficiano negativamente sulle relazioni bilaterali, ovvero le questioni confinarie-securitarie e la realizzazione della discussa centrale idroelettrica di Roghun, per la quale il presidente uzbeco - a differenza del suo predecessore - ha manifestato un atteggiamento dialogante e inclusivo.
Un eventuale riavvicinamento diplomatico tra Tashkent e Dushambe potrebbe creare i presupposti per una ripresa del dialogo regionale e finalmente condurre ad una soluzione condivisa sulla questione della gestione della risorsa idrica tra le nazioni a monte e a valle rispetto al corso dei fiumi principali Amu Darya e Syr Darya.
Parallelamente, un accordo sui confini uzbeco-tagichi fungerebbe da stimolo per la regolamentazione delle frontiere dell'intera valle del Ferghana tra Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan, aprendo un tavolo negoziale per dare soluzione al problema delle enclaves territoriali e depotenziando una situazione di latente conflittualità.
Inoltre, anche la politica estera di Tashkent nei confronti dell'Afghanistan appare destinata ad ottenere risultati significativi e con un impatto di lungo periodo. La visita del presidente afgano Ghani in Uzbekistan nel dicembre 2017 ha ulteriormente gettato le basi per un rafforzamento della cooperazione sia in termini economici che infrastrutturali, con il previsto prolungamento della linea ferroviaria Hairaton-Mazar I Sharif sino ad Herat (Afghanistan occidentale), rafforzando la posizione di hub geografico dell'Afghanistan nei progetti infrastrutturali regionali. Infatti, anche la linea ferroviaria nota come Lapis Lazuli con Turkmenistan e Tagikistan appare funzionale al coinvolgimento delle nazioni centroasiatiche in rapporti economici di cooperazione con Kabul, che allo stesso tempo si garantiscono uno sbocco commerciale in direzione Golfo Persico, aprendosi ai mercati internazionali e bilanciando i tradizionali legami economici regionali con Cina e Russia.
Resta inoltre da comprendere se il riavvicinamento con la Russia e l'implementazione della partnership strategica e della cooperazione militare siano soltanto espressione di una politica multivettoriale o siano invece prodromiche ad un futuro riorientamento geopolitico di Tashkent verso Mosca, che presupporrebbe un eventuale partecipazione uzbeca all'Unione Economica Eurosiatica ed un rientro nell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva. Occorre tuttavia sottolineare come un evoluzione di questo tipo appaia prematura, in quanto non conformi ai principi cardine di non allineamento espressi nella dottrina uzbeca di politica estera.
Nella primavera del 2018 dovrebbe tenersi il summit sul Caspio nel corso del quale - secondo il ministro degli esteri russo Lavrov - verrà ratificato l'accordo sullo status legale del Caspio risolvendo di fatto una disputa che va avanti dal 1991 e che di fatto ha congelato tutti i progetti di sviluppo energetico-infrastrutturali di questo bacino ricco di idrocarburi.
Tuttavia, l'annuncio di Lavrov (dicembre 2017) non ha ancora trovato conferma da parte delle tre nazioni post sovietiche rivierasche ed è stato seccamente smentito dall'Iran. Indubbiamente, un accordo sullo status del Caspio (suddivisione del bacino in parti uguali secondo l'Iran, mentre le tre nazioni post-sovietiche vedrebbero con favore una suddivisione secondo la lunghezza delle rispettive costiere che permetterebbe lo sfruttamento esclusivo dei settori marittimi nazionali) prevede come precondizione essenziale un accordo tra Baku ed Asghabat per trovare una soluzione sulla disputa inerente il possesso del giacimento petrolifero - ora azerbaigiano - di Azeri-Chirag-Guneshli e di quello gassifero conteso di Kapaz/Sardar.
In attesa del summit sul Caspio, il Kazakhstan ha intrapreso degli sforzi significativi per trovare delle rotte d'esportazione alla crescente produzione di gas naturale e di petrolio (a seguito dell'avvio della produzione del giacimento offshore di Kashagan), puntando ad una collaborazione con l'Azerbaigian per incrementare le esportazioni di idrocarburi lungo la direttrice occidentale.
L'idea di realizzare dei terminal di liquefazione sulla costa occidentale kazaka per convogliare - attraverso navi metaniere - volumi crescenti di gas naturale verso il porto di Baku, contribuendo ad alimentare il Corridoio Energetico Meridionale, sembra essere particolarmente appetibile da un punto di vista strategico. In questa logica, anche il Turkmenistan potrebbe inserirsi al fine di trovare finalmente un mercato alternativo alla Cina - che attualmente è l'unico acquirente del gas turkmeno - in quanto i rapporti con l'Iran non accennano a migliorare, a seguito della richiesta di arbitrato internazionale per risolvere la disputa sui pagamenti arretrati sulle forniture di gas, che di fatto congela questa rotta d'esportazione. Dopo la sospensione delle forniture nel gennaio 2017, l'Iran ha realizzato un gasdotto interno che permetterà progressivamente di ridurre l'importanza del gas importato da Ashgabat.
Il deterioramento delle relazioni ha portato Teheran a respingere la proposta turkmena di consentire uno swap deal per consentire il transito di gas turkmeno attraverso l'Iran (ipotesi prefigurata tre anni fa dal commissario europeo per l'energia Pielbgas all'epoca dell'accordo di Ashgabat tra Turkmenistan, EU, Azerbaigian e Turchia) e Turchia per alimentare il gasdotto transanatolico TANAP.
In ambito securitario, l'evoluzione della cooperazione militare tra Tagikistan e Cina - nel quadro di quella nuova organizzazione regionale per la sicurezza a guida cinese che include anche Tagikistan, Pakistan e Afghanistan - rappresenta un fenomeno da tenere sotto osservazione, in quanto per la prima volta la Russia sarebbe esclusa da un organizzazione securitaria regionale.
Data l'impossibilità di realizzare una base militare in suolo tagico, considerata l'appartenenza di Dushambe all'OTSC a guida russa, la Cina ha programmato la realizzazione di una base militare per le forze armate afgane nella provincia di Badakhshan, che implica il rafforzamento della cooperazione militare con il Tagikistan in quanto necessario corridoio d'approvvigionamento per raggiungere la costituenda installazione militare.
Infine, il riavvicinamento tra Kazakhstan e Kirghizistan dopo le tensioni post-elettorali ha permesso il superamento degli ostacoli che si frapponevano alla realizzazione del progetto di mercato comune nello spazio post sovietico, alla base dell'Unione Economica Euroasiatica. Ciononostante, dopo tre anni dalla loro adesione Kazakhstan e Kirghizistan vorrebbero vedere risultati economici positivi legati alla loro appartenenza all'UEE: in assenza di questi, anche il Tagikistan potrà continuare a temporeggiare sulla sua volontà di aderire o meno alla UEE, evidenziando ulteriormente il fatto che la sua inclusione avrà una mera connotazione geopolitica sulla base dei progetti moscoviti, considerato lo scarso potenziale economico della nazione e del suo contributo allo sviluppo e all'affermazione di questo progetto economico.