Si consolida la distensione tra Kyrgyzstan e Uzbekistan (di Pierluigi Franco)

Si consolida la distensione dei rapporti tra Kyrgyzstan e Uzbekistan. L’occasione per rafforzare gli scambi e ridurre gli storici attriti è venuta da un nuovo incontro a Tashkent, nei primi giorni di novembre, tra il primo ministro del Kyrgyzstan, Mukhammedkalyi Abylgaziev, e il presidente dell'Uzbekistan, Shavkat Mirziyoev. I due hanno infatti gettato le basi per nuove e più solide prospettive di cooperazione commerciale, economica, culturale e umanitaria tra i rispettivi Paesi centrasiatici. Una mossa che sembra segnare di fatto il superamento definitivo dell’era del vecchio presidente Islom Karimov, morto nel 2016, nella quale il “peso” dell’Uzbekistan si faceva sentire nei confronti del più debole Kirghizistan, soprattutto nel ricatto della dipendenza energetica che, prima dell’arrivo  in territorio kirghiso della russa Gazprom nel 2014, aveva portato Karimov a chiudere più di una volta i gasdotti per ottenere risultati politici. Un peso particolarmente sentito nella più povera area meridionale del Kirghizistan, abitata da una forte comunità uzbeka e luogo di pesanti scontri etnici. 
Lo stesso Mirziyoev, nel corso degli incontri, ha osservato che il dialogo ha permesso di portare la cooperazione tra i due Paesi a un livello qualitativamente nuovo, riempiendolo di contenuti pratici. Secondo i due leader, l’attuale clima derivante dal lavoro congiunto è già percepito in maniera molto positiva tra le popolazioni che vivono nelle difficili zone di confine. D’altra parte è proprio su quest’area che si concentrano gli sforzi di collaborazione, nel tentativo di creare e mantenere tutte le condizioni necessarie per un progressivo sviluppo e l’azzeramento delle tensioni tra le due comunità.
I segnali di distensione e collaborazione, d’altra parte, sono abbastanza chiari, come dimostra la decisione di riprendere le linee di collegamento trasfrontaliero con autobus tra Osh e Andijan, tra Osh e Ferghana e tra Kyzyl-Kiya e Ferghana. La riapertura di questi collegamenti rappresenta un fatto di grande rilevanza, poiché riguarda l’area più delicata dal punto di vista degli scontri etnici che si sono susseguiti nel corso degli anni, soprattutto dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica quando, nel 1990, kirghisi e uzbeki si scontrarono per l‘assegnazione di case e terreni causando oltre 200 morti. Poi ancora nel 2005, quando teatro degli scontri fu la città uzbeka di Andijan, ma soprattutto nel giugno 2010 quando a Osh, seconda città kirghisa dopo Biskek e situata a ridosso del confine, le vittime degli scontri etnici furono 470. Una strage a cui fece seguito una migrazione di massa verso l’Uzbekistan e il gelo definitivo di Tashkent nei confronti del Kirghizistan.
Oggi tutto sembra essere superato. E a evidenziare l’attuale andamento positivo è anche l’interscambio commerciale tra Kirghizistan e Uzbekistan che è triplicato dal 2016 ad oggi, passando da appena 50 milioni di dollari a 446 milioni di dollari nel solo primo semestre del 2019.
Ma Mirziyoev e Abylgaziev si sono anche soffermati su un altro importante argomento chiave: la definizione del confine tra i due Paesi, storico motivo di contenzioso che riguarda un tratto di ben 230 chilometri. In tal senso sono state già istituite delegazioni governative alle quali i due leader hanno chiesto dinamiche accelerate per arrivare al più presto alla completa e definitiva delimitazione del confine. Si tratta di un lavoro molto importante, poiché richiede la mappatura di oltre l’80% della frontiera tra i due Paesi, linea di confine che si è mostrata in passato uno dei nodi più difficili e delicati dell’intero panorama centrasiatico. 
Anche in questo caso è stata la fine dell’Urss a creare qualche problema, là dove la linea di frontiera non era mai stata ben definita. Una questione che aveva portato nell’agosto 2016, pochi giorni prima della morte di Karimov, a un passo dal conflitto armato quando un elicottero delle forze di sicurezza uzbeke atterrò sull’altura di Ungar-Too, in territorio kirghiso, dove era situata una stazione radio televisiva. I soldati sbarcati dall’elicottero presero possesso dell’impianto dichiarandolo territorio uzbeko. Le quattro persone kirghise che vi lavoravano furono fermate e rilasciate un mese dopo. Di fatto, quella di Ungar-Too rimane ancora una questione non risolta.
Ma il riavvicinamento tra Tashkent e Bishkek ha anche grande rilevanza nell’ottica di un quadro geopolitico più ampio. In particolare per i rapporti con la Cina. Il Kirghizistan è infatti preoccupato per la nuova linea ferroviaria progettata dai cinesi che, nell’ambito della Nuova Via della Seta, dovrebbe collegare velocemente Pechino a Tashkent per proiettarsi poi verso tutta l’Asia centrale e verso il Golfo Persico. Questa linea dovrebbe passare per il Kirghizistan meridionale, privo di collegamenti ferroviari con la capitale Bishkek, escludendo quindi le aree più sviluppate. Certamente i vertici kirghisi sperano che, con l’aiuto dell’Uzbekistan, si riesca a convincere i cinesi a prevedere nuove stazioni in Kirghizistan, in particolare nella città di At-Bashy, primo insediamento importante a ridosso del confine cinese, e nel villaggio di Kazarman. Un’ipotesi finora esclusa da Pechino che non vuole far lievitare i costi per accontentare un Paese del quale possiede una notevole fetta di debito pubblico e dal quale ha poco da guadagnare.
Nonostante queste difficoltà il disgelo tra Kyrgyzstan e Uzbekistan costituisce un importante passo in avanti verso la cooperazione regionale in Asia Centrale.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Si-consolida-la-distensione-tra-Kyrgyzstan-e-Uzbekistan-di-Pierluigi-Franco-728-ITA.asp 2019-11-29 daily 0.5