Si è tenuto a Mosca il Working Group per la convenzione sullo sfruttamento del Mar Caspio (di Marilisa Lorusso)

Si è tenuto a Mosca dall’8 al 10 giugno il 45esimo incontro del Working Group incaricato di elaborare una convenzione sulla delimitazione e lo sfruttamento del bacino del Caspio. Inizialmente annunciato a Teheran, l’incontro è stato poi spostato nella Federazione Russa, che vi è stata rappresentata da Igor Bratchilov, dal 2012 Rappresentante Speciale per la Presidenza Russa per la delimitazione e la demarcazione dei confini nazionali con i membri della Comunità degli Stati Indipendenti, organizzazione erede dell’accordo federale sovietico. In realtà il suo incarico questa volta riguardava non solo paesi post sovietici, ma anche l’Iran. Sono infatti cinque i paesi rivieraschi di quello che viene per consuetudine definito il Mar Caspio: Russia, Azerbaijan, Kazakhstan, Turkmenistan e Iran. 

Fino al 1991 il Caspio era considerato un bacino irano-sovietico, ma dopo la dissoluzione dell’URSS la questione del suo sfruttamento e anche del suo stato giuridico, si è fatta più complessa. Gli interessi e le prospettive sono divenute cinque, in un contesto in cui l’accesso e la commercializzazione di risorse sono divenuti strumenti essenziali per affermare e stabilizzare la propria indipendenza politica. E di risorse il Caspio è ricco: si va dagli idrocarburi, al preziosissimo caviale, alla posizione strategica per le comunicazioni da est a ovest e da nord a sud, bacino di connessione idrica focale nella piattaforma eurasiatica, facente parte della regione del Mediterraneo allargata grazie a un sistema di canalizzazione di periodo sovietico che lo collega al Mar Nero. 

Sotto l’urgenza di coordinare iniziative individuali potenzialmente foriere di tensioni regionali, nel 1995 nasce il Working Group a cinque con lo scopo di redire una Convenzione se non sullo status almeno sul regime di sfruttamento. Il Working group raccoglie in genere i cinque vice-ministri degli Esteri. L’incontro con profili differenti va afferito a un meeting particolarmente tecnico, il 45esimo, con fine preparatorio del prossimo che si svolgerà a Teheran con data da definirsi tra Ministri degli Esteri, quindi con un grado decisionale superiore a quello negoziale abituale. 
La Convenzione dovrebbe essere a 360 gradi, quindi includente una normativa vincolante o indicazioni sul sistema di delimitazione e sulla sovranità per acqua, spazio aereo, fondale, sottosuolo, sulle risorse viventi e non, sulla posa di metanodotti e oleodotti, sulla navigazione e sul transito da e per il bacino. La protezione dell’ambiente è stata oggetto di accordo separato, come già esiste un accordo separato sulla sicurezza (il Caspian Security Agreement, firmato nel 2010 a Baku ma non ancora entrato in vigore), che conferma l’ormai tradizionale divieto all’ingresso nelle acque del Caspio a mezzi militari non battenti bandiera di uno degli stati rivieraschi. 

A che punto sia la Convenzione è un enigma, le negoziazioni sono coperte da massima riservatezza. Nella letteratura specialistica in merito spicca il lavoro di Barbara Janusz-Pawletta [2015], esperta in questioni ambientali e attualmente dislocata in Asia Centrale, che riprende da fonti interne alcune delle questioni che in vent’anni di negoziazione sono risultate così ostiche da rimanere ancora sospese, a fronte di una Convenzione che appare nei sommi capi stesa. 
Per quanto riguarda la divisione del Caspio, rimane contrario l’Iran agli accordi bilaterali firmati fra Russia e Kazakhstan (1998), fra Russia e Azerbaijan (2002) e fra Azerbaijan e Kazakhstan (2003), per la delimitazione del fondale (ma non dello specchio d’acqua). Gli accordi si basano sul metodo della linea mediana, e se questo metodo fosse esteso all’interno Caspio la suddivisione assegnerebbe settori nazionali in base all’estensione della costa, il che implicherebbe in percentuale sul totale del divisibile un 30% al Kazakistan, un 20,6% all'Azerbaijan, un 19,2% al Turkmenistan, un 15,6% alla Russia e un 14,6% all'Iran. L’Iran si oppone all’estensione del criterio della linea mediana, mentre il Turkmenistan è contrario all’eventualità di concordare variazioni sul criterio, e l’Azerbaijan si oppone all’eventualità che i due rivieraschi che si fronteggiano possano concordare bilateralmente la divisione di fondale marino e sottosuolo. 

Per quanto riguarda lo sfruttamento degli idrocarburi del suolo e del sottosuolo, l’Iran esige che locazioni di sfruttamento non siano scindibili, per cui chi controlla il fondale eserciti anche diritti esclusivi sul sottosuolo, e ha proposto che oltre alle normative internazionali e a quanto previsto dalla Convenzione, la posa dei dotti sia altresì confacente a standard economici concordati. In merito Azerbaijan e Kazakhstan e Turkmenistan hanno avanzato la richiesta che venga incluso in modo vincolante nella Convenzione l’obbligo di consenso da parte dei rivieraschi interessati sul tragitto di posa, anche se in linea di principio il diritto di posa non dovrebbe essere affetto da restrizioni. La posa, su proposta russa e iraniana, riguarda non solo gli oleodotti e i metanodotti, ma anche cavi di varia natura, incluse le telecomunicazioni. 

Stando alle dichiarazioni ufficiali durante il 45esimo meeting si sarebbero risolti alcuni nodi relativi al regime di navigazione e alle giurisdizione in mare degli stati costieri. In merito si sottolinea che per propria proposta - sostenuta anche da Iran e Turkmenistan - la Russia si riserva di concordare bilateralmente l’accesso al mare aperto, essendo il sistema di canalizzazione che conduce al Mar Nero totalmente nel proprio territorio. Azerbaijan e Kazakhstan sostengono che come stati senza accesso al mare aperto sia loro riconosciuto come diritto raggiungerlo attraverso le vie disponibili. Oltre alla navigazione interna, si sottolinea quanto sia rilevante la questione del diritto di transito in entrata e uscita dal Caspio.  

È tornata poi di grande attualità la spinosa questione della demilitarizzazione del Caspio. Le sue acque e i suoi cieli sono stati utilizzati dalla Russia per le operazioni in Siria, e difficilmente cederà alle richieste dei rivieraschi che vorrebbero il bacino un’area demilitarizzata. 




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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