Settembre 1994 - Settembre 2014: il lungo cammino dell'Azerbaijan (di Carlo Frappi)

Lo scorso 20 settembre si sono tenute a Baku le celebrazioni del ventesimo anniversario   della firma di quello che è passato alla storia come il “Contratto del Secolo” - production and sharing agreement con il quale nel settembre 1994 l'Azerbaigian cedeva ad un consorzio internazionale i diritti di sfruttamento dell'area off-shore di Azeri, Chirag e Guneshli (ACG). Il Contratto, la cui architettura politico-commerciale fu impostata direttamente dall'allora Presidente Haydar Aliyev, ha rappresentato un decisivo spartiacque per la storia dell'Azerbaigian indipendente. Esso ha segnato difatti il rilancio del comparto energetico della giovane Repubblica caucasica, decretando il rientro nel Paese dei capitali e della tecnologia occidentale dopo il lungo settantennio sovietico e, non secondariamente, avviando quella politica infrastrutturale che, aprendo al petrolio azerbaigiano la strada verso i mercati europei, nell'arco di un quinquennio avrebbe spezzato il sostanziale monopsonio detenuto dalla Federazione russa sull'acquisto del greggio estratto in Azerbaigian.
Con una sovrapposizione temporale altamente simbolica, le celebrazioni del ventennale del Contratto del Secolo si sono svolte in contemporanea alla cerimonia d'inaugurazione del Corridoio meridionale del gas dell'Unione europea. Quarto canale europeo di importazione della risorsa - accanto a quelli russo, nord-africano e nord-europeo - il Corridoio, deputato a commercializzare in Ue il gas caspico e vicino-orientale, vedrà la luce nel 2019 con l'entrata in funzione del sistema di gasdotti che collegheranno i giacimenti gassiferi off-shore dell'Azerbaigian con le coste pugliesi.[1]
Se la rilevanza del Contratto del Secolo è testimoniata dal progresso economico e dalla affermazione strategica che ha interessato l'Azerbaigian nel corso dell'ultimo ventennio, difficile è d'altra parte sottovalutare l'estrema significatività che l'inaugurazione del Corridoio meridionale potrà avere per il Paese - al di là e oltre il pur rilevante flusso di cassa che sarà generato dalla vendita del gas.
Primo elemento che contribuisce a fondare la profonda valenza del Corridoio meridionale per Baku è la maggior strategicità del gas naturale rispetto al petrolio, conseguenza delle differenti caratteristiche del trasporto e della commercializzazione della risorsa. La tipica “rigidità” del trasporto del gas determina infatti - a differenza di quanto avviene per il petrolio - l'assenza di un mercato globale della risorsa e, di conseguenza, imponendo intese bilaterali e di lungo periodo, vincola indissolubilmente le politiche energetiche dei paesi produttori, di transito e consumatori. In questa prospettiva, dunque, la prossima apertura del Corridoio meridionale assicura all'Azerbaigian un posto stabile e significativo nel novero dei fornitori di gas ai consumatori europei. Un novero strategicamente tanto più rilevante in conseguenza delle perduranti difficoltà di definire un soddisfacente modus vivendi tra i consumatori europei, le autorità di Bruxelles e la Federazione russa, principale fornitore di gas al continente. In questo senso - come efficacemente sottolineato a Baku dal Presidente uscente della Commissione Europea, Manuel Barroso - il Corridoio è più di un mero sistema di gasdotti. E' un “progetto realmente geostrategico”, uno strategico canale energetico per il XXI secolo.
Lungi dall'esaurirsi con l'afflusso del gas che andrà in produzione dalla seconda fase di sfruttamento del giacimento azerbaigiano di Shah Deniz, il Corridoio meridionale potrà infatti potenzialmente contare sull'apporto dei “giacimenti azerbaigiani di prossima generazione”[2], così come su quello di altri paesi produttori dell'area caspica e vicino-orientale - dal Turkmenistan al Kazakhstan, dall'Iran all'Iraq. Significativa è, in questa prospettiva, la scalabilità della capacità delle infrastrutture di trasporto del gas lungo il Corridoio - del Tanap (da 16 fino a 60 Gmc/a), così come del Tap (da 10 a 20 Gmc/a).
Dalla prospettiva azerbaigiana, ciò si traduce in due centrali opportunità di sviluppo, alla convergenza di prospettive di crescita economica e di affermazione geostrategica. In primo luogo, e coerentemente con la visione delle autorità europee, l'Azerbaigian potrebbe affiancare, al già acquisito ruolo di paese produttore di risorse energetiche, quello non meno significativo di territorio di transito dell'energia prodotta nella più ampia regione caspica.
In secondo luogo, e non meno significativamente, l'apertura del corridoio meridionale conferirà all'Azerbaigian l'inedito ruolo di trasportatore e, potenzialmente, distributore finale di energia sui mercati europei. La partecipazione all'intera “filiera energetica” è d'altra parte risultato di una strategia di crescita sui mercati energetici dei paesi partner avviata qualche anno or sono dalla compagnia petrolifera nazionale, SOCAR, attraverso il reinvestimento dei proventi del comparto energetico. Già attivo nel midstream e downstream in paesi chiave quali Georgia, Turchia e Grecia, l'Azerbaigian ha colto le opportunità offerte dal progetto di Corridoio meridionale per approfondire - in un momento di difficoltà per gli investitori internazionali - la propria partecipazione ai consorzi deputati alla costruzione e operazione dei gasdotti tra Baku e la Puglia. Oltre al 16,7% delle quote del SCP, SOCAR detiene infatti il 20% delle quote del TAP e, soprattutto, l'80% di quelle del TANAP - progetto non a caso frutto di un'iniziativa congiunta turco-azerbaigiana e in predicato di aprirsi alla partecipazione di altre compagnie internazionali.
Le celebrazioni del 20 settembre hanno dunque simbolicamente chiuso la prima, impegnativa fase della strategia energetica azerbaigiana e, contestualmente, dischiuso a Baku una nuova, significativa finestra di opportunità che proietta l'Azerbaigian verso il nuovo secolo. Chiusa, cioè, la difficile fase del rilancio del comparto energetico nazionale, con l'inaugurazione del Corridoio meridionale l'Azerbaigian avvia simbolicamente la fase di consolidamento dei risultati politici ed economici sin qui raggiunti. Una fase che potrebbe portare la Repubblica caucasica a divenire attore stabile e di primo piano della cooperazione energetica eurasiatica.
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[1]    Il riferimento va al South Caucasus Pipeline (SCP), al Trans-Anatolian gas Pipeline (TANAP) e al Trans-Adriatic Pipeline (TAP). Il primo - la cui capacità verrà adeguata alle nuove esigenze di esportazione - collega Baku, attraverso il Territorio georgiano, con il terminale anatolico-orientale di Erzurum. Da qui il gas verrà intubato nel TANAP, deputato al trasporto della risorsa fino al confine tra Turchia e Grecia, da dove poi il gas verrà instradato verso la Puglia attraverso il TAP e i territori di Grecia e Albania.
[2]    Secondo i più recenti dati IEA, a fronte di una produzione di gas attestatasi nel 2013 in Azerbaigian a 16,2 miliardi di metri cubi (Gmc), nel 2035 il Paese potrebbe produrre fino a 47 Gmc annui di gas.








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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Settembre-1994-Settembre-2014-il-lungo-cammino-dell-Azerbaijan-di-Carlo-Frappi-14-ITA.asp 2014-11-22 daily 0.5